Garbato, ma non troppo – Marino e Mignani specchi per allodole, il Bari è una squadra svuotata
Cambiato l'allenatore, non è cambiata la musica
Nonostante il cambio in panchina deciso dal ds Ciro Polito, il Bari continua a gravitare a centro classifica senza entusiasmare. In un contesto difficile, con una tifoseria decisamente più distante rispetto a quando sognava la promozione diretta in Serie A un anno fa, la dirigenza biancorossa si prepara al calciomercato di concerto con la società con la consapevolezza che per brillare servono innesti e che senza di essi non si può escludere il rischio di un ulteriore e più traumatico tracollo.
A pagare per tutti il 9 ottobre è stato Michele Mignani. L’artefice della riconquista della Serie B andato a pochi secondi dal doppio salto consecutivo attraverso i playoff è stato reputato non idoneo a gestire e valorizzare l’organico messogli a disposizione. Il presidente Luigi De Laurentiis anche oggi ha confermato la bontà della propria scelta nel corso della conferenza natalizia, ma i numeri dicono altro. Pasquale Marino, pur provandole tutte dal punto di vista del sistema di gioco e degli uomini, non ha invertito il trend.
La stessa definizione del nuovo mister del proprio gruppo, “una squadra normale”, racconta a pieno la profonda distanza tra una dirigenza convinta di aver allestito una rosa più competitiva dell’anno precedente e due diverse guide tecniche chiamate a fare i conti con il tutt’altro che strabiliante rendimento degli uomini di cui dispongono. Nonostante risultati ultimamente negativi, la scelta del club è stata adesso di continuità: Marino, pur con scarsa fiducia, resta e si tenterà di supportarlo con un calciomercato adeguato al suo calcio.
Concentrarsi, tuttavia, su chi allena è un chiaro strumento di distrazione di massa. Al netto delle dichiarazioni di facciata, il calo qualitativo da un anno all’altro è evidente. Se Giuseppe Sibilli è stata una mossa indovinatissima e si sta sdoppiando in 9 e in 10 dando la fantasia che ci si aspettava da Mattia Aramu e Jeremy Menez e i gol che si prevedevano da parte di Marco Nasti e Davide Diaw, attorno poco o nulla ha funzionato. Una difesa confermata in blocco e non ringiovanita e un centrocampo spolpato non soltanto di qualità ma anche di muscolarità sono la cartina tornasole di un progetto che non ha funzionato.
Sia Michele Mignani che Pasquale Marino, da allenatori navigati e competenti, hanno limitato i difetti nei limiti delle loro possibilità. Miracoli, però, è impossibile farne. Il Bari è una squadra svuotata, spenta, prevedibile, dipendente dai singoli e dagli episodi, estremamente incline alla tristezza calcistica. Per cambiare le cose serviranno tanti colpi oculati e funzionali, come promesso da De Laurentiis.