Fedele al Calcio – Giuseppe Rossi, un esempio
Giuseppe Rossi ci riprova: bisogna tifare per lui
Scrivere di Giuseppe Rossi è tanto stimolante quanto complicato, perché si corre il concreto rischio di sciorinare ovvietà, punti di vista noti, accadimenti analizzati nelle più ampie ramificazioni. Raccontarne gli eventi, valutarne le scelte, sottolinearne le difficoltà: una mescolanza di situazioni già esplorate, dunque potrebbe essere opportuno evidenziare altro e non solo la scia della sua traiettoria calcistica.
Non c’è nulla di scontato in Giuseppe Rossi
Giuseppe Rossi: nome e cognomi comuni, da esercizio presente sul libro di matematica. Italo-americano, tanti sogni e altrettanto talento. Un’iniziale parvenza, dunque, di appiattimento, di cose già viste, tanto negli inizi quanto nei vari epiloghi. Ecco, qui c’è il grande punto di rottura con la prevedibilità: l’utilizzo del plurale. La storia di Rossi non è quella di chi ha deciso, colpito dai problemi, di abiurare il proprio calcio.
Quanti potenziali finali ha vissuto Pepito nella pellicola della propria carriera? Tantissimi. Dalle prime tempeste, cui la prospettiva gli ha permesso di uscire, sul suo viaggio si è abbattuto un tornado interminabile, ripresentatosi in maniera ciclica, diventato una sorta di compagno di viaggio, propenso ad abusare continuamente delle intenzioni del calciatore. Rossi ha probabilmente, forse certamente, capito dopo non troppo tempo, perché eccessive sono state le operazioni per non fargli comprendere di dover faticare più degli altri. Ciononostante, soprattutto nelle ultime annate, il classe ’87 non ha mai – mai – pronunciato parole riguardanti l’ipotesi di poter dire stop. A ogni round ha sempre fatto seguire una successiva ripresa, stimolato dalla volontà di avere la meglio sui demoni del passato, la cui presenza non è mai stata gradita, eppure mai resa più voluminosa della speranza. Buttato per terra in tante, troppe occasioni, la ricerca di un destino diverso da quanto il copione sembrava presagire non è stata (fortunatamente) un’opzione contemplata.
Uno dei migliori in Europa
Proprio così: nel corso dell’esperienza al Villarreal, segnata dai primi problemi fisici, Giuseppe Rossi è stato uno dei migliori giocatori d’Europa, oltre a essere senza troppi dubbi il miglior talento italiano dopo la generazione dorata dei Campioni del Mondo 2006. Questo status, ma un simile macigno con cui convivere. Un delicato bilanciamento, sistema di pesi e contrappesi che non hanno permesso a Pepito di vivere interamente la propria carriera ai livelli cui avrebbe meritato, ma che gli ha incredibilmente temprato l’animo, rendendolo a tutti gli effetti un esempio di resilienza con fragorosi lampi di impareggiabile classe nei momenti in cui la vita ha deciso di concedergli fiale di serenità.
Giuseppe, tornando ai giorni nostri, è ripartito, spinto dal suo incontrovertibile movente: la passione. L’ha fatto dalla SPAL, che ha già difeso nella scorsa stagione per quattordici partite. Il desiderio comune è che questo numero si alzi sensibilmente, perché un esempio va salvaguardato e tifato.