Come la Lega B sta cercando di superare l’impatto economico del COVID
COVID SERIE B – L’emergenza socio-sanitaria generata dal nefasto COVID-19, considerazione lapalissiana, ha peggiorato – per meglio dire disastrato – la gestione economica dell’industria Calcio Italiano, a ogni livello e latitudine, che viveva una situazione già cagionevole ed è stata ulteriormente affossata dal quadro pandemico. La necessità di catturare potenzialità ancora inespresse e valutare opportunità […]
COVID SERIE B – L’emergenza socio-sanitaria generata dal nefasto COVID-19, considerazione lapalissiana, ha peggiorato – per meglio dire disastrato – la gestione economica dell’industria Calcio Italiano, a ogni livello e latitudine, che viveva una situazione già cagionevole ed è stata ulteriormente affossata dal quadro pandemico. La necessità di catturare potenzialità ancora inespresse e valutare opportunità non esplorate era nota e spesso ribadita prima che vivessimo tutto ciò, ma è inevitabile sottolineare come questo periodo storico abbia accentuato la fragilità che attorniava il movimento tanto professionistico quanto dilettantistico. Un profilo economico-finanziario che la FIGC – in collaborazione con PwC – ha analizzato attraverso l’edizione annuale del Report Calcio, un documento certamente completo ed esauriente che fornisce, tra i vari dati, indicazioni impattanti: l’indebitamento aggregato del calcio professionistico è arrivato a toccare quota 5.4 miliardi di euro, il valore della produzione si è sensibilmente abbassato, i ricavi da ingresso stadio hanno subito una drastica decurtazione a causa della pandemia e i costi operativi sono nettamente cresciuti (soprattutto per l’aumento degli stipendi). Una situazione catastrofica, che necessita di interventi rapidi ed efficaci.
La situazione in Serie B
Focalizzandoci sulla nostra era di competenza, la Serie B, è indubbio come questa sia stata travolta da questa tempesta. La pandemia, anche in questo caso, ha esacerbato una situazione economica non florida che, come sottolineare il Report Calcio, dal 2007 al 2021 ha portato a una perdita aggregata di 884 milioni di euro. Argomentando esclusivamente quanto accaduto in epoca COVID, il valore della produzione (classe del conto economico che comprende, oltre al fatturato, anche i contributi in conto esercizio – spesso identificati con il famoso paracadute – e diverse tipologie di variazioni, tra cui quelle riguardanti le rimanenze e lavori in corso su ordinazione) è passato dai 315 milioni del 2018-2019, l’ultima senza ripercussioni COVID, ai 397 dell’annata 2019-2020, terminando con i 350 del 2020-2021, l’annata che ha maggiormente patito la crisi. Basti pensare che nel giro di una stagione la Serie B è passata dal miglior EBITDA (considerabile, seppur in maniera approssimativa, come il risultato operativo) degli ultimi anni, 37 milioni di euro (397 milioni di valore della produzione a fronte di 360 milioni di costi operativi) a quello peggiore, dato che nel 2020-2021 è stato registrato un EBITDA negativo di addirittura 66 milioni (315 milioni di valore della produzione e un corposo aumento dei costi operativi, passati a 415 milioni).
Ad essere aumentati in maniera cospicua sono stati i costi del lavoro, che dai 212,4 milioni del 2019-2020 hanno raggiunto un ammontare complessivo di 282,5 milioni, con un peso del 61% sul costo totale della produzione (mentre nella stagione precedente si era fermato al 50%). Entrando nel lato finanziario, nella sottolineatura sull’indebitamento fatta in apertura – ma su scala aggregata – entra anche la B, che nella crescita dei debiti medi ha visto un importante aumento percentuale proprio dei debiti finanziari, così come dei debiti verso enti e verso società dei gruppi cui fanno eventualmente riferimento.
Cosa sta facendo la Lega B
Muoversi in queste acque, per la Lega B, non è stato e non sarà facile. Soprattutto l’ultimo punto, a detta di chi scrive, sottolinea le difficoltà dei club militanti nel campionato cadetto di far fronte alle incombenze a breve termine che la pandemia ha generato. Le società – ma non solo, seppur questa sia un’altra storia – peccano di liquidità. Difficoltà, tanto economiche quanto finanziarie, che non sono certamente arrivate con la gestione Balata, Presidente che – al contrario – sta cercando di porre rimedio e, in questa fase, fornire un salvagente in attesa di tempi migliori. Come, concretamente?
Innanzitutto (anche qui riprendiamo un tema menzionato nel Report e ribadito nell’apertura del presente articolo) esplorando opportunità commerciali prima non considerate. A fronte dell’inevitabile abbattimento dei ricavi da ingresso stadio (parentesi che meriterebbe un ulteriore articolo: l’impiantistica sportiva, non solo in Serie B bensì nei tre campionati professionistici, va ribaltata e portata nel 2022, non bisognerà mai stancarsi di dirlo per le troppe opportunità dissipate a causa di ciò, tra possibili utilizzi, aumento dei ricavi e impatto occupazionale), passati dai 20.3 milioni di euro del 18-19 all’esigua somma di 1.9 milioni del 20-21, la gestione Balata ha portato al miglior risultato di sempre in materia di ricavi da diritti televisivi e radio, nella scorsa stagione giunti a superare quota 50 milioni (non era mai successo prima). Più che raddoppiato quanto registrato appena dodici mesi prima (22.4 milioni), per la grande importanza che Balata – e staff – stanno rivolgendo ai cosiddetti teletifosi. Una fattispecie destinata a crescere ulteriormente, a fronte degli accordi stretti più recentemente per rendere – qui la grande novità, con conseguenti benefici economici – la Serie B interessante e fruibile anche al di fuori dei confini nazionali. Prima non si era arrivati a pensare e agire in questo modo. Balata non ha bisogno di esagerate adulazioni: quanto scritto è una semplice constatazione operativa, commerciale ed economica.
Una strada, quella dell’internazionalizzazione del brand Serie B e di conseguenza del prodotto offerto, che la Lega B sta cercando di portare avanti contestualmente alla valorizzazione di quanto edificato internamente: ci riferiamo al chiacchierato tema dei giovani e, in maniera più ampia, dei calciatori italiani. L’autore dell’articolo è assolutamente lontano da qualsiasi posizione considerabile autarchica e ritiene che il “problema” del Made in Italy nel calcio non risieda unicamente nella mancanza di fiducia bensì in metodologie ancora applicate nei settori giovanili ma attempate, così come nell’arretratezza infrastrutturale dell’intero movimento. Detto ciò, dati alla mano la Serie B è decisamente il campionato degli italiani – Under 21 e Over 21 – con incidenze nettamente più alte rispetto alla Serie A.
Attenzione ai diritti TV, internazionalizzazione, valorizzazione del prodotto interno: capisaldi elaborati e coltivati da Balata e dalla Lega B con i quali, si spera, il boccheggiamento attuale potrà essere sostituito da una fiducia che, purtroppo, il COVID e il passato più remoto hanno reso complicata da immaginare e ottenere.