Jeremy Menez, una carriera alla ricerca di stimoli: Reggina scelta giusta
JEREMY MENEZ REGGINA – La Reggina non ha intenzione di recitare il ruolo di comparsa nel prossimo campionato di Serie B. La motivazione è da ricercare nelle ambizioni mischiate alla tradizione di una piazza che ha regalato frammenti di notevole calcio alla propria gente e agli appassionati nel corso della propria storia. Il presidente Luca […]
JEREMY MENEZ REGGINA – La Reggina non ha intenzione di recitare il ruolo di comparsa nel prossimo campionato di Serie B. La motivazione è da ricercare nelle ambizioni mischiate alla tradizione di una piazza che ha regalato frammenti di notevole calcio alla propria gente e agli appassionati nel corso della propria storia. Il presidente Luca Gallo ha dimostrato di saper sincretizzare passione e competenza, fondamentali per avviare e condurre un percorso nobile come quello degli amaranto. Era necessario, però, il biglietto da visita per la cadetteria, così da far capire che la lista degli obiettivi sia stata già aggiornata. La risposta è da ricercare in un francese classe ’87 di puro talento. Il nome lo conoscete tutti, il cognome anche.
Jérémy Ménez, soprannominato Houdini (probabilmente l’illusionista più influente tra il XIX e il XX secolo), è approdato in quel di Reggio Calabria nei giorni scorsi. L’entusiasmo della piazza è stato ed è ingabbiato dalla doverosa necessità di abbracciarsi solo virtualmente (in virtù di fatti noti e spiacevoli) per festeggiare l’arrivo di un calciatore dalle rare qualità. Ciò che sa fare Jeremy con il pallone è noto ed è inutile ribadirlo, ma è (si spera) interessante analizzare come la carriera dell’estroso e duttile attaccante sia stata caratterizzata da un perno: lo stimolo. È ciò che il ragazzo ha sempre ricercato nel corso delle esperienze che ne hanno segnato il cammino. Al Monaco era giovanissimo e incantò, alla Roma ha vissuto annate importanti per poi sposare il progetto del nuovo Paris Saint-Germain; il ritorno in Italia, al Milan, da calciatore oramai maturo, una nuova esperienza nella sua Francia e l’improvvisa necessità di sposare nuovi modi di stare al mondo e giocare a calcio completamente differenti: l’Antalyaspor in Turchia, il Club América in Messico.
Un’esperienza, quella nel continente americano, atipica per un calciatore con la struttura di Menez: elegante nelle movenze, a tratti aristocratico nelle scelte ma con l’innata capacità di essere improvvisamente latino. In fin dei conti uno dei suoi pezzi pregiati è la sterzata. Una movenza in campo e un approccio alla gestione della propria carriera che ha reso il transalpino alla costante ricerca di piazze e contesti dover poter continuamente riscoprire la propria passione per il calcio. Il ritorno a Parigi, seppur in seconda divisione con il Paris FC, è la penultima tappa di un viaggio in cui il protagonista, su sua stessa ammissione stava perdendo la prima-citata passione. Non era accettabile per chi come lui, in questo sport ha trovato il mondo e il modo in cui fondere la nobiltà francese e un io piacevolmente infervorato.
La Reggina è la diretta prosecuzione del discorso avanzato: una piazza che cerca un punto di riferimento, una guida in grado di gestire ed elevare una passione che, dopo anni difficili, ha il diritto di tornare ad essere accompagnata da grandi calciatori e altrettanto nobili aspettative. Il connubio sembra essere ad-hoc, al campo la parola. Bienvenue, Houdini.