Il calcio italiano ad un passo dalla morte: ecco perché il Lecco deve disputare la Serie B
Pensiero sul Lecco
Venerdì il Consiglio Federale consegnerà nelle mani del mondo della Serie B la decisione su Lecco e Reggina, escluse dalla Covisoc ed in attesa del verdetto in seguito al ricorso. Una situazione che purtroppo si verifica ancora una volta e che, ad ogni giro, si ripresenta sempre in modo differente. Tralasciando la questione Reggina, che non è tema di questo articolo, concentriamoci sul Lecco.
Il Lecco escluso sarebbe la morte del calcio italiano
Quando crediamo di averle viste tutte, annunciando la fantomatica quanto metaforica morte del calcio italiano, ecco che questo sistema ormai obsoleto e che poggia su basi fragilissime regala nuovi picchi verso l’abisso. L’attuale esclusione del Lecco dalla Serie B rappresenterebbe la morte totale e definitiva di un movimento che non trasmette fiducia ai promotori di questo sport: i tifosi.
Negare la Serie B a chi la Serie B l’ha conquistata sul campo per un cavillo burocratico avrebbe del ridicolo; giustamente i fautori de “La legge è uguale per tutti”, alzano la voce chiedendo l’esclusione del Lecco appellandosi al termine “perentorio” in merito alle scadenze. Questo pensiero è rivolto a loro: perché non ci si è mai scandalizzati quando il termine “perentorio” è divenuto facilmente bypassabile da squadre che non avevano i soldi per iscriversi? Le stesse squadre che a campionato in corso hanno poi smesso di esistere trasformando la dinamica più vergognosa dello sport a prassi.
Il lavoro della Lega B in tal senso è di ottima fattura nel corso degli ultimi anni; si sta cercando di ridurre sempre meno casi di disastri economici in corso ma la verità è che la realtà va oltre l’istituzione e s’incunea in sistemi ormai morti che si rifiutano di reagire. Escludere una squadra solida economicamente per una PEC inviata 1 ora, 1 minuto o 1 secondo prima piuttosto che dopo, nel Paese dove falliscono tante squadre ogni anno, è assurdo, antisportivo e sleale.
Le uscita di Paolo Di Nunno, tanto focose quanto dirette, non possono che essere condivisibili; una favola sportiva supportata da una base economica forte che rischia seriamente di non poter disputare il campionato conquistato con passione e sudore dopo 50 anni. L’Italia è il Paese in cui chi ha basi incerte ed oscure viene ammesso ai campionati e chi non invia una PEC in tempo (lo slittamento dei playoff di Serie C guarda caso per problemi economici di altre squadre è per caso colpa del Lecco? Assolutamente no!), è costretta a passare dalle stelle alle stalle.
Non ce ne vogliano tifosi del Brescia, Perugia, Foggia e di tutte le squadre che sognano che a questo giro il sistema marcio vada a proprio favore: il posto in Serie B dev’essere del Lecco. Per buonsenso, perché una PEC non può escludere chi ha tutto in regola in un Paese che premia e sostiene chi in regola non ha nulla. Se diversamente sarà il calcio italiano governato dalle solite maschere politiche che si prendono la scena a suon di supercazzole (pardon), è destinato alla morte che ormai da anni accompagna un movimento supportato solo dalla passione infinita di tifosi che a sorte, in quella che è una roulette russa impazzita, vedono sparire tutti i propri sogni in un’aula di tribunale.