18 Giugno 2020
ESCLUSIVA PSB – Entella, Chiosa: “Puntiamo alla salvezza, poi vedremo cosa accadrà”
ESCLUSIVA PSB ENTELLA CHIOSA – Cresciuto nelle giovanili del Torino. Poi, ha deciso di andare a farsi le ossa alla Nocerina, Bari, Avellino, Perugia e infine Novara, dove ha conosciuto Mister Boscaglia. Lo scorso Gennaio lo ha ritrovato passando all’Entella. Di chi sto parlando? Marco Chiosa. Il difensore classe 1993 ha parlato in esclusiva ai […]
ESCLUSIVA PSB ENTELLA CHIOSA – Cresciuto nelle giovanili del Torino. Poi, ha deciso di andare a farsi le ossa alla Nocerina, Bari, Avellino, Perugia e infine Novara, dove ha conosciuto Mister Boscaglia. Lo scorso Gennaio lo ha ritrovato passando all’Entella. Di chi sto parlando? Marco Chiosa. Il difensore classe 1993 ha parlato in esclusiva ai microfoni della nostra redazione.
Come stai?
“Abbastanza bene. Nella sfortuna di questo periodo ho avuto la fortuna di riuscire a recuperare dall’infortunio che mi ero procurato appena prima dello stop. Il primo mese lo abbiamo trascorso a Chiavari. Non è stato semplice perché ci siamo trovati soli in una casa non nostra e le giornate passavano molto lentamente. Oltre agli allenamenti, ho cercato di tenermi impegnato sperimentando in cucina, giocando con i compagni a “Call of Duty” e studiando spagnolo. Poi, siamo potuti tornare a casa e passare del tempo con le nostre famiglie. La ripresa? Ci voleva perché, dopo un periodo così lungo di reclusione in casa, un piccolo ritorno alla normalità è come una boccata d’aria fresca. Noi siamo potuti tornare ad allenarci a metà Maggio. E, piano piano, c’è stato e c’è un graduale miglioramento dal punto di vista fisico. Qualche settimana fa abbiamo avuto una bella notizia, ossia che il campionato sarebbe ripreso. Sabato ci aspetta la prima. E, sarà la prima di un tour de force importante e diverso, visto che non abbiamo mai giocato in estate. Sarà un finale di campionato un po’ particolare per tutti…”
Prima di parlare del presente, facciamo un passo indietro. Quando e come è nata la passione per il pallone?
“E’ nata da piccolino e per “colpa” del mio migliore amico Lorenzo (ride, ndr). Come è nata? Lui voleva andare nella scuola calcio del mio paese. E, nonostante non avessi molta voglia di andare, l’ho accompagnato. E, intanto che ero lì, ho giocato anch’io. Mi divertivo, ma non mi faceva impazzire. Ho continuato a giocare solo perché c’era Lorenzo che mi teneva compagnia. Dopo qualche mese è nato l’amore con il pallone e con il calcio. E’ stato solo grazie a lui. Mi toccherà ringraziarlo a vita (ride, ndr). Prima di iniziare con la scuola calcio, giocavamo insieme nel giardino di casa. Non so se fosse per timidezza o se fosse perché avevo paura che, dovendo seguire le dritte dell’allenatore, non mi sarei divertito, preferivo dunque continuare a giocare nel cortile, piuttosto che in una scuola calcio. “
Dopo aver fatto le giovanili con la maglia del Toro, hai fatto la tua prima esperienza tra i professionisti con la Nocerina. Quanta differenza c’è tra la primavera e la prima squadra? Quali sono le difficoltà che ha riscontrato?
“E’ stata un’esperienza difficile proprio per il salto dalla primavera alla prima squadra in un contesto molto caldo. La piazza era ed è importante. E, il pubblico è caldo. In più, è stata la mia prima esperienza lontano da casa. E’ stata molto formativa però. Consiglio a tutti coloro che hanno la possibilità di fare il salto nei professionisti di farlo il prima possibile perché, quando si gioca nel settore giovanile, si ha un’idea di calcio, ma non è la stessa quando si diventa un professionista.”
Hai giocato in piazze importanti come Bari e Avellino. Che ricordi hai di queste due avventure?
“Il mio primo anno di Serie B è stato con la maglia del Bari. Ed è stata un’esperienza bellissima. Purtroppo, non è termina nel migliore dei modi perché abbiamo perso la semifinale play-off. Oltre a essere una piazza molto importante, ha un tifo molto caloroso. Come ti dicevo, è stata la mia prima esperienza in Serie B e, nonostante questo, ho avuto la fortuna di giocare molto. I primi anni in cadetteria sono stati anni di formazione. Il passaggio da Bari ad Avellino non è stato semplice perché le due piazze non sono in buone rapporti. Nonostante fossi passato in prestito dal Torino, squadra che deteneva il mio cartellino in quegli anni, non sono stato accolto benissimo sia nella gara di andata che in quella di ritorno. Ma, sono cose che accado spesso nel calcio. Comunque, ho un bellissimo ricordo di entrambe le piazze. Come dicevo, sono entrambe società molto importanti e abbiamo avuto modo di fare grandi campionati.”
Oltre a queste, ha indossato anche la maglia del Novara. Sei stato allenato da Boscaglia, Corini e Di Carlo. Cosa ti hanno dato? A Gennaio 2019 sei tornato tra le braccia di Boscaglia a Chiavari. Che rapporto hai con il Mister?
“Dopo i primi sei mesi a Perugia, ho deciso di andare a Novara. Tutti e tre sono ottimi allenatori. Il primo anno con Boscaglia siamo arrivati a un punto dai play-off. L’annata successiva la reputo un’annata molto sfortunata per tutti. Corini e Di Carlo hanno dimostrato poi gli anni successivi cosa sanno fare. Nonostante fossimo un’ottima squadra, ci siamo trovati in una situazione non semplice. Abbiamo lottato per un obbiettivo che magari non era quello prefissato in partenza. Ripeto, è stato molto complicato… Infatti, siamo retrocessi. E’ stata una delusione/fallimento per tutti rispetto a quelle che erano le aspettative. La base di partenza era la salvezza. Poi, c’erano altri progetti. Ma, non siamo riusciti a portarli avanti. Di Carlo? Sono contento per la promozione ottenuta con il Vicenza. Se tutto andrà bene come spero, ci sfideremo il prossimo anno. Boscaglia? Questo è la terza stagione che facciamo insieme. Abbiamo un ottimo rapporto. Lo scorso anno mi ha voluto all’Entella. E, abbiamo vinto il campionato. Non devo raccontare che tipo di allenatore sia e quali qualità abbia. E’ una grande persona. Speriamo di riuscire a concludere al meglio questa stagione, salvandoci il prima possibile. Poi, vedremo cosa ci riserverà il futuro.”
Come valuti la stagione dei biancocelesti fino allo stop? Se dovessi dare un voto a questa stagione e mezza vissuta all’Entella, quale sarebbe?
“E’ stata una stagione importante. Come dice il detto:”Squadra che vince, non si cambia”. Infatti, la struttura alla base della squadra non è stata cambiata molto rispetto a quella dello scorso anno. Se si cambia molto, i tempi di preparazione si allungano, così come quelli per far sì che la squadra si “amalgami”. Come tutti, abbiamo avuto degli alti e dei bassi. Siamo partiti bene. Poi, siamo calati un po’. E, dopo esserci ripresi, abbiamo concluso bene il girone d’andata, conquistando il quarto posto. Mentre, nel girone di ritorno abbiamo avuto qualche problemino in più. Ripeto, il nostro obbiettivo è la salvezza. Poi, vedremo cosa succederà… Facciamo una cosa. Ti dico il voto della passata stagione: 8. Sono arrivato a Gennaio. Ho avuto l’opportunità di giocare molto e sono abbastanza soddisfatto di quello che ho fatto. Anche quest’anno sono partito bene poi… non voglio aprire bocca troppo presto ( ride, ndr). Dirò il voto di questa stagione a campionato concluso. “
La Serie B è pronta a tornare in campo. Come si sta lavorando in vista della ripresa e, in particolar modo, del Cosenza? Che cosa ti aspetti da queste ultime dieci giornate?
“Stiamo lavorando bene. Ci siamo allenati circa due settimane sul piano fisico per riprendere un minimo di condizione. E, abbiamo ripreso confidenza con il pallone. In questa settimana invece ci siamo dedicati molto di più alla partita. Quella di sabato sarà sicuramente una partita semplice perché per loro è quasi una partita da dentro o fuori. Come per tutti, è importante iniziare bene perché ti da una carica emotiva e psicologica importante. Più delle gambe e più delle qualità, conterà molto l’aspetto emotivo e psicologico di una squadra. Cosa mi aspetto da queste ultime gare? Mi aspetto di raggiungere la salvezza il prima possibile. Anche perché Luglio sarà un mese infernale. Quindi, prima si raggiunge l’obbiettivo, che dista all’incirca una decina di punti, prima si giocherà meglio e tranquilli a livello psicologico. Con la mente più libera e le gambe meno pesanti, si potrebbe riuscire a conquistare qualcosa in più della semplice salvezza. Ma, ripeto, la prima cosa da fare è salvarsi.”
A differenza di molti tuoi futuri colleghi e colleghi, hai deciso di proseguire gli studi. E, ti sei laureato lo scorso anno in Scienze Politiche. Quanto è importante lo studio? E’ stato difficile riuscire a conciliare i libri e il pallone?
“Lo studio è importante, non lo devo dire io. Il tempo per studiare, o per fare altro, lo si trova. La carriera di un calciatore è breve. E, nonostante la mia giovane età, credo sia giusto iniziare a pensare a cosa si vuol fare dopo. Quando finisci di giocare e hai una laurea in mano, sarà forse più facile riuscire a rimanere nel mondo del calcio. E’ stato difficile perché, non frequentando, ho avuto qualche problemino. Se non si frequenta, è normale averne qualcuno in più rispetto a chi ha la possibilità di assistere alle lezioni. Nonostante questo, lo scorso anno sono riuscito a laurearmi. E, sono molto contento di essere riuscito a farlo. Ora, invece, mi dedico alle cose più utili, come lo studio di inglese e di spagnolo.”
FONTE FOTO: Virtus Entella