Garbato, ma non troppo – La surreale stagione del Lecco è uno spot contro i playoff di Serie C
Dietro un risultato sportivo negativo si cela un sistema insostenibile
L’esonero di Alfredo Aglietti via PEC dopo la prova gagliarda col Cittadella e il mistero sul suo successore che potrebbe essere Andrea Malgrati, solo un mese con proroga causa assenza patentino, è l’ultimo tassello di una stagione surreale per il Lecco. Non negativa o sportivamente fallimentare, surreale. Retrocedere anche in malo modo fa parte del gioco, risultare strutturalmente inadeguati invece no. Due allenatori sollevati dall’incarico che a breve diventeranno tre, interviste e litigi coi tifosi del patron Paolo Di Nunno difficilmente difendibili, un organigramma a conduzione familiare ulteriormente impoverito dall’allontanamento del ds Domenico Fracchiolla: tanti elementi che sommati poco c’entrano con la Serie B ma anche con quello che il calcio professionistico dovrebbe essere nel 2024.
Prendersela col fanalino di coda del campionato cadetto è sin troppo semplice, non è sparando sulla croce rossa che il problema si risolve. Le ragioni del grottesco insuccesso hanno radici più profonde, evidenti eppure ignorate da praticamente tutti. Con una Serie C da 60 squadre, i cui parametri finanziari per l’iscrizione sono tutt’altro che stringenti, un numero di club così elevato ammesso ai playoff causa conseguenze pesanti. Basti pensare al fallimento del Foggia, ma anche a quelli di Pordenone e Reggina. Troppo facile arrivare in seconda serie, molto raro che ci siano basi adeguate per affrontarla. In una lega con tantissime crepe e ben pochi esempi di solidità, affidare alla lotteria degli spareggi promozione la quarta promossa amplifica il rischio di premiare con la Serie B realtà che ne minano la competitività.
L’ovvia decisione che nessuno osa prendere consisterebbe nel ridurre sensibilmente il numero di club professionistici con la riforma dei campionati. Mentre gli interessi personali condizionano il futuro del calcio, tuttavia, neppure si trovano accordi per limitare i danni. Permettere a proprietà con pochi soldi, zero strutture (in questo il Lecco fa meglio di molti altri, va detto) e nessuna pianificazione del salto di categoria (e qui i blucelesti sono i primi da citare) non fa bene al nostro sistema. Nel tentativo di rendere televisivamente spendibili e sportivamente appassionanti i playoff si ignora l’esigenza di preservare la Serie B che tanto di buono offre con le proprie eccellenze.