Fedele al Calcio – Raimondo, unicum in Italia e speranza per la Ternana
Alla scoperta di un talento unico
L’unicità è un tratto che nel calcio sta attraversando gli ultimi chilometri verso il definitivo dissolvimento, perché agli archetipi tramandati dalla letteratura di questo sport sono susseguiti ribaltamenti che hanno sia cambiato che allontanato da una declinazione di differenza certamente piacevole da constatare. Un percorso, questo, che ha riguardato in particolar modo le caratteristiche dei calciatori, spesso impigrite dalla possibilità di mescolare le due tavolozze, quelle della tradizione e dell’innovazione. Le eccezioni, ovviamente, non mancano e, per quanto possa essere relativamente agevole trovarle ai massimi livelli, in Serie B c’è chi sta sgomitando per mostrare il proprio calcio – per riprendere l’apertura – unico. Antonio Raimondo è senza alcuna parvenza di dubbio uno di questi.
Nove, dieci, undici, sette, sei, quattro
Pep Guardiola, durante una delle infinite volte in cui è stato interpellato su Lionel Messi, ha detto: “È il miglior 9, 10, 11, 7, 6, 4“. Ecco, abbandonando qualsiasi tentativo di ulteriore riferimento a tali entità mistiche, Raimondo – professione attaccante – in campo ricerca quel modus operandi, ovvero continui tentativi di partecipare al gioco in più maniere, così da parlare ulteriori lingue rispetto a quella che gli ha permesso di meritare un posto nel calcio, quella del gol.
Pupillo del compianto Sinisa Mihajlovic, che gli consegnò le chiavi dell’età adulta ad appena diciassette anni (era il 17 maggio 2021, Raimondo è nato nel marzo 2004), grazie all’indimentacabile esordio in Serie A. Un calciatore che Sini definì in possesso di “personalità e tempi di gioco“.
Da quel momento, alternandosi tra Primavera e prima squadra, tra maglia numero dieci e settantasei, il percorso di Raimondo è proseguito, fino ad arrivare alla possibilità di trovare continuità e confidenza con i professionisti nell’agitata Ternana di quest’inizio di stagione.
Il calcio di Raimondo
Raimondo è variopinto, asserzione con cui si intende sottolineare le camaleontiche possibilità che è in grado di offrire alla squadra. Siamo al cospetto di un elemento che sa incidere in maniera famelica ma elegante, madida ma glaciale, illuminata ma ombreggiata. Fisicamente appariscente ma in grado di ondeggiare con agilità tra i corpi, votato al gol ma consapevole di dover alle volte apparire maleducato con la porta, complici le spalle da mostrarle per battaggliare con i difensori avversari, Antonio è pienamente in grado di mescolare le anime dell’idea vintage di attaccante a quella moderna. Ecco, questa forma della summenzionata unicità è merce rara in Serie B e rarissima ai più alti piani della piramide.
Mancino conturbante per gli avversari, Raimondo ha una tecnica da pollice all’insù, che è propenso ad applicare nella tessitura delle connessioni con i compagni (dove, così da presentare un pacchetto di argomentazioni completo, può certamente migliorare, ma è una salita da poter e dover fare esclusivamente giocando).
Le difficoltà finora vissute dalle Fere – che, come noto, ne hanno accolto il talento con la formula del prestito – probabilmente stanno rendendo il calciatore consapevole di lati del calcio inesplorati nel settore giovanile, ed è complicato dissertare su quanto ciò sia più utile o frenante. Un’indiscutibile verità, supportata dai due gol già realizzati (sarebbero stati tre se non gli fosse stata negata la più inebriante delle gioie contro l’Ascoli), è che Raimondo rappresenti l’àncora per la Ternana, una speranza per il Bologna e – per chiudere il cerchio – un piacevolissimo unicum.