Il pensiero del Direttore – La Serie B va studiata ed onorata: ecco perché il campionato va esaltato e non deriso
L'editoriale del Direttore
La Serie B non è competitiva. Questa affermazione (falsa) riecheggia da tempo e riemerge a cadenza regolare quando si cerca di sminuire (senza riuscirci) un movimento che è una mosca bianca di spettacolarità in un calcio italiano che ripropone ciclicamente il suo triste copione da quando è stato inventato il pallone nel Belpaese.
Provare ad immaginare l’andamento della Serie B ad inizio anno è impresa ardua e complessa per chiunque. Dalla prossima stagione in poi provate tutti a pronosticare i piazzamenti finali, le sorprese, le delusioni, i calciatori decisivi e quelli più deludenti: il risultato sarà un imbarazzo totale nel leggere i vostri pronostici a distanza di 9 mesi.
La Serie B è uno spettacolo costante di incertezza, sorprese, partite tirate sino alla fine che si alternano a partite ricche di gol. È il campionato in cui all’ultima giornata da salva senza passare dai playout ti ritrovi in Serie C direttamente; è il campionato in cui all’ultima giornata ci sono tre o quattro squadre che possono andare in Serie A e quello in cui in 9 campionati su 10, alla 38esima giornata, le squadre con ancora obiettivi sono sempre almeno 14/15 su 20 (tradotto: nessuna partita inutile).
Tutto questo, per alcuni, è basso livello, talmente basso che non merita attenzione o approfondimento. Ognuno è libero di affermare ciò che vuole ma, prima di farlo, bisognerebbe conoscere il tema. Prendere in oggetto un paragone illogico come il confronto tra i rendimenti di Girona e Palermo per sentenziare, sghignazzando, che la B non è “molto difficile” come affermano tutti gli allenatori italiani, è opera ingiusta, ingenerosa, presuntuosa e senza conoscenze di base. La Serie B prepara e forgia calciatori pronti sin da subito per fare bene in Serie A e non solo.
I casi eclatanti
Senza andare a ritroso di troppi anni, in un confronto che porterebbe quasi imbarazzo in coloro che imbracciano le armi della non conoscenza per portare avanti la crociata contro la Serie B, basta osservare la rosa dell’Italia campione dell’europeo, contare coloro che si son fatti le ossa in B e provare l’imbarazzo succitato.
Altra dimostrazione lampante, e più attuale, è quella di calciatori che nel giro di pochi mesi passano dalla Serie B alla Serie A non subendo il passaggio ma, anzi, esaltando le proprie doti.
È il caso eclatante di Gudmundsson, quello multimilionario di Dragusin, quello di Frendrup nel mirino di Klopp o di Gatti, il ‘cattivo’ della Juve che ricorda Chiellini ma che nessuno ricorda essere stato pescato da Angelozzi (in B) dalla Serie C.
Daniel Boloca al Sassuolo sembra un veterano (sempre scoperto da Angelozzi che lo ha pescato dagli svincolati dopo che nessuno si era accorto di lui per ben due volte); il Lecce ha ricavato da Hjulmand una cifra record mentre Guglielmo Vicario il miglior portiere italiano da un anno a questa parte, con buona pace per Donnarumma, è esploso proprio in Serie B come Wladimiro Falcone, illegale nell’annata a Cosenza, o Carnesecchi, titolare della realtà più bella del calcio italiano e dominatore tra Trapani e Cremona.
Vincenzo Italiano, allenatore finalista europeo alla prima apparizione in Europa in carriera, ha mostrato le sue qualità enormi in Serie B vincendo un campionato con lo Spezia con una squadra partita per salvarsi.
Conclusione di questo editoriale-sfogo: la Serie B va osservata e rispettata, studiata ed onorata perché, negli ultimi anni, le storie più belle del nostro calcio affondano le radici in un campionato che non è “Girona vs Palermo”, ma è l’unione di centinaia di storie che meritano di essere studiate e non sghignazzate.