Garbato, ma non troppo – Modena, dal metodo Vaira al lodo Bisoli: dov’è finita l’idea di calcio dei Rivetti?
Cambio di linea che appare repentino
Il Modena ha concluso questa stagione compiendo una scelta che appariva per certi versi inevitabile: l’esonero di Paolo Bianco. Da quel momento in poi, tuttavia, la società si è mossa in delle direzioni poco inerenti al progetto che la famiglia Rivetti ha dimostrato di voler costruire nell’ultimo triennio. Moreno Longo sembrava un sostituto più in linea con le idee del club rispetto a Pierpaolo Bisoli, ma è comprensibile che la reciproca paura di proprietà e mister legata alla classifica difficile abbia fatto propendere per l’ingaggio del secondo. Altrettanto legittimo che l’ex Südtirol abbia chiesto un margine di manovra maggiore rispetto al solo finale di stagione, ma procedere con un contratto fino al 2025 è stato un segnale percepito subito come ambiguo.
Complicato, infatti, immaginare come la programmazione lenta e meticolosa del ds Davide Vaira, volta al rafforzamento della rosa mediante calciatori giovani e di proprietà, si sposasse con la richiesta di esperienza e personalità di un allenatore che ha sempre dato il meglio di sé con calciatori nel pieno della maturità. Instant team da una parte, visione a medio-lungo termine dall’altra. Ciò che davvero stupisce, però, è che la sinergia tra le operazioni del dirigente e il modo di pensare calcio di Carlo Rivetti è stata inossidabile lungo il tragitto compiuto. Ora è cambiato tutto: Vaira ha lasciato il giorno dopo l’emergere di riflessioni su Bisoli, che è stato blindato dalla società emiliana. Il nuovo ds è stato individuato già nei ranghi della società e corrisponde al nome di Andrea Catellani. Bisogna attendere i movimenti di mercato per dare conferma a quella che al momento è un’idea anche se invasiva, ossia che la maggior parte dei poteri siano stati accentrati nelle mani del tecnico.
Chiedersi se sia giusto o sbagliato senza neppure poter analizzare sviluppi concreti è un esercizio retorico e anche presuntuoso, ciò che è legittimo domandarsi è come si sia arrivati sin qui. Miriadi di interviste riguardo vision e mission del Modena sono state rilasciate negli anni dal Presidente e dai suoi uomini più vicini. Un anno fa è stato salutato un professionista di livello elevatissimo come Attilio Tesser per ingaggiare anche in panchina un profilo più vicino ai propositi societari. In un calcio mordi e fuggi i Gialli figuravano come una realtà destinata a crescere attraverso la scoperta, la cura e la valorizzazione dei propri asset più importanti: i calciatori. A livello infrastrutturale sono stati messi in campo progetti importanti per un modello di sport che metta al centro il settore giovanile, tutto sin qui è andato in una direzione precisa.
Basta davvero una singola esperienza negativa per mettere in discussione tutto? Con Bianco non ha funzionato nulla da gennaio in poi, ma i mister passano e le idee restano. Se si hanno intenzioni ben chiare riguardo a come sviluppare un club non ci si può far condizionare da annate storte. La sensazione è che si sia cambiata pelle repentinamente, senza prendersi il necessario tempo per ragionare sulle conseguenze o anche semplicemente per porre le basi per un’alternativa. L’identità è un valore importante per un’impresa sportiva, a seguito delle scelte prese adesso è piuttosto nebulosa.