2 Novembre 2020

Tecnica e abnegazione: Venezia, Fiordilino è diventato imprescindibile

FIORDILINO VENEZIA – L’approccio all’analisi dei calciatori come individui, così da esaltarne la componente emotiva e i diretti riflessi sul lato tecnico, oltre che delle squadre come sistemi dinamici complessi, permette di esplicitare teorizzazioni che nel recente passato cominciano (finalmente) a prendere piede negli studi riguardanti questo sport e portano in auge l’importanza di temi […]

FIORDILINO VENEZIA – L’approccio all’analisi dei calciatori come individui, così da esaltarne la componente emotiva e i diretti riflessi sul lato tecnico, oltre che delle squadre come sistemi dinamici complessi, permette di esplicitare teorizzazioni che nel recente passato cominciano (finalmente) a prendere piede negli studi riguardanti questo sport e portano in auge l’importanza di temi quali (non in ordine di importanza) il contesto, i valori morali, il miglioramento tecnico, la consapevolezza, l’empatia. Tratti caratterizzanti e da sottolineare soprattutto dinanzi a una crescita quale quella vissuta da Luca Fiordilino.

Tra le tante (probabilmente confusionarie) parole citate in apertura ce n’è una su cui porre l’accento: contesto. Fondamentale trovare l’ambiente adatto per esprimersi al meglio delle proprie possibilità. Venezia, per Fiordilino, ha rappresentato ciò: una piazza dalla tradizione notevole, con tanta ambizione ma, allo stesso tempo, coscienza che ai calciatori vada riconosciuto il diritto al lavoro. Il bagaglio tecnico del classe ’96 è noto da tempo, perché non hai perso l‘aureola intrisa di specialità che lo contraddistingue dai tempi del settore giovanile del Palermo. Prima di sposare la causa dei lagunari, però, c’era la sensazione che mancasse il centesimo per fare l’euro. Forse il ragazzo doveva ancora acquisire piena cognizione delle sue possibilità oppure, così da ritornare a quanto poc’anzi accennato, era necessario approdare nel giusto contesto. Venezia ha consegnato alla Serie B, e al calcio italiano, un concentrato di tecnica, eleganza, dedizione e visione di gioco.

Una piazza come Venezia e un allenatore, quell’Alessio Dionisi ritrovato da Fiordilino nell’ultima partita (dove, tra l’altro, ha realizzato il primo gol in Serie B), che nella passata stagione gli ha consegnato le chiavi del centrocampo nonostante fosse reduce da una complicata stagione in quel di Palermo. Non deve esserci alcun tipo di pregiudizio dinanzi alla qualità, che merita (e meriterà) sempre di trionfare e raccogliere meriti. Luca ha ripagato la fiducia con un’annata da indiscusso protagonista, status che non ha intenzione di abbandonare con un altro tecnico molto attento all’organizzazione, ovvero Paolo Zanetti. La crescita del ventiquattrenne è passata dalla definitiva assimilazione della propria capacità di poter incidere e orchestrare lo sviluppo della manovra: attraverso le ottime letture in lui connaturate e la continua partecipazione al servizio dei compagni, Fiordilino è costantemente nel vivo del gioco. Una presenza che il tecnico richiede espressamente, perché la pulizia e l’efficacia delle sue giocate non possono che essere funzionali in ogni occasione con palla: consolidamento, conduzione o ricerca della verticalità. Situazioni che nell’arco della partita inevitabilmente si presentano e, seppur differenti tra loro, richiedono uguale preparazione. Scambi con tecnica e tempi, movimenti e attenzione: doti richieste da Zanetti a tutti gli effettivi, ognuno con le proprie inclinazioni (non è un caso che la mediana del Venezia, per restare in tema, sia completata da calciatori dinamici e audaci come Vacca e Maleh, senza dimenticare la visione di Taugourdeau e le capacità tecnico-atletiche di Crnigoj).

Il pensiero sia critico che creativo di Fiordilino in relazione alle scelte di gioco e all’influenza di quest’ultime sul collettivo lo rendono un elemento funzionale e probabilmente imprescindibile per il suo Venezia. In questo discorso è doveroso citare l’importante lavoro prima di Dionisi e ora di Zanetti, che non hanno limitato la libertà di pensiero del ragazzo che, inserito in contesti organizzati, ha modo di dare forma tecnica alle proprie intuizioni e decisioni (dinamica che l’ha portato a essere più incisivo anche senza il pallone: notevole anche la crescita in termini di costruzione e sfruttamento delle relazioni con i compagni, che gli permettono di percepire la mosse potenziali di quest’ultimi).

Un calciatore, Fiordilino, i cui miglioramenti sono oramai palesi e innegabili: a ventiquattro anni, però, è vietato credere che non si possa alzare la testa e raggiungere vette più elevate. Tutto ciò sarà possibile con dedizione, lavoro, passione e volontà di aggiornare continuamente i propri paradigmi tattici. Doti che Luca ha dimostrato di possedere e maneggiare. 

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