Il pensiero del Direttore – Cari tifosi, non è tutto bianco o tutto nero: impariamo (tutti) ad avere pazienza nei giudizi
Premessa: i tifosi, la parte sana, genuina, passionale e non criminale, rappresentano il calcio, l’essenza dello sport ed il motore grazie a cui tutto va avanti. Fatta la doverosa introduzione onde evitare disguidi che comunque ci saranno, sviluppiamo il testo. Al giorno d’oggi appare impossibile, o quantomeno poco frequente, imbattersi in giudizi che non abbraccino […]
Premessa: i tifosi, la parte sana, genuina, passionale e non criminale, rappresentano il calcio, l’essenza dello sport ed il motore grazie a cui tutto va avanti.
Fatta la doverosa introduzione onde evitare disguidi che comunque ci saranno, sviluppiamo il testo. Al giorno d’oggi appare impossibile, o quantomeno poco frequente, imbattersi in giudizi che non abbraccino né il nero totale né il bianco più candido per quanto riguarda il parere sulla proprietà della squadra che si tifa.
In un bipolarismo quasi assoluto, sembra che le 20 proprietà delle squadre di B siano o geni assoluti o mostri da eliminare. Il tema torna in auge, pimpante e d’attualità, col caso Sampdoria.
I tifosi blucerchiati, giustamente, sono i più tirati in causa da questa storia che nel giro di una decina di giorni dovrebbe vedere la fine (dovrebbe). Dinanzi a qualsiasi parere che porti avanti tesi per cui la Samp stia quantomeno facendo storcere il naso alle altre squadra, la difesa a spada tratta (legittima) di Manfredi imperversa sui social e a Genova. Giusto che i tifosi difendano l’operato dell’uomo che ha salvato un club glorioso da una fine indegna ma, suggerimento, non sarebbe meglio aspettare invece di insultare?
Attesa che, duole mettere il dito nella piaga, non hanno avuto i tifosi della Reggina poco più di 365 giorni fa. Sin dalle prime voci di scricchiolii, i tifosi amaranto hanno messo in atto un’elevazione quasi spirituale dell’uomo che aveva salvato la Reggina da Gallo, accusando i colleghi giornalisti che hanno fatto il proprio lavoro egregiamente. Morale (sfortunato) della storia: la Reggina è sparita dal professionismo proprio con al timone l’uomo difeso da tutti, probabilmente troppo fiduciosi di parole prima ancora di vedere fatti.
Se da un lato ci sono casi di bianco candido, dall’altro c’è il nero più scuro. Parliamo del (non) rapporto tra Bari e la famiglia De Laurentiis. Ogni passo, ogni virgola, ogni parola di LDL (che ha preso il Bari in D e lo ha portato ad un incrocio dei pali dalla Serie A), viene criticata, aspramente enfatizzata, rabbiosamente sottolineata.
Così come in tutti i casi della vita la verità, spesso e volentieri, sta nel mezzo. Nessuno è un santo ma nessuno è un diavolo da condannare. Serve un po’ di pazienza ma pare che il calcio abbia dimenticato questa virtù. Si criticano aspramente gli esoneri affrettati per assenza di pazienza e poi gli stessi che criticano questa dinamica sono i primi a parlare (troppo bene o troppo male) prima di aspettare gli eventi.