Garbato, ma non troppo – Nemo propheta in patria: Francesco Di Mariano, l’eterno incompreso del Palermo
Nei momenti più negativi della stagione del Palermo, è stata abitudine da parte del pubblico gettare la croce su Francesco Di Mariano. Rosanero di nascita, l’attaccante esterno è tornato in Sicilia la scorsa estate sfruttando l’opportunità di vestire la maglia della sua squadra del cuore. Era reduce da due promozioni consecutive con Venezia e Lecce […]
Nei momenti più negativi della stagione del Palermo, è stata abitudine da parte del pubblico gettare la croce su Francesco Di Mariano. Rosanero di nascita, l’attaccante esterno è tornato in Sicilia la scorsa estate sfruttando l’opportunità di vestire la maglia della sua squadra del cuore. Era reduce da due promozioni consecutive con Venezia e Lecce e pareva destinato a essere uno dei grandissimi protagonisti della Serie B, un top player per la categoria.
Nonostante una prima stagione complessivamente difficile per tutta la squadra al ritorno in cadetteria e un infortunio piuttosto consistente, l’attaccante esterno imprime un notevole cambio di ritmo alla sua squadra al rientro e conclude l’annata con 4 gol e 4 assist. In questo 2023/24, col City Group chiaramente orientato alla promozione diretta, ci si sarebbe aspettati sin da subito da lui un apporto cruciale alla causa. Le difficoltà offensive emerse nella prima parte del torneo, invece, lo hanno inghiottito.
A sorprendere, però, più che una gestione Eugenio Corini che solo nelle ultime settimane, più per risultati che per proposta, appare convincente, è l’astio che è stato riversato verso il calciatore. Reo di essere uno di loro, è stato spesso l’oggetto di un’irrazionale furia del pubblico. Il campo, adesso, sta restituendo una realtà ben distante dalle guerre ideologiche e identitarie. Nel Palermo che sta cambiando marcia si avverte fortissima l’impronta di Francesco Di Mariano.
A suon di assist determinanti, certo, ma non solo. Coi suoi cambi di ritmo abbinati a competenze tattiche è l’uomo che garantisce allo stesso tempo imprevedibilità ed equilibrio. Un’area meglio occupata sia sul piano quantitativo che qualitativo sta dando sbocco al suo gioco da specialista. Piedi sulla linea, sì, ma visione periferica del terreno di gioco. Servivano solo movimenti che gli permettessero di rivelarsi utile e finalmente grazie a Filippo Ranocchia le cose sono sensibilmente mutate.
Adesso serve soltanto un gol, grande assente della stagione, per mettere a tacere polemiche che non hanno mai avuto ragione d’esistere. Ma si sa, nemo propheta in patria.