Fedele al Calcio – Facundo Gonzalez, difensore moderno che necessita “esta sangre”: la Sampdoria è il giusto step
Raccontiamo il giovane difensore
Chi ha una germogliante passione per il Sudamerica, così come chi studia il calcio senza confini, in estate ha sottolineato la bontà dell’operazione portata a termine dalla Juventus con Facundo Gonzalez, perno dell’Uruguay Under 20 campione del mondo (tra l’altro avendo battuto in finale contro i nostri Azzurrini). Prelevato dalla cantera del Valencia, la traversata oceanica verso Torino necessitava – secondo i dirigenti bianconeri – di una fermata intermedia, e un porto dalla storia, così come dallo sguardo verso il futuro, come quello di Genova rispondeva in maniera decisamente positiva a tale esigenza. Ecco che, dunque, la Sampdoria ha accolto questo giovane difensore con tante speranze positive ad accompagnarne il cammino.
Inseritosi in un progetto nuovo, che ha avviato un processo di ristrutturazione tanto del club quanto della parte squisitamente tecnica, dall’allenatore ai calciatori, Gonzalez ha inevitabilmente vissuto una prima fase di adattamento a nuove abitudini umane e sportive, nel corso della quale avrà sicuramente scannerizzato il carico di nozioni da apprendere. Quattro minuti in quel di Parma, altri undici contro il Catanzaro, dopodiché la prima titolarità e la definitiva conferma delle sensazioni estive: la Doria ha tra le proprie fila un talento più che brillante.
Che tipologia di difensore si sta mettendo in mostra? Un profilo inevitabilmente moderno, ma al contempo con dei tangibili tratti che lo congiungono con la letteratura tradizionalista del ruolo. Arruolabile tanto come terzo di difesa quanto come centrale in una linea a quattro, Gonzalez non ha alcun timore di contribuire a uno sviluppo della manovra maggiormente qualitativo, potendo tra l’altro abbinare questa sua predisposizione con i principi di gioco di Pirlo, che vede nei propri difensori centrali i primi registi (non è un caso che, dati alla mano, il calciatore della Doria ad aver effettuato finora più passaggi sia Ghilardi, altro custode della retroguardia). Spesso stimolato a giocare, dunque, Gonzalez tocca tanti palloni, che ne fanno un protagonista tecnico della partita.
Questa palese e oramai nota evoluzione del ruolo si mescola, nel ventenne uruguaiano, con la necessità di “esta sangre“, come disse Marcelo Bielsa – a proposito di Uruguay, di cui El Loco è ora CT – a un giovanissimo Pep Guardiola, che si accingeva a indossare gli abiti da allenatore: Gonzalez deve percepire il contatto, tratto al momento emerso soprattutto in Nazionale (anzi, le prime sensazioni con la Doria, emerse in particolar modo contro l’Ascoli, restituirono una sorta di timidezza – più che comprensibile – non corrispondente alla reale essenza calcistica di questo ragazzo), tentare l’anticipo e uscire quindi con aggressività sul ricevitore.
L’attuale versione dell’uruguayo declina dunque la notevole personalità in un ordine che Facundo sta cercando di dare al proprio gioco, evitando dunque di esporsi con scelte eccessivamente rischiose (altra peculiarità di questo talento è la tendenza a partire palla al piede, caratteristica che mette in mostra in particolar modo quando gli viene chiesto di comportarsi da braccetto) ma rivelando ininterrottamente la consapevolezza dei propri mezzi che senza alcun dubbio ha. Non può essere un caso – per quanto tale miglioramento vada indiscutibilmente attribuito a una crescita del collettivo – che il suo ingresso nell’undici titolare abbia portato un netto alleggerimento dei problemi difensivi della squadra.
“Mi ha colpito molto”: queste le parole che Andrea Pirlo ha riservato poche settimane fa a Facu, ed è davvero complicato non avvertire le stesse vibrazioni positive osservando un calciatore che sembra rispondere perfettamente al prototipo di difensore con prospettive rilevanti. Un percorso, il suo, che avrebbe potuto ulteriormente incrociarsi con l’Italia, dato l’interessamento della FIGC nei suoi confronti per convocarlo in Nazionale in virtù della cittadinanza italiana (posseduta grazie al bisnonno, originario della provincia di Cuneo), come rivelato dal padre mesi fa. Niente da fare, complice il connaturato amore per una terra, l’Uruguay, che ha lasciato ad appena quattro anni ma che ribolle dentro di sé (il già menzionato Bielsa l’ha inoltre portato in panchina nell’incontro casalingo contro Cuba dello scorso giugno). Un’opportunità mancata, ma la mercanzia tecnico-tattica di questo ragazzo (i tifosi blucerchiati certamente comprenderanno) sta comunque incantando il Belpaese.