Fedele al Calcio – Marcandalli, difensore moderno che richiama Soriano: giocare con il peccato accanto è rischioso
L'analisi del difensore
Nonostante una classifica al momento precaria, e una serie di risultati zoppicanti, è inevitabile sottolineare come la Reggiana si stia rivelando un interessante laboratorio tecnico, grazie alla valorizzazione di diversi elementi dall’indiscutibile talento: Bianco, Girma, Varela, Vergara prima dell’infortunio al crociato, vari talenti, come Antiste e Melegoni, che stanno cercando di (ri)trovare la luce. La Regia, dunque, sta rapidamente cercando la propria miglior espressione, e per fare questo – come in ogni processo che si rispetti – ha manifestato il bisogno di poggiarsi su alcune colonne: una di queste, certificando ulteriormente i prospetti a disposizione di mister Nesta, è indiscutibilmente Alessandro Marcandalli.
Arrivato in prestito dal Genoa, Marcandalli si è presentato come un prototipo perfettamente compatibile con l’idea contemporanea dell’essere difensore: atleticamente vispo, fisicamente ben strutturato, propositi coraggiosi nel modo di intendere la propria posizione in campo. Il classe 2002 è senza alcun dubbio una risorsa per l’allenatore, perché dotato di strumenti compatibili con l’indole battagliera, a tratti – positivamente – operaia, che gli emiliani stanno cercando di fare propria.
“Un bel cavallo di razza”: così Alessandro Nesta ha definito questo baluardo tanto partecipe nel gioco. Dati alla mano, Marcandalli è il secondo calciatore della Reggiana per numero di passaggi completati, come riferito da fbref.com, dietro solo all’architetto della manovra, ovvero Bianco, che è l’unico a precederlo anche per numero di tocchi (986 a 878, al terzo posto Pieragnolo con 600, distacco che lascia intendere il coinvolgimento del ventunenne) e di carries, ovvero il numero di controlli del pallone. Marcandalli, dunque, è a tutti gli effetti un costruttore di gioco su cui la squadra si appoggia.
Questo tangibile apporto è sporcato da quello che, ad oggi, sembra essere il lato su cui bisogna intervenire in maniera più concreta, ovvero l’eccessiva propensione al rischio, saltuariamente diventata confusione, che porta Marcandalli a rischiare errori fatali (come accaduto, a titolo di esempio, contro Lecco e Brescia). Toccare tanti palloni aumenta il divertimento e la responsabilità, componenti di egual peso nella composizione del puzzle prestazionale. I difensori, scriveva l’iconico Osvaldo Soriano, “si portano il peccato accanto, pronti a commetterlo di nuovo”: ecco, in alcuni frangenti sembra che il Nazionale Under 20 non abbia piena consapevolezza di ciò, avventurandosi in giocate troppo ardenti aggravate da un contestuale abbassamento dell’asticella della concentrazione.
In possesso di mezzi atletici che, come già esplicato, gli cuciono addosso lo status di cardine, anche nei momenti in cui la frazione di secondo di ritardo avrebbe potuto essere fatale, Marcandalli ha spesso trovato il modo di respingere il potenziale pericolo, dovendo inoltre sottolineare le numerose volte in cui ha primeggiato nei duelli (è il calciatore della Reggiana con più duelli aerei vinti, seppur – considerazione da importare nell’analisi, la sua percentuale del 63.1% non scaldi eccessivamente, così come custodisce il primato di intercetti e, ancora una volta, solo Bianco lo scalza nella classifica interna dei palloni recuperati).
Un calciatore, dunque, che ha dei margini di miglioramento tanto nitidi quanto stuzzicanti, perché perfezionando tratti come la sicurezza e la precisione palla al piede, così come il timing degli interventi, la netta sensazione è quella di aver trovato un profilo decisamente compatibile con le necessità tecnico-tattiche dei grandi club. Al tempo, e al lavoro, l’ardua sentenza.