Garbato, ma non troppo – La certezza del Bari è Michele Mignani
L'allenatore è il punto fermo di una squadra che ha cambiato abbastanza
Dietro la promozione in Serie B e quella in Serie A sfuggita al Bari nei fatali minuti di recupero col Cagliari c’è il maniacale lavoro di Michele Mignani. L’allenatore, confermato per volontà del ds Ciro Polito, è il punto di riferimento di un ambiente che ha perso uomini e sicurezze. La squadra non ha però smarrito la propria identità ed è ripartita da dove aveva terminato. Pochissimi gol subiti, una compattezza incredibile e 0 sconfitte nelle prime 4 partite. Difficilmente ha espresso nel percorso cadetto un calcio esaltante per un tempo prolungato, ma la forza della compagine biancorossa sta in altre caratteristiche. Se passando da Elia Caprile a Brenno tra i pali i dati difensivi sin qui non mutano vuol dire che ci sono aspetti più rilevanti dei valori individuali dietro il rendimento dei pugliesi.
L’enorme capacità del mister è quella di far rendere ogni calciatore al massimo delle proprie possibilità mostrandosi molto flessibile, al di là del sistema di gioco, ad accogliere le caratteristiche di ciascuno al fine di renderle funzionali ai risultati collettivi. Se il leader della difesa è capitan Valerio Di Cesare è chiaro che la linea non potrà essere altissima per consentirgli di non affannare. Ciò non impedisce a un terzino di spinta come Mehdi Dorval di mettersi costantemente in mostra in proiezione offensiva, grazie a un centrocampo sempre molto accorto e pronto a schermare. Per sostenere i tanti calciatori di estro offensivo presenti quest’anno in rosa è chiaro che la mediana spesso risulti un po’ bloccata, ma data la composizione della rosa non esiste altra soluzione per essere equilibrati.
In attacco la speranza di Mignani è quella di ripetere quanto di buono dimostrato nella gestione di Walid Cheddira. Marco Nasti ha altre caratteristiche e, a oggi, meno gol nelle gambe. Ma di strade alternative non mancano. Giuseppe Sibilli, talentuoso ma discontinuo, ha fornito prove di notevole e inattesa costanza. Gregorio Morachioli deve crescere fisicamente, ma ha sempre trovato la mattonella per accendere il proprio estro. Ogni elemento è messo nella porzione di campo in cui può far più male. Lo sa bene Mattia Aramu, la cui carriera stava appassendo prima di trovare il mister a Siena. Con lui si è rilanciato e poi a Venezia ha conquistato e disputato la Serie A. Adesso che ha vissuto un’altra stagione complicata al Genoa ha deciso di ritrovarlo in un contesto nuovo per trovare i vecchi stimoli. Dalla sua visione e dalle giocate che proporrà passeranno molte delle ambizioni del Bari. Un club che si è abituato ad avere grandi aspettative sui propri calciatori perché chi li schiera in campo è un maestro assoluto nel valorizzarli.