Garbato, ma non troppo – Il Bari non può essere la squadra vista al Druso
Analisi di una sconfitta meritata
Perdere 1-0 fuori casa il match d’andata di una semifinale playoff, in astratto, è più che ragionevole. Perdere 1-0 nel modo in cui l’ha fatto il Bari contro il Südtirol è invece qualcosa di difficilmente spiegabile, che ha attirato critiche e perplessità da parte dell’ambiente pugliese. Contro un avversario che, incurante della necessità di dover segnare un gol in più, ha impostato la solita gara spiccatamente e brillantemente difensiva, gli uomini di Michele Mignani sono riusciti nella paradossale impresa di creare un minor numero di occasioni. Gli altoatesini hanno giocato quasi sempre nella propria metà campo, ma rischiando pressoché nulla, e nei pochissimi frangenti in cui invece sono ripartiti hanno trovato (soprattutto negli ultimi 20′) spazi che è stato sin troppo facile aggredire. Il risultato finale emerge dunque come qualcosa di assolutamente meritato e affatto casuale.
Se analizzando il primo tempo si può mettere in risalto la lettura di Pierpaolo Bisoli, è la ripresa a risultare ingiustificabile. Gli ospiti sono infatti partiti con uno schieramento sulla carta offensivo, con Seba Esposito ad agire alle spalle di Walid Cheddira e Mirco Antenucci. Il tentativo dell’allenatore di alzare il baricentro è però naufragato a causa del cambio di sistema di gioco dei padroni di casa che, passando da una difesa a 4 a una a 3, sono riusciti a seguire le punte a uomo portandole a giocare lontanissime dal centro dell’area di rigore. Quello che era plausibilmente stato preparato come assalto si è trasformato in un’affannata e disordinata fuga da marcature asfissianti.
Il secondo tempo, invece, risulta incomprensibile. Svanito l’effetto sorpresa, il Bari è comunque rimasto totalmente sterile. L’incapacità del centrocampo di proporre tracce verticali o anche semplicemente di aumentare la velocità del giro palla è stata preoccupante. I limiti creativi di calciatori bravi a schermare e a giocare in modo semplice sono stati una pietra tombale sulle ambizioni di vittoria. Con Raffaele Maiello non al 100% al rientro dall’infortunio e Michael Folorunsho tenuto a riposo causa noie fisiche, è mancata sia la visione che lo strappo.
Gli ultimi 20 minuti, tuttavia, trascendono anche i discorsi tecnici. Rassegnatisi all’idea di non poter vincere, i pugliesi hanno sensibilmente abbassato i giri del motore accontentandosi del pari. Mignani non ha saputo porre freno alla pericolosa tendenza, Bisoli ha compreso la situazione e con cambi offensivi si è andato a prendere un successo incredibile che avvicina il Südtirol a un’impresa leggendaria. Il gol di Matteo Rover ispirato dall’eccelso spunto di Daniele Casiraghi è certo figlio di un errore di Antonio Mazzotta, ma è soprattutto la conseguenza di una squadra che spinge con due ali fresche confrontandosi con un avversario che ha tirato i remi in barca e non ha i riflessi per gestire l’improvvisa corrente.
Il Bari non può essere la squadra vista al Druso. Sotto ogni punto di vista. Mancata la tecnica, mancata l’audacia, mancate le letture, mancata l’attenzione. Mancato tutto ciò che ha permesso a un organico non irresistibile di chiudere al terzo posto la regular season di Serie B, mettendosi alle spalle formazioni di caratura superiore. Al ritorno servirà un altro atteggiamento, certamente favorito da un San Nicola che sembra poter sfiorare il sold out e magari anche dalla presenza in campo di Folorunsho e Gregorio Morachioli, due eccelsi rappresentanti dell’imprevedibilità non pervenuta a Bolzano.