IL PUNTO SULLE CAMPANE – Benevento già ai playoff; tunnel Salernitana, Menichini per riaccendere la luce
BENEVENTO SALERNITANA – Un Benevento già con la testa alla post-season non chiude con una vittoria davanti al proprio pubblico. Il 3-3 condanna alla retrocessione il Padova. La Salernitana fallisce miseramente perdendo contro il Cosenza, granata risucchiati in zona rossa e pesantemente contestati a fine partita. Ora non resta che vincere a Pescara. Un Benevento […]
BENEVENTO SALERNITANA – Un Benevento già con la testa alla post-season non chiude con una vittoria davanti al proprio pubblico. Il 3-3 condanna alla retrocessione il Padova. La Salernitana fallisce miseramente perdendo contro il Cosenza, granata risucchiati in zona rossa e pesantemente contestati a fine partita. Ora non resta che vincere a Pescara.
Un Benevento sicuro del quarto posto e impossibilitato a raggiungere il terzo scende in campo al Vigorito già col pensiero ai playoff. Col Padova finisce 3-3 e i biancoscudati salutano mestamente la categoria con una giornata d’anticipo. Pulzetti, Coda, Bonazzoli, Caldirola, Baraye e ancora Coda, questa la sequenza di reti. I giallorossi, visibilmente senza stimoli e disattenti, si ritrovano a soffrire e a rincorrere gli ospiti per tutto l’arco del match, non trovando mai il giusto equilibrio in campo e rivelandosi imprecisi e superficiali nel far girare il pallone, ma comunque riuscendo creare palle gol in quantità industriale, sarebbe servito un po’ di cinismo in più. Cristian Bucchi è bravo ad utilizzare il match per aumentare il minutaggio di molti suoi giocatori, e a correggere con i cambi la partita. Volta e Bandinelli sono le note stonate: il centrale è colpevole su tutti e tre i gol, il centrocampista è sottotono. Sempre positivi Viola e Coda, il dieci sta bene fisicamente e le sue giocate non sono mai banali, l’ex Parma sigla una doppietta che lo porta a quota 21 (superato lo score di 20 reti di Ceravolo di due stagioni fa). Bene anche Caldirola, ancora letale di testa, Crisetig e Buonaiuto, entrambi assist man, e Armenteros. Pescara sarà l’ultima tappa prima dei playoff, con la possibilità di dare spazio a chi ha giocato meno e far riposare i titolari.
Col Cosenza doveva essere l’ultima spiaggia, ma la Salernitana capitola sotto i colpi di Garritano al 44’ e Palmiero al 90’, e finisce nelle sabbie mobili. Ennesima prova da dimenticare, squadra senza identità di gioco e senz’anima, sfilacciata e portata sempre a giocare palla lunga. Tanti, troppi gli errori individuali, sprazzi di intensità solo nella ripresa, ma nulla di ragionato o organizzato. Il leitmotiv da quattro partite a questa parte. Mazzarani che chiede indicazioni tattiche al collaboratore Bianchi è lo specchio della mancanza di leadership di Angelo Gregucci, mai in grado di trovare la quadra della squadra. Nell’ecatombe si salvano gli uomini di esperienza e tecnica come Casasola, Rosina (autore del momentaneo 1-1), Mazzarani, Djuric e Calaiò, troppo soli però per cambiare la storia del match. Al triplice fischio scoppia la contestazione del tifo caldo: striscione contro i calciatori, definiti mercenari, tentativo di sfondare le porte di accesso al terreno di gioco e confronto all’esterno, dinanzi al varco atleti, con la squadra. Insulti contro la società (ancora una volta assente) e contro i giocatori, con capitan Schiavi in lacrime. Tutti in ritiro, prima vicino Salerno, poi a Roma e l’ennesimo ribaltone. Benservito a Gregucci e ritorno di Leonardo Menichini che firma un contratto con rinnovo automatico in caso di salvezza. Terza vita in granata per il trainer di Ponsacco, dopo la promozione in B del 2014/15 e la salvezza del campionato successivo ai playout contro il Lanciano, da subentrato. La Salernitana si affida all’usato sicuro. Nella finale di Pescara servono tre punti per non fare troppi calcoli e dipendere dagli altri. L’unico modo per evitare l’epilogo che nessuno immaginava nell’anno più importante della storia del cavalluccio.