AIC, Calcagno: “La nostra priorità è quella di risolvere il problema della quarantena. Bisogna pensare anche all’indotto del calcio”
Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha parlato a linchiestaquotidiano.it del dibattito attuale sui vari protocolli sanitari che i club dovranno adottare. Ecco le sue parole: “Tutti noi, con i club, FIGC, Governo ed esperti, stiamo facendo il possibile per rendere possibile una ripartenza. Ma la domanda di fondo è: il nostro mondo potrà convivere […]
Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha parlato a linchiestaquotidiano.it del dibattito attuale sui vari protocolli sanitari che i club dovranno adottare. Ecco le sue parole: “Tutti noi, con i club, FIGC, Governo ed esperti, stiamo facendo il possibile per rendere possibile una ripartenza. Ma la domanda di fondo è: il nostro mondo potrà convivere o meno con il Covid-19? Questo interrogativo direziona qualsiasi scelta. Il tempo gioca un ruolo fondamentale ed è strettamente legato anche alla ripresa del campionato. Bisogna attenersi alla cura epidemiologica. Dobbiamo essere responsabili e proprio in virtù di ciò, in un futuro la strada della convivenza con il Coronavirus sembra obbligatoria. Abbiamo il dovere di predisporre misure e norme di comportamento adeguate. Come, ad esempio, la gestione dei contagi. In serie A abbiamo 500 calciatori e migliaia di persone che lavorano attorno al movimento. È impensabile che in due mesi non escano casi di positività. In virtù di questo non si può pensare di isolare l’intero gruppo squadra. Non credo che si debba essere esperti per comprendere che se rimanesse tutto invariato, si tratterebbe di una falsa ripartenza. Il rischio di fermarsi di nuovo sarebbe altissimo. Ritiri blindati? Pensare di tenere chiuso perennemente il gruppo squadra dopo questi due mesi di lockdown è inimmaginabile. In assenza di una data certa di ripresa delle partite, non avrebbe neanche senso il ritiro di due settimane. Il problema è la gestione delle quarantena, senza dimenticare però le difficoltà da parte dei club nel reperire strutture ricettive. Modello sanitario tedesco? Non ho molto piacere nell’affidarmi a modelli. Ora la nostra priorità è quella di risolvere il problema della quarantena. Ispirarsi agli altri diventerebbe antipatico e inopportuno. C’è la necessità di avere un quadro chiaro e completo, per sviluppare con attenzione anche i protocolli successivi come:la fase di completamento degli allenamenti propedeutici all’inizio dei campionati, l’organizzazione delle trasferte e tanti altri aspetti. Si parla pochissimo anche dell’indotto interno del nostro sistema. In caso di mancata ripresa della A ne risentirebbero a cascata anche le categorie sottostanti. Quindi Serie B e C, per non parlare poi dei dilettanti e dei settori giovanili. Questo non vuol dire far partire tutti. Però bisogna spingere per trovare una soluzione, salvando il movimento e questa sarà la settimana decisiva.”