ESCLUSIVA PSB – Vives: “Juve Stabia, Caserta può essere il valore aggiunto. Serie B avvincente”
Una miriade di presenze nei professionisti, in piazze dalla grande storia che gli hanno permesso, come nell’esperienza al Torino, di giocare in Europa. Giuseppe Vives, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, ha toccato diversi argomenti, dal passato in Serie B ad alcune, interessanti, considerazioni sull’attuale campionato cadetto. Giuseppe, cominciamo parlando di una compagine che avrà […]
Una miriade di presenze nei professionisti, in piazze dalla grande storia che gli hanno permesso, come nell’esperienza al Torino, di giocare in Europa. Giuseppe Vives, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, ha toccato diversi argomenti, dal passato in Serie B ad alcune, interessanti, considerazioni sull’attuale campionato cadetto.
Giuseppe, cominciamo parlando di una compagine che avrà recitato un ruolo sicuramente importante nella tua carriera, ovvero la Juve Stabia. Dopo un’estate difficile, l’inizio di campionato non è stato dei migliori. Considerando una Serie B dal livello alto come non accadeva da tempo, come credi che le Vespe debbano sopperire ad alcune lacune tecniche?
“La Juve Stabia deve scendere in campo e dare sempre il 100%. La squadra in settimana deve prepararsi per correre e combattere più degli avversari, cercando di portare più punti possibili a casa. Hanno, a mio avviso, un ottimo allenatore, che conosco dato che abbiamo giocato insieme. Lo scorso anno, dopo aver visto una partita delle Vespe, mandai un messaggio proprio a Fabio Caserta per fargli i complimenti, gli dissi che la squadra aveva un’impronta precisa e questo era merito del tecnico. La Serie B, però, è un campionato totalmente diverso dalla C, quest’anno c’è molta più qualità rispetto al passato e una squadra che arriva dalla C all’inizio può fare fatica. Spero che la vittoria contro il Trapani sia servita alla Juve Stabia per ripartire al meglio dopo la sosta”.
Ottimo assist: Fabio Caserta può essere il valore aggiunto di questa squadra?
“Secondo me sì, anche perché è a Castellammare già dallo scorso anno e questo gli ha permesso di acquisire una consapevolezza a trecentosessanta gradi del gruppo. Si sarà creata sicuramente un’alchimia importante tra allenatore e squadra, come accade quanto si vince un campionato. Questa deve essere la base sulla quale lavorare. La società è stata brava nell’avergli dato la possibilità di continuare nonostante l’inizio difficile, perché quando vedi giocare la squadra, come dicevo, si vede che sanno cosa fare. Alla lunga questo percorso porta risultati, che nel calcio sono fondamentali perché c’è una classifica da considerare”.
Hai vissuto la Serie B in diverse fasi della tua carriera: Ancona, quando eri solo un ragazzino, Lecce, dove ti sei rivelato essere uno dei migliori centrocampisti della categoria e, infine, Vercelli, da calciatore oramai maturo. Che evoluzione hai notato nel torneo nel corso degli anni?
“Ancona è stata una parentesi, ero un ragazzino arrivato in una squadra con calciatori forti ed esperti, quindi la B in quel frangente l’ho vissuta poco. A Lecce invece arrivavo dalla Serie C2 disputata con il Giugliano. Quella salentina è stata un’esperienza caratterizzata da eventi che ricordo con piacere, come la vittoria del campionato oppure promozione che ottenemmo arrivando al terzo posto con ben 83 punti, dietro Chievo e Bologna, che totalizzarono rispettivamente 85 e 84 punti, questo credo renda evidente il livello di quel campionato. Diverse stagioni dopo, a Vercelli, ho avuto l’ultimo confronto con la cadetteria e ho notato che ci sono molti più giovani rispetto ad anni fa, quando le squadre erano composte da un numero considerevole di giocatori con tanta esperienza. Attualmente la competitività del torneo sta nuovamente tornando agli antichi fasti, quando era, a mio avviso, superiore”.
Considerazione sicuramente di ampio raggio è quella sulla differenza di competitività tra Serie A e Serie B. Spesso le società promosse nella massima serie si ritrovano poi a retrocedere immediatamente, ovviamente con le dovute eccezioni. Come credi che si possa rendere maggiormente competitiva una società neopromossa, così da ridurre questo gap?
“È un discorso che tocca elementi di economia. Nel momento in cui una squadra ha un budget ridotto, è chiaro non si può reggere il confronto con compagini disponibilità maggiori. È una questione evidente. Questo genera il fenomeno che hai presentato nella domanda. Bisognerebbe trarre spunto da contesti come quello inglese, dove la spartizione degli introiti in Premier League è maggiormente egualitaria e anche le piccole possono permettersi calciatori di 10/15 milioni. Questo in Italia non avviene, e fino a quando non cambierà la normativa, lo stato delle cose resterà immutato”.
La cadetteria quest’anno sta mettendo in mostra davvero tante squadre in grado di poter competere ai piani alti, come si diceva in precedenza. Quale di queste ti ha maggiormente sorpreso?
“Concordo, il campionato si è livellato verso l’alto e ora è più avvincente. Ritengo che il Benevento sia la squadra da battere e questo mi fa piacere perché parliamo di una squadra della mia regione, la Campania. Vedo bene anche la Salernitana di Ventura e l’Empoli, che ha una squadra davvero forte. Sono queste le squadre che se la giocheranno, ma in generale vedo un livello davvero gradevole”.
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