Garbato, ma non troppo – Il Frosinone non ha soltanto ottenuto una promozione, ha indicato una via
Elogio della progettualità
La promozione in Serie A del Frosinone non ha nulla di scontato o prevedibile. In un calcio bulimico, che a lungo ha premiato chi spendeva di più anche senza progettare, la Serie B ha sempre costituito un argine e permesso a squadre prive di favori del pronostico di emergere ed esplodere. I ciociari, tuttavia, stanno stretti sia nel ruolo di favoriti per diritto che in quelli di underdog. Nell’anno in cui il Napoli si appresta a vincere lo Scudetto in seguito alla riduzione del monte ingaggi, anche nel secondo campionato italiano accade lo stesso. Guido Angelozzi, sulla falsariga di Cristiano Giuntoli, ha dimostrato che l’oculatezza in uno sport sempre più superficiale sposta un numero considerevole di punti.
Se si è in grado di fare scouting, analizzare i profili dei calciatori individuati e scommettere col giusto bilanciamento di coraggio e riflessività, cose incredibili possono ancora accadere. Anthony Oyono e Daniel Boloca adesso, Federico Gatti un anno fa: C francese, D italiana, C italiana. Per vincere ad alti livelli si può pescare anche in quelli più bassi e anche ad altre latitudini. Ciò che davvero serve sono le idee ben chiare e la fiducia in un progetto tecnico a cui dare continuità.
Non era scontato, infatti, confermare Fabio Grosso dopo il mancato raggiungimento dei playoff lo scorso anno. Non accade quasi mai nel nostro calcio. Il presidente Maurizio Stirpe, uno dei pochissimi nel nostro Paese che ha avuto la lungimiranza di investire su stadio di proprietà e centro sportivo, non si è invece lasciato condizionare dai risultati maturati sul terreno di gioco. Tanti fattori possono influire su una stagione, ma i progetti solidi sanno resistere agli imprevisti e affermarsi nel tempo. Il Frosinone non ha vinto per la propria forza, ma per la propria compattezza. Società, dirigenza, staff tecnico e squadra hanno remato nella stessa direzione dalla prima gara dello scorso campionato a oggi.
Tutti i componenti hanno avuto l’opportunità di sbagliare, crescere, migliorare. Senza pressioni nocive, senza ansie controproducenti. Celebrare questo successo non significa limitarsi ad apprezzare l’obiettivo raggiunto, ma tentare di indicare una nuova sostenibile via per interpretare il calcio. Contenere i costi, programmare, saper cedere e investire su calciatori poco conosciuti non permette unicamente di garantirsi conti in ordine, ma è ormai un viatico per la vittoria.