Virtus Entella, De Luca: “Spero nella ripresa ma è dura. Non mi pongo limiti”
DE LUCA VIRTUS ENTELLA – Giuseppe De Luca, attaccante della Virtus Entella, si è raccontato nel corso dell’appuntamento odierno di “B at Home” con Riccardo Mancini, telecronista di DAZN: “Non abbiamo ancora capito se si ricomincerà o meno, nel frattempo cerchiamo di allenarci, sperando che dal 4 maggio si capisca qualcosa di più. Vedo complicata […]
DE LUCA VIRTUS ENTELLA – Giuseppe De Luca, attaccante della Virtus Entella, si è raccontato nel corso dell’appuntamento odierno di “B at Home” con Riccardo Mancini, telecronista di DAZN: “Non abbiamo ancora capito se si ricomincerà o meno, nel frattempo cerchiamo di allenarci, sperando che dal 4 maggio si capisca qualcosa di più. Vedo complicata una ripresa, i protocolli sono adottabili in A ma in B la maggior parte della società non può sostenere questa misura, inutile nascondersi. Bisogna però avere fiducia e sperare nella ripresa. Non è facile ma è ciò che ci auguriamo. Parliamo tutti i giorni e vogliamo pensare che si riparta. Essere positivi può aiutare, altrimenti le giornate non passano più. Ripeto, però, che comprendiamo la difficoltà della gestione. Le notizie, poi cambiano continuamente: prima sembra che ripartano tutte, poi solo la Serie A, poi la A e la B dopo una settimana. Ci sentiamo in un limbo. Varese? Esperienza fantastica, lì sono nato e cresciuto, andavo al campo sempre con il sorriso. I risultati, poi aiutavano: il nostro stadio era un fortino.
Il soprannome Zanzara? Mi chiamò così il primo allenatore che ho avuto a varese, avevo 13-14 anni. Oltre che per le mie caratteristiche, dato che in campo disturbavo l’avversario incise anche il fatto che fuori facessi sempre scherzi, ero un vero rompiscatole (ride, ndr). All’inizio mi era indifferente, ma fu strano quando arrivai in prima squadra con Sannino, che mi mandava a quel Paese dicendo ‘vattene a fan*ulo te e la zanzara’.
Rimpianti? Quando da Varese sono arrivato in A con l’Atalanta mi sono un po’ cullato. Dovevo lavorare e migliorare, non bisogna mai dare nulla per scontato. Ero nel giro con l’Under 21 con Immobile, Insigne ed El Shaarawy, insomma una bella vetrina. Ho fatto qualche stupidata che ho pagato. Mi dispiace non aver dimostrato le mie qualità con continuità in Serie A, seppur nella seconda stagione, pur giocando poco, riuscivo a spaccare le partite. A Bergamo si sta divinamente, a partire dalla società, senza dimenticare la gente. Ciò che sta accadendo lì, così come a Brescia, è orribile. Un altro rimpianto è l’esperienza con il Bari, segnare davanti a 60000 spettatori fa venire la pelle d’oca solo a raccontarlo. Il tifo è fantastico, non c’è differenza tra giocare in casa e fuori. Non aver fatto il passo con il Bari in A è un cruccio che porto con me. Ricordo quando vincemmo a Catania. Sciaudone scrisse sui social, scherzando: “Chi viene all’aeroporto?”. Lo presero alla lettera, arrivammo alle dieci di sera ma, nonostante ciò, c’era una marea di gente, fantastico.
Non mi pongo limiti, nella scorsa stagione è scattata la scintilla durante l’esperienza al Cluj. All’inizio sembrava tutto bello, ma fu orribile. Né io né il mio procuratore sapevamo cosa fare, ci sono state delle dinamiche indecorose. Sono usciti allo scoperto altarini di cui fatico ancora oggi a capire la necessità. Temevo di non poter tornare a essere il giocatore che ero e dentro di me è cambiato qualcosa, ho capito che fosse arrivato il momento di alzare l’asticella. Devo ringraziare l’Entella e i miei compagni, che mi hanno aiutato e stimolato, nell’annata passata hanno portato a termine un’impresa che nel calcio italiano non si era mai vista. Giocare ogni tre giorni con tutto ciò che è successo vuol dire andare oltre la razionalità. Abbiamo vinto il campionato e siamo approdati in B ma non ho intenzione di fermarmi. Aspettiamo che si risolva questa situazione e ripartiremo più forti di prima, a tal proposito abbiamo un preparatore atletico che è un fenomeno e ci aiuterà. La Virtus Entella è una società diversa rispetto a quelle in cui sono stato come l’Atalanta, il Varese o il Vicenza, altra grande piazza che merita altri palcoscenici. Tifo fantastico, non importa se vinci o perdi ma devi metterci il cuore. La situazione anche societaria non era facile ma fu ugualmente un’esperienza fantastica. Tornando a Chiavari, qui si sta bene, sono in una società solida che non ti fa mancare nulla. Abbiamo un presidente top, è un uomo tutto d’un pezzo, come pochi tra A e B. Le pressioni non sono eccessive, lavoriamo bene. I tifosi magari in trasferta non sono moltissimi perché ognuno ha le proprie ragioni, dunque il gruppo deve essere ancora più compatto e unito.
Sono arrivato al pieno della maturità. Il gol più bello? Bari-Savona in Coppa Italia, era la mia prima rete con i pugliesi, rovesciata con pallone all’incrocio.
Uno che pensavo potesse fare di più? Livaja, all’Atalanta nessuno riusciva a fermarlo. Un animale fisicamente, qualità devastanti, ma era un pazzo. Litigava sempre, qualche volta si è attaccato con chi non doveva e non parlo solo di calciatori. Questa cosa la paghi. Ricordo quando giocammo contro il Parma, c’era Cassano che, osservando Marko, disse: “Attenti, questo è pazzo”. Nel mio piccolo cercavo di dirgli di calmarsi.
Il mio idolo? Quello con cui sono cresciuto è Ronaldo il Fenomeno che, per me, è il migliore di sempre. Sono interista, era come guardare Gesù. Un altro che ho osservato spesso è Giovinco. Rasato e piccolino come me, aveva qualità pazzesche. Prendevo spunto anche da Di Natale. Ho sempre cercato di carpire qualcosa dai calciatori con caratteristiche simili alle mie.
Il momento più bello all’Atalanta? Quando ottenemmo la sesta vittoria consecutiva, 0-2 a Bologna, c’erano i tifosi che ci aspettavano al casello quando arrivammo a Bergamo. Erano in tantissimi.
Sono contento per ciò che sta facendo Castrovilli, a Bari era appena uscito dalla Primavera. Avevamo un bel rapporto, mi affeziono molto ai miei compagni di squadra più piccoli. Alla Cremonese aveva già fatto grandi cose, ora sta dimostrando di essere uno dei migliori centrocampisti italiani. È una persona genuina, merita i migliori successi.
Ricordo ogni persona che è scomparsa nei miei momenti difficili, nessuna esclusa. Nizzetto mi ha aiutato a integrarmi in un gruppo già formato, è un grande uomo, ha fatto tanto per me nonostante venissi da un periodo, quello in Romania, non facile. Manuel De Luca? È fortissimo, sta soffrendo a causa di un problema e non è facile. Può arrivare in alto perché ha capacità notevoli. Siamo l’opposto, lui è il nord e io il sud (ride, ndr). Crimi? Un grande, abbiamo condiviso alcune esperienze in Nazionale. In campo è fastidioso e, da avversario, se non lo conosci ti viene da dargli addosso (ride, ndr), ma è un pezzo di pane.
L’obiettivo? Come dicevo, non mi pongo limiti ma, se si ripartisse, dovremmo arrivare al più presto a 50 punti. Fatto ciò, non ci nascondiamo, se ci sarà la possibilità punteremo ai playoff e, qualora dovessimo qualificarci, diremmo la nostra per raggiungere la Serie A”.