Oltre l’ordinario: Viola ha sublimato il proprio talento
NICOLAS VIOLA BENEVENTO – Che Nicolas Viola sia un calciatore forte, è lapalissiano. Che l’aggettivo “forte” banalizzi quanto il classe ’89 stia facendo, anche. Dire forte vuol dire tutto ma, allo stesso tempo, vuol dire niente. Il motivo è da ricercare nella necessità di porre l’accento sulle prestazioni di un calciatore che sta mostrando al […]
NICOLAS VIOLA BENEVENTO – Che Nicolas Viola sia un calciatore forte, è lapalissiano. Che l’aggettivo “forte” banalizzi quanto il classe ’89 stia facendo, anche. Dire forte vuol dire tutto ma, allo stesso tempo, vuol dire niente. Il motivo è da ricercare nella necessità di porre l’accento sulle prestazioni di un calciatore che sta mostrando al calcio italiano la propria miglior versione.
Il Benevento dei record (e non dei miracoli, perché uomini di calcio come il presidente Vigorito, il direttore Foggia e il tecnico Inzaghi non meritano di essere scavalcati dal sovrannaturale) ha sicuramente influito sul rendimento di Nicolas, ma è legittimo sottolineare come la relazione sia bilaterale. I tempi di gioco di Viola sono quelli della squadra, che costruisce gioco e abbatte gli avversari sulla base di un direttore d’orchestra non comune. Viola, per l’appunto.
Domanda: in che ruolo gioca Viola? Risposta: centrocampista. Ulteriore domanda: in quale porzione di centrocampo? Ulteriore risposta non è possibile. Un calciatore in grado di coprire sessanta metri di campo non può essere definito mezzala, centrocampista centrale, play, regista avanzato. Le sfaccettature di Viola lo rendono tanto eclettico quanto efficace. Abbiamo avuto modo, nel recente passato, di raccontarne le qualità, ma un richiamo è necessario in virtù di una continuità di rendimento che non conosce interruzioni. La conoscenza del gioco insita nella mente del talentuoso prodotto del settore giovanile della Reggina ha trovato la propria sublimazione. Legge in anticipo le giocate, vuoi quando c’è da recuperare il pallone, vuoi quando bisogna guidare una transizione positiva a seguito di riconquista, dinamica in cui è molto migliorato in particolar modo grazie ad un’importante implementazione del lavoro di reparto, fondamentale importante nel calcio di Filippo Inzaghi.
Avere un calciatore con una simile tecnica estende il concetto di regista, mostrando come non si possa imbrigliare in un’unica collocazione tattica. Viola riesce ad avere un’ampia zona di luce in ogni porzione di campo dove riceve il pallone (ultima traccia illuminante quella che ha portato al gol contro il Pordenone un altro mancino niente male, Roberto Insigne). La pressione non lo spaventa e lo spazio è sempre lì ad attendere il movimento del compagno.
La pennellata su punizione regalata agli appassionati nell’ultimo match è solo l’ennesima dimostrazione che il campo non conosce smentite: Nicolas Viola è andato oltre l’ordinario.
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