Benevento, Vigorito: “Il merito sportivo è un metro di giudizio infallibile. Sul taglio stipendi…”
VIGORITO BENEVENTO – Il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, è stato intervistato dal Corriere dello Sport, dove ha parlato della promozione del Benevento, resa incerta dall’emergenza Coronavirus, toccando anche altri temi. «Io lavoro per tentare di raccogliere il frutto di un anno di sacrifici. Ma purtroppo non dipende dalla nostra volontà. Dico solo che se […]
VIGORITO BENEVENTO – Il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, è stato intervistato dal Corriere dello Sport, dove ha parlato della promozione del Benevento, resa incerta dall’emergenza Coronavirus, toccando anche altri temi.
«Io lavoro per tentare di raccogliere il frutto di un anno di sacrifici. Ma purtroppo non dipende dalla nostra volontà. Dico solo che se il Benevento non dovesse ripartire dalla A, sarebbe un’ingiustizia enorme e intollerabile. Il concetto di merito sportivo l’ho subito per 9 anni in C. Ogni volta che si creavano le condizioni per un ripescaggio, ci dicevano che c’era chi aveva più meriti, come Gallipoli, Crotone, Vicenza. Ora è diverso, il Benevento è già in A. Assemblea di Lega? Ci sono interessi comuni, ma una divisione palese. Bisogna superare questa frattura. E’ necessario un tavolo di presidenti al servizio di un sistema che tenga conto che il calcio, al di là delle categorie, muove le stesse passioni. Calcio in crisi? Sì, perché raccoglie ricchezza e non la distribuisce in maniera equa. I grandi club attirano investitori ma da soli non riescono a giocare. I piccoli non possono essere invitati solo a Natale per il panettone. C’è una disparità incredibile tra i 100 milioni di contributi alle grandi e i 10/11 alle piccole. Davide contro Golia vince una sola volta nella storia. Le società calcistiche contribuiscono per oltre un miliardo di euro di tasse. Bisogna aiutare i club. Si fallisce indipendentemente dall’attività primaria di un imprenditore. Ripresa? Sì, solo nelle condizioni di massima sicurezza. Abbiamo gli strumenti per attutire gli effetti della pandemia attraverso presidi sanitari e distanziamento sociale. Non bisogna rassegnarsi ai domiciliari. Stadi vuoti? Senza pubblico non c’è spettacolo. Non si può fare altrimenti anche per via delle strutture obsolete. Si potrebbe provare a riempirli osservando anche in questo caso il giusto distanziamento sociale. Mancata ripresa? Ci saranno sicuramente dei contenziosi, sia in caso di cristallizzazione delle classifiche sia che non venga riconosciuto il merito sportivo. L’assunzione di responabilità sarebbe un’ottima via d’uscita. Annullamento campionato? Ho fiducia nella giustizia sportiva. C’è chi potrebbe ancora fare punti e chi già li ha fatti. Cassa integrazione? Sì, ma a chi non ha reddito e non ha da vivere. Ciò vale per tutti gli esseri umani. Taglio stipendi? La B deve darsi regole più stringenti, ma sottrarre soldi ai tesserati non rappresenta la panacea a tutti i mali. Il sistema è fragile. Bisogna dividere più equamente le risorse. L’Italia è l’unico paese in cui tra A e B c’è un abisso evidente. La B è una fucina per il sistema. Ecco cosa intendo quando parlo di logiche di insieme. Benevento? Sarà sempre una questione di cuore. Abbiamo sempre lavorato con passione e trasparenza per la maglia giallorossa. Se non sarà più possibile lavorare così, vorrà dire che qualcuno ci avrà impedito di amare questa maglia, la città e la gente del Sannio».