Parma, la barca è in balia delle onde: poca esperienza in panchina e scarsa unità di gruppo?
FOCUS PARMA – In 13 giornate il Parma ha raccolto 17 punti, con 17 gol segnati e 18 subiti. Score negativo inferiore, tra le squadre partite con l’ambizione Serie A, solo a quello del Crotone. I numeri possono aiutare a spiegare il momento critico di una squadra, ma ciò che preoccupa soprattutto i tifosi è […]
FOCUS PARMA – In 13 giornate il Parma ha raccolto 17 punti, con 17 gol segnati e 18 subiti. Score negativo inferiore, tra le squadre partite con l’ambizione Serie A, solo a quello del Crotone. I numeri possono aiutare a spiegare il momento critico di una squadra, ma ciò che preoccupa soprattutto i tifosi è l’amara sensazione di essere spesso “ostaggio” degli avversari. Nella sfida contro il Cosenza, i ducali hanno disputato un buon primo tempo trovando anche la rete del vantaggio in bello stile. La ripresa, però, è stata un autentico supplizio: i padroni di casa si sono sciolti come neve al sole, concedendo il fianco all’assedio dei silani. È solo grazie ad un campione senza età come Gigi Buffon che la barca non è affondata. Qualche campanello d’allarme era già arrivato: al “Via del Mare” di Lecce, infatti, il Parma dopo il primo gol è sparito e Coda ha fatto ciò che voleva, infierendo su un avversario completamente impotente.
MARESCA, TROPPA PRESSIONE E POCA ESPERIENZA
Sicuramente in Italia c’è un problema: agli allenatori viene dato poco tempo per poter lavorare e poter esprimere al meglio le proprie idee. 13 giornate sono poche per tracciare un primo bilancio, ma non si può far finta di nulla dinanzi ai freddi numeri e alle prestazioni in campo. Della proposta di Maresca – che tanto bene ha fatto nella sua precedente esperienza con l’Under 23 del Manchester City – la squadra non ha recepito nulla. I riscontri in campo, invece di migliorare, peggiorano: 6 tiri contro i 16 del Cosenza nell’ultima gara interna devono far riflettere. La posizione in classifica parla chiaro: i crociati si trovano ad appena tre punti dalla zona play-out. Il tecnico ne è consapevole, come testimoniano le sue parole:
“Difficile capire il perché di questi cambi. Nella prima mezz’ora siamo stati simili alla partita col Vicenza. A fine primo tempo abbiamo provato ad aggiustare qualcosina, poi nel secondo tempo siamo spariti. Non so se fosse la responsabilità di obbligo di vincere, dopo una brutta sconfitta, volendo dare una risposta alla gente e a noi stessi.
Classifica? I risultati dicono questo, che siamo in difficoltà. Ci sono diverse cose che non vanno, oggi la responsabilità è mia e ho provato a caricare la gara in modo in cui c’era l’obbligo di doverla vincere. Vincere era positivo per noi che per l’ambiente, ci riavvicinava a dove pensavamo di arrivare. Non so se questa responsabilità abbia influito, non è solamente oggi. Sono passate tredici gare, se la classifica è questa c’è più di qualcosa che non va. Il Cosenza poteva assolutamente vincerla. Ci sono state due partite nella stessa gara. Hanno creato più occasioni di noi.
Quanto sente questa responsabilità? Io sono l’allenatore di questa squadra e ne sono il responsabile. Se le cose funzionano e vanno bene, l’allenatore non sbaglia, quando tutto non va l’allenatore ha torto. Non ho fatto caso allo striscione, ma devo dire che ai tifosi c’è da dir poco, anche oggi nel secondo tempo hanno provato ad aiutarci.
Come si spiega questi problemi? Tattico non credo. Siamo partiti in un modo per agevolare e trovare soluzioni in momenti delicati. Abbiamo modificato qualcosa, dal punto di vista mentale ci sono grosse difficoltà per diversi motivi. Mi prendo la responsabilità io, per averla caricata così. Non è comprensibile che la prima mezz’ora abbiamo controllato, loro avevano tirato poco”.
Da qui emergono diversi concetti: carica eccessiva nel preparare la gara, troppa responsabilità scaturente dall’obbligo di vincere, grossi problemi dal punto di vista mentale. Maresca sta riscontrando, quindi, delle difficoltà nella preparazione mentale della squadra. Lo stesso Vazquez ha sottolineato la paura di vincere. Un verbo troppo pesante forse per un cantiere aperto come quello emiliano. La piazza e la proprietà si aspettavano un inizio ben diverso.
Le colpe del tecnico, con tutte le attenuanti del caso, sussistono: Maresca non riesce a toccare i tasti giusti, anzi i moniti di “guerra” (“Dobbiamo vincere a tutti i costi”) sortiscono l’effetto opposto e la sua poca esperienza è evidente nella gestione in corsa dei 90′ e nelle scelte di formazione spesso azzardate. Dal punto di vista tattico, infatti, l’iper offensivo 4-1-4-1 schierato contro il Cosenza è stato disastroso. Un solo centrocampista a protezione della difesa (Sohm e Schiattarella sono entrati nel secondo tempo), le posizioni ibride di Vazquez e Brunetta, l’eccessiva distanza dalla porta di Tutino e Mihaila: castello fragile, sorretto dal solo Buffon.
INVESTIMENTI IMPORTANTI, MA SCARSA UNITA’ DI GRUPPO
La paura di vincere, poi, può fare la differenza in negativo, diventanto un tarlo che assilla la mente dei giocatori, portandoli a non giocare leggeri e a confidare poco nel compagno o nel Mister. In tal caso i moduli contano relativamente. Sul campo si è vista anche una fame nettamente diversa tra Parma e Cosenza: sulla base dei pronostici di inizio stagione, avvalorati dall’imponente differenza tra il monte ingaggi e gli investimenti fatti, nessuno avrebbe puntato 1 euro sul pareggio né tantomeno sull’andamento della gara tutto a favore degli ospiti. È sulla dignità professionale che deve puntare Maresca, perché non è spiegabile che lo stacco tra teoria e pratica, tra carta e campo sia così elevato. Questa squadra, inoltre, manca di leader. Dietro Buffon c’è il vuoto. Anche l’apporto di Vazquez è misero, frutto di un isterismo costante che condiziona la sua resa dentro e fuori dal campo. Lo stesso Schiattarella è apparso molto nervoso, a testimonianza di uno stato d’animo interno al gruppo. La base del successo si costruisce nello spogliatoio, e l’avere giocatori con un certo status non porta automaticamente a vincere (il Monza dello scorso anno insegna). La B è fatta di corsa, sudore, concretezza.
Strettamente correlato a tale problema è la confusione di Krause. Il presidente americano ha cercato di portare una ventata d’aria fresca, ma i risultati della sua gestione sono fin qui molto deludenti. Ha speso tanto, ma senza un criterio logico preciso: il Parma è molto giovane e ciò è un bene, ma il processo di internazionalizzazione della rosa è stato troppo veloce. Sono tanti gli Under 21 stranieri che non conoscono bene il campionato, parlano lingue diverse, sono abituati ad un altro tipo di calcio. Ne viene fuori una Babele di culture che genera difficoltà nella comprensione, nella comunicazione e, di conseguenza, si riflette sull’unità di gruppo. Infine, manca una figura che faccia da collante tra società e tifosi.
Il tempo per recuperare c’è, ma è necessario l’aiuto di tutti.