Prende forma l’Empoli di Dionisi: responsabilità, principi e organizzazione
DIONISI EMPOLI – L’undicesimo posto ottenuto nella passata stagione con il Venezia ha permesso ad Alessio Dionisi di conoscere la cadetteria e, allo stesso tempo, farsi conoscere e apprezzare come uno degli allenatori emergenti più interessanti del panorama italiano. La panchina dell’Empoli, per il tecnico classe ’80, ha rappresentato l’occasione per alzare l’asticella delle ambizioni […]
DIONISI EMPOLI – L’undicesimo posto ottenuto nella passata stagione con il Venezia ha permesso ad Alessio Dionisi di conoscere la cadetteria e, allo stesso tempo, farsi conoscere e apprezzare come uno degli allenatori emergenti più interessanti del panorama italiano. La panchina dell’Empoli, per il tecnico classe ’80, ha rappresentato l’occasione per alzare l’asticella delle ambizioni e, allo stesso tempo, delle aspettative che, seppur tre partite siano ancora poche, ha dimostrato di saper gestire.
Il suo Empoli, nelle prime tre giornate, ha affrontato tre compagini insidiose come Frosinone, Monza e Pescara. Il tempo nel calcio è notoriamente poco, nonostante la parola “percorso” contenga un’implicita necessità di tappe. Bisogna, dunque, essere capaci di saper trasmettere con chiarezza e coinvolgimento le proprie idee e i propri principi di gioco. I toscani stanno armando il tecnico di ottime risposte sotto questo punto di vista. L’intelaiatura dell’Empoli, quel 4-3-1-2 tanto caro da quelle parti, nasconde sfaccettature che raccontano di un lavoro meticoloso per ciò che concerne l’organizzazione tattica e la preparazione delle partite.
RESONSABILITÀ – Concetto cardine nel calcio di Dionisi. I calciatori devono assumersi le proprie responsabilità e, di conseguenza, essere propensi al rischio. Tutto ciò si traduce nella condizione, in cui sono posti i centrali difensivi, di cercare passanti per superare la prima linea di pressione avversaria. Centrali che, allo stesso tempo, sono chiamati a guidare l’avanzata della squadra in autonomia, dato che i due esterni difensivi hanno la facoltà di aprirsi, allargare il campo e favore l’occupazione degli oramai noti mezzi-spazi da pare degli interni di centrocampo, interpreti costantemente coinvolti in entrambe le fasi. L’ultima partita contro il Pescara, essendo gli avversari capaci e propensi di mettersi a specchio, ha mostrato una parziale variante di tale spartito (prova del fatto che in casa Empoli si parli di principi di gioco, slegati da moduli e vincolistiche rappresentazioni schematiche): non di rado uno dei due terzini, ergo Terzic o Fiamozzi, si abbassavano nella prima costruzione accanto Romagnoli e Nikolaou, così da avere un’opzione in più di passante verso il mezzo spazio.
PRINCIPI – Non schemi. Il principio, come poc’anzi esternato, è fondato sulle scelte (ergo sulla responsabilità) implementate grazie agli strumenti con i quali si lavora in settimana. Questa non è una battaglia contro movimenti provati e riprovati (notoriamente definiti codificati), bensì è la volontà, che nell’Empoli è riscontrabile, di elevare l’intelligenza del calciatore e permettere a quest’ultimo di scegliere, dato che la codifica non è detto che sia sempre attuabile e, soprattutto, necessaria. Anzi. L’esempio, in casa Empoli, arriva ancora una volta dagli interni di centrocampo: il playmaker Stulac (riferimento ulteriore al match contro il Pescara) ha potuto spesso beneficiare del supporto di Haas (così viene indirettamente sottolineato la pluralità di compiti: ricevitore, costruttore e interdittore), mentre Bandinelli è stato solito occupare maggiormente il ruolo di invasore, ovviamente senza disdegnare il palleggio quando necessario. Questo perché calciatori e allenatore hanno ben compreso la necessità di assorbire le sortite offensive di calciatori dinamici come Busellato e Omeonga e, allo stesso tempo, avere una doppia possibilità di imbucata.
ORGANIZZAZIONE – Che diventa un viaggio mano nella mano, possibile grazie al carisma del tecnico e alla consapevolezza, da parte dell’organico, che questa sia la strada giusta. Tutti si sono messi a disposizione delle idee e, nota da sottolineare, ciò non vuol dire snaturarsi: assimilare (positivamente) vuol dire poi poter esprimere il proprio io in un contesto che eleva, e non declassa, il singolo. L’importante è che tutto abbia un senso, quello che l’Empoli di Alessio Dionisi sta dimostrando giornata dopo giornata.
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