Benevento, alla ricerca del paradiso perduto
BENEVENTO – Benevento, 8 giugno 2017. Sono le 22,31 quando l’arbitro Pasqua di Tivoli, con il suo triplice fischio, segna la fine della finale playoff tra i padroni di casa ed il Carpi. Sugli spalti del Vigorito, come nel resto della città, esplode la festa: il Benevento, per la prima volta nei suoi 88 anni […]
BENEVENTO – Benevento, 8 giugno 2017. Sono le 22,31 quando l’arbitro Pasqua di Tivoli, con il suo triplice fischio, segna la fine della finale playoff tra i padroni di casa ed il Carpi. Sugli spalti del Vigorito, come nel resto della città, esplode la festa: il Benevento, per la prima volta nei suoi 88 anni di storia, è in Serie A. Un’impresa. Un’impresa che risulta ancora maggiore se si pensa che, proprio in quella stagione, la Strega aveva affrontato per la prima volta il campionato cadetto. Dal non aver mai visto la Serie B alla A in soli due anni. Una favola. Non tutte le favole hanno però un lieto fine e, l’anno seguente, il Benevento sarà costretto a fare i conti con la durezza e la spietatezza del massimo campionato. L’inizio infatti è da horror: 14 partite, 14 sconfitte. E campionato ormai già compromesso. Ma la storia del Benevento è di quelle che neanche il più fantasioso regista sarebbe in grado di scrivere. Ecco che così il primo, storico punto dei giallorossi in Serie A arriva nel modo più rocambolesco che si possa immaginare. Minuto 95, al Vigorito i campani stanno cedendo per 1-2 al Milan di Gennaro Gattuso. C’è una punizione in zona d’attacco per la squadra allenata da De Zerbi. Brignoli, portiere del Benevento, decide di portarsi nell’area di rigore avversaria: in fin dei conti, non c’è più niente da difendere. Sembra uno dei tanti disperati assalti finali, come se ne vedono a centinaia nelle partite in cui il risultato, a pochi attimi dal termine, è ancora in bilico. Stavolta, però, il finale è diverso. Proprio Brignoli salta e va a colpire di testa, insaccando alle spalle dell’enfant prodige Gianluigi Donnarumma. È una rete che entra nei libri di storia. Da quel momento il Benevento proverà a rialzare la testa, giocando ed affrontando il campionato con la massima dignità, malgrado la retrocessione sia una fatalità ormai inevitabile. Ecco così che, l’antivigilia di Capodanno, contro il Chievo, arriverà la prima vittoria; ecco che arriverà la soddisfazione di espugnare San Siro, sponda rossonera; ecco che anche la Juventus, schiacciasassi del nostro torneo, sarà costretta a sudare le proverbiali sette camicie per espugnare il Vigorito. Ma il destino è ormai segnato e, a fine stagione, è di nuovo Serie B.
In Serie B il Benevento vuole però rimanerci il meno possibile: troppo grande la voglia di riaffacciarsi sul massimo palcoscenico del calcio italiano, troppo grande il rammarico per non essersi giocati fino in fondo tutte le proprie carte. Ed ecco allora spiegato il mercato in grande stile condotto quest’estate dalla società campana, con l’allestimento di una rosa che, senza se e senza ma, punta dritta alla promozione. L’esperienza di Maggio e Nocerino, la gioventù e la freschezza di Tello, la saggezza tattica di Viola, il fiuto del gol di Coda. Questo Benevento pensa, e sogna, in grande. Alla ricerca di quel paradiso perduto troppo in fretta.