Mattia Valoti e la netta visione dell’attimo
“L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento“. Stephen Hawking, evitando banali e probabilmente irrispettose (ri)presentazioni, ha trasmesso – tra le tante cose trasmesse – al mondo, alla vita e di conseguenza (nel nostro caso) al calcio un concetto dalla straordinaria profondità. In una fase dove, con differenti tempi e modi di accettazione, questo sport […]
“L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento“. Stephen Hawking, evitando banali e probabilmente irrispettose (ri)presentazioni, ha trasmesso – tra le tante cose trasmesse – al mondo, alla vita e di conseguenza (nel nostro caso) al calcio un concetto dalla straordinaria profondità. In una fase dove, con differenti tempi e modi di accettazione, questo sport sta conoscendo e comprendendo l’importanza della fluidità tattica, strategica e cognitiva, l’adattamento e i comportamenti emergenti diventano pane quotidiano da spezzare e dividere tra chi gioca, chi allena, e chi commenta.
Il calcio, certamente complesso e altrettanto neuroplastico, con il progredire degli studi e l’apertura mentale e interdisciplinare che la narrazione tenta di favorire, sta eradicando la stagnazione che per anni ha accompagnato la definizione di un calciatore in quanto esecutore di un ruolo con l’immediato – e sterile – collegamento sulla descrizione tecnico-tattica di quest’ultimo. I calciatori moderni (o contemporanei?) possono e devono essere più cose all’interno della stessa partita, nel doveroso e funzionale rispetto delle caratteristiche. Mattia Valoti e il Monza ci aiutano a saggiare ulteriormente questa strada.
Seconda stagione consecutiva in doppia cifra e uno status da top player della Serie B ampiamente consolidato. Questa la principale restituzione garantitaci da una semplice osservazione dei numeri del classe ’93. Come ampiamente noto, i dati accompagnano l’analisi, spesso la certificano, ma non ne esauriscono la portata. Valoti non è solo gol, è tanto altro.
Nel fluido e organizzato Monza di Giovanni Stroppa, che tanto bene sta facendo, Valoti ha funzioni prominenti. Nel 3-5-2 di partenza, la miope identificazione di mezzala viene allargata dal carico funzionale che contraddistingue il talento cresciuto tra Albinoleffe e Milan. Il gioco dei brianzoli è fortemente interrelato, dinamico e focalizzato su svuotamento e conseguente riempimento degli spazi. La partecipazione è collettiva e non passiva, la situazione va letta e interpretata, così come le relazioni tra i calciatori devono essere continuamente aggiornate. Per un Dany Mota che si abbassa, c’è un Ciurria che invade; per un Carlos Augusto che esonda internamente, c’è un Molina che fissa in ampiezza così da offrire possibili, ulteriori, sviluppi; per un Gytkjaer che esce a giocare, c’è proprio un Valoti che entra: concetti tattici favoriti da una tangibile chimica creatasi tra i giocatori, in una sommatoria di meriti da attribuire tanto a quest’ultimi quanto al sapiente lavoro dell’allenatore.
La varietà delle possibilità che Valoti afferra e implementa è ancora più ampia, dato che non di rado è possibile notarne l’ulteriore abbassamento accanto al playmaker, solitamente Barberis, così da essere immesso in misura maggiore nella zona nevralgica del campo e, al contempo, consentendo a Ciurria di guadagnare qualche metro in avanti e poter così eventualmente incidere con la qualità e l’esplosività che elargisce. Non è un aristocratico, Valoti. Non parliamo di un concentrato di estro e genalità, peculiarità solitamente riconosciute a chi, come lui, indossa la numero dieci. In apertura abbiamo sottolineato la necessità di allontanarsi dai paradigmi oramai vetusti del calcio, qui lo ribadiamo: il calcio di Valoti è totalmente avverso alla teoria dell’etichettamento calcistico. Mattia non va codificato da parte di chi lo vede e ne racconta le gesta, bensì ne va compresa e apprezzata la propensione alla lettura, a quella sorta di recepimento che Gianni Brera (aedo del Santo Catenaccio, locuzione indiscutibilmente lontana dalla fluidità tattica odierna e collegabile al calciatore che stiamo raccondando, a ulteriore testimonianza di come la letteratura di questo sport è una perenne mescolanza che non riusciamo totalmente ad afferrare) definiva “la netta visione dell’attimo“.
Valoti sa associarsi ma sa soprattutto che, per farlo ottimamente, deve leggere la situazione e occupare spazi funzionali alla possibilità di creare situazioni pericolose: una dinamica di gioco in cui si sta mostrando superbo. Monza gongola, trascinata dal proprio Dieci: probabilmente atipico, certamente moderno, indubbiamente efficace.