Foggia: B love
Da quando Vincenzo Sarno l’ha imposta nello spogliatoio, la canzone ufficiale della promozione in Serie B del Foggia Calcio è solo una: There Must be Love (successo del 2015 di David Morales & Janice Robinson rigorosamente nella versione World Radio Mix). Il motivo è in una traduzione che esalta ogni speranza: Deve Esserci Amore. Un […]
Da quando Vincenzo Sarno l’ha imposta nello spogliatoio, la canzone ufficiale della promozione in Serie B del Foggia Calcio è solo una: There Must be Love (successo del 2015 di David Morales & Janice Robinson rigorosamente nella versione World Radio Mix). Il motivo è in una traduzione che esalta ogni speranza: Deve Esserci Amore. Un sentimento che racchiude la sintesi di una stagione strepitosa, condotta con il piglio dei più forti e la rabbia di chi voleva regalare ad una città intera il riscatto atteso ed inseguito per 19 anni. I 40 mila che hanno atteso la squadra in città al suo rientro da Fondi non hanno voluto risparmiare nessuno dai martellanti cori che, dopo essere stati incudine per tanti anni, hanno accompagnato braccia che volevano soltanto stringere gli eroi di una cavalcata senza precedenti. I cori per i pisani (ma il pisano dov’è), l’invito a saltare allo “stregone di Benevento”, il coro storico riservato ai tifosi baresi e barlettani, hanno coinvolto anche i giocatori in un miscuglio di emozioni e felicità, bagnata da lacrime e spumante. Il significato di questa promozione del Foggia in serie B va oltre ogni logica calcistica e supera i confini matematici della semplice vittoria in un campionato. Una squadra costruita da una nuova società che ha voluto fortemente essere protagonista in soli due anni, per un altro allenatore, quel Roberto De Zerbi che ha riportato l’entusiasmo allo stadio vanificando però tutto con un comportamento difficile da giudicare, è stata esaltata dal lavoro e dalle strategie tecniche ed organizzative di Giovanni Stroppa e di uno staff altamente professionale, capace di entrare in punta di piedi nello spogliatoio per poi essere piacevolmente devastante più del terremoto che ha accompagnato il ritiro iniziale in quel di Norcia. Il tutto racchiuso in due riprese dalle strategie silenziose di un gran signore del calcio come Beppe Di Bari e orchestrato dal riscatto di Giuseppe Colucci, uno che questa maglia l’aveva indossata anche nell’infausto giorno in cui si perdeva la serie B in quel di Salerno il 6 luglio del 1998.
Il nuovo Foggia ha scritto una pagina indelebile del calcio nazionale, raccogliendo 10 vittore consecutive, siglando gol capaci di regalare 67 gioie ad un pubblico sempre ben oltre le 10 mila presenze (con punte record tra le 16 e 18 mila), risorgendo da 6 pareggi consecutivi, peraltro utilissimi per non perdere la scia delle allora capolista Lecce e Matera, ricostruendo una difesa impenetrabile e regalando a Fabio Mazzeo il titolo di capocannoniere.
Quello che si andrà a programmare sarà la logica conseguenza di una liberazione. Perché questa città in cui si mastica pane e pallone, ha riempito di sassolini scarpe strettissime indossate per 19 anni ed adesso è libera. Libera di sognare, libera di sentirsi più viva di ogni difficoltà, libera di essere in serie B.
Mario De Vivo