5 Dicembre 2019

ESCLUSIVA PSB – Di Cintio: “Petroni? Ecco cosa rischiano Trapani e Juve Stabia”

PETRONI TRAPANI JUVE STABIA / Trapani e Castellammare di Stabia distano poco più di 800 km ma, a causa della controversia basata sulla persona di Fabio Petroni, non sono mai sembrate così vicine. Un argomento, quello della carica di socio ricoperta proprio da Petroni in entrambi i club (toccando quindi il tema delle multiproprietà, non […]

PETRONI TRAPANI JUVE STABIA / Trapani e Castellammare di Stabia distano poco più di 800 km ma, a causa della controversia basata sulla persona di Fabio Petroni, non sono mai sembrate così vicine. Un argomento, quello della carica di socio ricoperta proprio da Petroni in entrambi i club (toccando quindi il tema delle multiproprietà, non ammesse all’interno di uno stesso campionato professionistico) che continua a tenere banco. Per fare chiarezza sulla situazione, abbiamo raggiunto in esclusiva Cesare Di Cintio, avvocato ed esperto in diritto sportivo.

Avvocato, Fabio Petroni è finito nel mirino del procuratore federale Pecoraro e dei procuratori aggiunti Arpini e Melaragni, accusato di avere rivestito contemporaneamente, nella scorsa estate, il ruolo di socio nel Trapani e nella Juve Stabia. L’indagine potrebbe portare alla luce nuovi intrecci e relazioni nel mondo delle multiproprietà. Che idea si è fatto di questa storia, i cui contorni sembrano essere ancora poco chiari?

“Al momento è prematuro emettere giudizi perché ad oggi la Procura Federale ha notificato solamente la comunicazione della conclusione delle indagini e non è possibile sostenere che vi sia la prova concreta che le norme siano state violate. Da questo punto di vista, sarà la Giustizia Sportiva che dovrà esprimersi sul punto posto che soltanto all’esito del procedimento sarà possibile effettuare una valutazione più dettagliata che tenga conto non solo delle risultanze della Procura ma anche della difesa che verrà espletata”.

La presenza di Fabio Petroni nell’ambiente della Juve Stabia fu praticamente svelata attraverso un tweet delle Vespe nella stagione della promozione in Serie B, dove lo stesso Petroni venne inquadrato durante un’esultanza. Un ingresso silenzioso, dato che non ci furono riscontri nell’organigramma. A ciò si è poi aggiunto il suo ingresso nel Trapani in qualità di patron. La situazione creatasi è in contrasto sia con lo statuto FIGC che con le NOIF, proprio per il concetto noto di multiproprietà. Il tutto sarà, presumibilmente, passato in rassegna della Giustizia Sportiva: cosa rischiano concretamente le due compagini?

“Le norme federali sul punto sono chiare: l’art. 16 bis delle NOIF infatti prevede anzitutto che l’avvio del procedimento disciplinare comporta per i clubs la sospensione dei contributi federali, che saranno revocati in caso di pronuncia definitiva. Ma non solo. Permanendo l’inosservanza del divieto di cui trattasi, le società oggetto di controllo non saranno ammesse al Campionato di competenza decadendo dai contributi federali”.

Il modus operandi con il quale Petroni abbia portato avanti il tutto è composto da un sistema di acquisizioni effettuate tramite Alivision, per ciò che concerne il Trapani, e la Capri Stabia Partecipazioni Srl, holding che deteneva il 48,9% delle quote della società, nella quale Petroni era presente. Il suo nome, come analizzato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, non era però presente in prima persona, bensì tramite la Terravision Real Estate Limited, altra società. Dinamiche aziendali, dunque, che assomigliano a quanto accaduto a suo tempo con il Pisa. La domanda è: cosa possono e devono fare gli organi federali per evitare che ciò accada? Come mai non viene messa in atto una tipologia di controllo diretto sulle attività riconducibili a certi personaggi? I registri delle imprese sono presenti e disponibili, andrebbero consultati.

“Lo ha già detto lei. I registri delle imprese sono presenti e disponibili. Andrebbero consultati”.

Concludiamo con una richiesta di un suo parere: il tema delle multiproprietà, come sa, tiene legittimamente banco nelle ultime settimane. Sotto l’aspetto regolamentare, cosa ritiene che vada fatto per mettere maggiormente in sicurezza il calcio italiano?

“Ritengo che quanto disposto dalle normative federali non lasci adito ad alcuni dubbi in merito alle situazioni evidentemente vietate in tema di partecipazioni societarie. Peraltro con il Comunicato 112/A la Federazione ha approvato ulteriori modifiche in tema di acquisizioni societarie rendendo la normativa più stringente, ma è chiaro che la prassi mette sempre a nudo nuove fattispecie, e da questo punto di vista non sempre è semplice prevenire quanto può accadere. L’importante a mio avviso è che ad ogni situazione vi sia una reazione da parte degli organi federali con l’introduzione di nuove norme che evitino la ripetizione degli errori del passato. Il rischio altrimenti è quello di dover applicare una norma che nel concreto risulta insufficiente in quanto incapace di prevenire il problema. Sul punto sono già state adottate le dovute misure, e qualcos’altro sicuramente sarà ancora fatto, ma solo nel momento in cui non vi saranno più tali situazioni forse potremmo paragonarci ai campionati da sempre competitivi anche nelle seconde leghe come l’Inghilterra o la Germania”.

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