ESCLUSIVA PSB – Venezia, Lupo: “Il protocollo non offre certezze. Manca una visione a lungo termine”
FABIO LUPO VENEZIA / Una giornata, quella di domani, che fornirà importanti aggiornamenti. La Serie B è chiamata a dare una risposta univoca e l’assemblea programmata servirà proprio a soddisfare questa richiesta. Diverse le incertezze, come abbiamo avuto modo di analizzare attraverso le parole di Fabio Lupo, direttore sportivo del Venezia, intervenuto in esclusiva ai […]
FABIO LUPO VENEZIA / Una giornata, quella di domani, che fornirà importanti aggiornamenti. La Serie B è chiamata a dare una risposta univoca e l’assemblea programmata servirà proprio a soddisfare questa richiesta. Diverse le incertezze, come abbiamo avuto modo di analizzare attraverso le parole di Fabio Lupo, direttore sportivo del Venezia, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.
Direttore, attesa per domani l’assemblea di Lega B che potrebbe e dovrebbe dire tanto sulla posizione delle venti società. Con che spirito si presenterà il Venezia all’appuntamento?
“Con uno spirito come sempre collaborativo. La volontà è quella di sostenere l’interesse generale del sistema invece che fattispecie particolari. Fin dall’inizio di questa fase ci siamo battuti affinché venissero garantite le condizioni di massima sicurezza sanitaria in vista di un’eventuale ripresa. Questo, per noi, è un punto di assoluta importante e che mi sembra sia condiviso, quantomeno teoricamente, da tutti”.
Noi che seguiamo e raccontiamo la vicenda abbiamo notato ovviamente alterchi tra i club ma, soprattutto, poca propensione al dialogo tra i vari organi competenti. FIGC, leghe e associazioni come AIC e AIAC con tanta, troppa difficoltà cercano di collaborare verso la soluzione comune da raggiungere con tutte le difficoltà del caso. È legittimo avere opinioni divergenti, ma ha la sensazione che sia stato alzato un muro piuttosto che costruire una squadra?
“Partendo dalla Lega B, vorrei sottolineare che, pur essendoci legittimamente posizioni diverse, c’è stato grande dialogo e unità di intenti. Questo va riconosciuto al presidente Balata, che ha saputo tenere le fila di questo discorso. Complessivamente, però, è obiettivamente mancata una visione globale del sistema calcio. Nelle tante discussioni tenute hanno prevalso gli interessi particolari, chiamiamoli di bottega. È mancata una prospettiva a medio-lungo termine e un’apertura a 360° di quello che è il sistema calcio. In troppi hanno ragionato, mi permetto di dire così perché non è il caso né mio né di Dante Scibilia e del Venezia, a raggio troppo corto, sia sotto un aspetto spaziale che temporale. Questo è stato un errore che ha avuto e potrà avere ripercussioni importanti”.
Nei giorni scorsi lei ha sottolineato la difficoltà nel ripartire e adempiere al protocollo varato dalla commissione tecnico-scientifica della FIGC oltre alla necessità che gli addetti ai lavori rispettino il problema etico sollevatosi. Detto che le idee diverse vanno rispettate alla stessa maniera, cosa non la convince della posizione di chi crede che ricominciare in condizioni di sicurezza sia possibile?
“Ritengo che il protocollo, a fronte di rigidità e notevole difficoltà attuativa, non offra alcuna certezza. Restano delle zone d’ombra nonostante una simile complessità, tant’è vero che all’interno del sistema medico sono state espresse delle perplessità, basti pensare alle dimissioni del dottor Tavana. Questo protocollo è stato stilato senza il parere dei medici sportivi, ovvero coloro che hanno quotidianamente contatto con le società e certe dinamiche. Bisogna poi citare il tema riguardante le responsabilità civili e penali che gravano proprio sui medici, oltre a questioni di carattere etico e deontologico. Le responsabilità che ho citato andrebbero a ricadere anche su proprietà e amministratori, dunque mi sembra che ci siano troppe criticità. Seppur molto diplomaticamente, i ministri Speranza e Spadafora hanno fatto intuire di aver captato queste perplessità. Questo virus è ancora difficile da inquadrare, ci sono diversi tratti che non sono noti, nonostante gli studi portati avanti, quindi nessuno può garantire un certo tipo di sicurezza”.
Una società seria, lucida e meticolosa come il Venezia ha già pensato a come organizzarsi qualora passasse la linea della ripresa?
“Avevamo già attuata una forma di sperimentazione di un protocollo prima della sospensione di tutte le attività attraverso allenamenti a turni e altri elementi presenti nel protocollo. Il problema potrebbe essere quello di trovare una struttura ricettiva adatta a tutte le complessità che questo protocollo richiede. Mi ha fatto sorridere questa cosa dei pasti a buffet con assenza di camerieri così da evitare il contatto: chi lo porta il cibo dalla cucina alla sala ristoranti? Magari saremo a disposizione noi e i fisioterapisti. Ridiamo per sdrammatizzare. Molte strutture sono ancora chiuse, bisognerà veder quali potranno riaprire per affrontare le nostre esigenze. Una questione, quanto appena descritto, che ovviamente tocca tutte le compagini, non solo il Venezia. Siamo tranquilli per quanto riguarda la gestione dell’allenamento perché, come dicevo, abbiamo già sperimentato misure simili prima che venissero impartite determinate direttive. Una prova, questa, di grandissima prudenza, attenzione e volontà di far le cose nel migliore dei modi. L’aspetto logistico, come detto poc’anzi, porterà qualche problema. Tutto dipenderà da cosa accadrà domani nel corso dell’assemblea”.
Tema taglio degli ingaggi: come si muoverà il Venezia in tal senso?
“Abbiamo trovato una grandissima disponibilità da parte dei calciatori, che hanno mostrato enorme sensibilità. Il club non ha assunto alcuna posizione di rigidità, c’è un dialogo ancora informale, non siamo scesi nei particolari ma, come detto, c’è grande disponibilità. Aspettiamo che ci sia una decisione definitiva in merito alla prosecuzione o meno dell’attività. Ci sono stati dei colloqui per l’appunto informali con massima apertura da entrambe le parti. Colgo l’occasione per ringraziare la squadra. Quando il quadro sarà più chiaro porteremo avanti i discorsi richiesti”.
Chiudiamo con una domanda che guarda al futuro: il calcio cambierà sportivamente ed economicamente. Dato l’indotto generato e retto da questo sport, come dovrà essere rivista la gestione dei ricavi per permettere a quella che a tutti gli effetti è un’industria di non accusare eccessivamente il colpo? Il Venezia, a tal proposito, ha dimostrato di essere lungimirante, dato che nel vostro organigramma c’è anche un Responsabile Progetti Internazionali.
“Domanda molto complessa. Prima che ragionare sui ricavi ritengo si dovrà intervenire sui costi, cui bisognerà dare una dimensione diversa, in primis per quanto concerne il costo del lavoro, che incide in maniera pesante sui bilanci delle società calcistiche. Il mercato andrà calmierato. Non parlo solo dei valori dei calciatori ma, ripeto, anche dei contratti. Vado contro i miei stessi interessi perché vivo di calcio ma, obiettivamente, il costo del lavoro è eccessivo. Sotto questo punto di vista andranno rivisti anche gli aspetti fiscali, faticosi da sopportare soprattutto in una categoria come la Serie C, dove sarà necessaria una riforma sia di carattere fiscale che strutturale per consentirne la sostenibilità. Ecco, in questi mesi di grande emergenza, posta la priorità di ripartire, è mancata questa prospettiva, per tornare a quanto detto all’inizio. Bisogna prendere la palla al balzo e correggere i difetti del sistema”.
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