Il pensiero del Direttore – Umili e vincenti o miracolati e presuntuosi: la spaccatura quasi universale degli allenatori moderni
L'editoriale
Umili e vincenti o miracolati e presuntuosi: non è un’equazione matematica certa ma, nella maggior parte dei casi, gli aggettivi sopracitati vanno accoppiati come sono stati scritti. Il filone su cui è possibile applicare qualche riflessione è quello degli allenatori della nuova generazione, freschi di idee, che hanno lasciato da relativamente poco il loro status da calciatore e che ora danno gioie o infliggono danni su una panchina.
Questo nuovo filone si lega a doppio filo a quello degli ex Campioni del Mondo nel 2006 che, salvo qualche rara eccezione e momenti sporadici, è uno dei più ingiusti di sempre in relazione alle occasioni immeritatamente ricevute e ai risultati (non) ottenuti. Tra questi, ovviamente, ci sono le eccezioni il cui gruppo è saldamente capitanato da Filippo Inzaghi.
SuperPippo dopo esser stato catapultato sulla panchina del Milan ha applicato due principi usati anche da calciatore: umiltà e fame. È ripartito dal basso ed è risalito in alto, a più riprese, vincendo e non per fasullo diritto divino. Le sue esperienze in A non sono mai state esaltanti ma i suoi impatti in Serie B sono allucinanti e quasi scientifici. Inzaghi trasporta con sé tutte le piazze, infiamma quelle già calde ed anima quelle tiepide.
Ottiene risultati, vince (dove per vincere in questo senso si annoverano anche risultati incredibili come i playoff con la Reggina poco prima di tutto ciò che è poi successo) e soprattutto dimostra capacità di adattamento a squadre più o meno forti.
All’altro filone, invece, appartengono allenatori di tutti i generi. Dai vecchi santoni ai presunti depositari della nuova verità fino ai miracolati. Un mix di tecnici scarsi che, quasi sempre, abbinano la presunzione alle loro doti non proprio eccelse. Dalla Serie A alla Serie C, limitandoci al professionismo, ci sono esempi su esempi. Squadre forti a chi non sa allenarle, squadre poco attrezzate a chi invece è chiamato al miracolo e magari si gioca una carriera. Perché, tendenzialmente, chi è presuntuoso è anche miracolato (o ben rappresentato) o viceversa. Negli ultimi anni di quasi tutte le panchine assegnate a “sorpresa” a profili con zero esperienza nessuna o quasi ha avuto sorte né ha visto un progetto obiettivamente interessante.