25 Ottobre 2024

Fedele al Calcio – Cittadella, ripartire dal talento: le alternative non mancano, servono idee e coraggio

Il tempo è dalla parte del Cittadella: ora serve il gioco

Rendere ciclico qualcosa di straordinario comporta lo strambo effetto di abbassare l’intensità dell’esaltazione e degli elogi da tributare, ingombrando incessantemente i discorsi con sottolineature poco felici. Il Cittadella ha vissuto e vive, probabilmente, questa situazione, perché – a partire da noi della stampa – non viene sufficientemente fatto notare il capolavoro manageriale e sportivo che la dirigenza, dalla famiglia Gabrielli all’eccellente Direttore factotum Stefano Marchetti, portano avanti oramai da anni. Finali playoff, posizioni alte di classifica, salvezze più che tranquille: traguardi eccezionali centrati rispettando una certosina attenzione al comparto economico-finanziario della gestione.

Ecco che, dunque, vedere il Cittadella in fondo alla classifica ha assunto i contorni dell’inaspettato, come se ad avere difficoltà sia qualcuno obbligato a stazionare sulle più alte cime per non si sa quale motivo. L’esonero di Edoardo Gorini ha inevitabilmente accentuato l’incertezza attorno ai veneti, ma il rispetto dell’equilibrio nelle analisi e delle opinioni in esse contenute possono, e devono, stemperare la tensione e foraggiare la fiducia.

Il lavoro estivo del Direttore Marchetti, a detta del sottoscritto, è stato come sempre egregio e intelligente, avendo donato alla rosa possibilità tecniche prima non presenti: la verve propositiva di Rabbi (ottimo, fugace menzione, contro il Cosenza), la spinta di Masciangelo, la freschezza di D’Alessio e Tronchin in mediana, senza dimenticare i colpi di Desogus. Esempi – non ce ne vogliamo i calciatori non menzionati – di un calciomercato fatto di lungimiranza e orientamento alla qualità.

Le prestazioni in questa prima parte di stagione non hanno probabilmente rafforzato le aspettative di chi guardava con fiducia al percorso fattibile, in virtù di quanto appena scritto. Numerosi saliscendi, forse mentali più che tattici, una netta sterilità offensiva e l’evidente sensazione di un’eccessiva precarietà dettata da lavori in corso prolungatisi per troppo tempo. Sensazioni che, come già sottolineato, avranno – immaginiamo – portato a una decisione che, in virtù del modus operandi delle figure apicali del Citta, ha generato la sofferenza dei giorni peggiori, perché la ripugnanza agli esoneri è nei comandamenti operativi di questa encomiabile realtà.

Il passato, purtroppo o per fortuna, è storia, ma una storia da studiare per non renderla nuovamente presente né ciclica come postulato da Gianbattista Vico. Il compito dei veneti, ora, è quello di sgrezzare dai propri animi qualsiasi segno di negatività e iniettare fiducia in allenamento e in partita. La rosa ha tanta qualità (e alternative, soprattutto dalla cintola in su), è il momento di tornare a dimostrarlo in campo con un Gioco propositivo, coraggioso e Bello nella declinazione più ampia ed efficace del termine. Ad Alessandro Dal Canto il ruolo di guida in questo nuovo viaggio.