Cittadella, Marchetti: “Non chiamateci più sorpresa. Su Diaw e Luppi…”
CITTADELLA MARCHETTI – Intervenuto a TMW RADIO, il ds del Cittadella ha stilato un bilancio della prima parte di stagione del club granata soffermandosi anche sul tema mercato, vista la prossima apertura della sessione invernale di trattative. Ecco le sue parole: “Giocare nelle festività non mi convince, crea qualche difficoltà. A Venezia però nel giorno […]
CITTADELLA MARCHETTI – Intervenuto a TMW RADIO, il ds del Cittadella ha stilato un bilancio della prima parte di stagione del club granata soffermandosi anche sul tema mercato, vista la prossima apertura della sessione invernale di trattative. Ecco le sue parole:
“Giocare nelle festività non mi convince, crea qualche difficoltà. A Venezia però nel giorno della nostra partita c’erano tante persone allo stadio. Personalmente però credo ci siano giorni che devono essere rispettati. In più si aggiungono le difficoltà del recupero fra la gara del 26 e quella che attende la B il 29. Se hai una rosa ampia è facilitato, mentre per le altre gli infortuni e prestazioni sottotono sono ostacoli da non sottovalutare”.
“Non mi piace più sentir parlare di favola o di sorpresa. Siamo ad alti livelli non si può parlare di sorpresa. Non è sicuramente facile per noi coniugare le possibilità con i risultati e per questo si parte con umiltà, lavorando solo per step. Poi se riusciamo a rimanere ad alti livelli non ci tiriamo indietro. Lo scorso anno siamo stati a 20′ dalla Serie A, uscendo in maniera particolare rimanendo in nove uomini in campo. Il Cittadella in Serie A sarebbe stata una bella cosa e non solo per la nostra realtà, ma per tutto il nord della provincia di Padova. Sono convinto che avremmo fatto numeri importanti. Noi vogliamo fare bene e non siamo più una sorpresa”
“Serve guardare alle serie inferiori, creare il gruppo e valorizzare ciò che abbiamo. Anche quest’anno abbiamo cambiato molto perché è giusto lasciar partire chi ha ambizioni di carriera ad alto livello. Perché bisogna ricordarci che il Cittadella deve esserci oggi, domani e dopodomani. Bisogna fare calcio con ciò che si può fare. Così le società non falliscono e non vanno in difficoltà”
“Serve grande senso di appartenenza. Lavorare in una società che senti dentro è un qualcosa d’importante. Il giorno che sentirò che qualcosa non va sarò il primo ad andare via. Andare in un club senza sapere ciò che posso fare non me la sento. In 20 anni ho avuto tre allenatori: Maran, Foscarini e Venturato. Il segreto è che qui un allenatore fa l’allenatore. Qui sono protetti e hanno la nostra fiducia. Io non lo metterò mai in discussione l’allenatore perché non voglio creare alibi. Qui si possono perdere anche dieci partite e il mister non sarà mai in discussione”.
“Diaw? È cresciuto tantissimo, che ha trovato qui da noi l’ambiente giusto e la fiducia. Fiducia che si è conquistata con il lavoro. Si è migliorato quotidianamente. Un altro giocatore che sta facendo un salto di qualità incredibile è D’Urso. Ha avuto un percorso un po’ particolare ma adesso si sta esprimendo ad altissimi livelli. Sapere di poter sbagliare è un fattore importante perché ti permette di sbagliare ogni giorno un po’ di meno”.
“La B è un campionato molto bello perché non c’è mai una gara facile. Se non sei al 1000% non vinci né con la prima né con l’ultima. Ogni partita è una battaglia e se non parti bene e vai in difficoltà poi è complicato riprendersi. Penso a Chievo ed Empoli. La squadra che fa un buon calcio è il Crotone che, smaltita la delusione della retrocessione dello scorso anno, può ambire a fare qualcosa di buono. Detto questo Chievo ed Empoli quando ingraneranno hanno tutto per farlo alla grande”.
“Benevento già in A? Che il Benevento possa avere qualche difficoltà sì, ma ha un organico e una mentalità che mi fa credere che abbia già il campionato in tasca. Riesce, ad esempio, di segnare e non incassarne. Hanno in testa chiaro il loro obiettivo e sanno portare a casa la partita a casa incartando anche l’avversario. Sono rognosi, solidi, difficili da battere. Solo il Benevento può mettersi in difficoltà da solo”.
“La rinascita di Luppi? Cerco sempre di stare attento a trovare quei giocatori che hanno fatto un percorso sbagliato e che provo a riportare sulla strada giusta. Io devo prendere un giocatore che può diventare capocannoniere e non il capocannoniere dell’anno prima. Luppi per problemi fisici si era un po’ perso e quando ho avuto l’opportunità di prenderlo non ho esitato. L’entusiasmo che ci mette ripaga quello che gli abbiamo dato”.