Pordenone, s’intravedono spiragli di luce
PORDENONE SPIRAGLI DI LUCE – La sorpresa più bella della serata di ieri si chiama Pordenone. Se torniamo con la mente alle stagioni scorse (specie quella di due anni fa), non dovrebbe essere una notizia, invece, considerando il buio calato sull’ambiente in questo avvio di campionato, lo è: i Ramarri hanno ottenuto la prima vittoria. […]
PORDENONE SPIRAGLI DI LUCE – La sorpresa più bella della serata di ieri si chiama Pordenone. Se torniamo con la mente alle stagioni scorse (specie quella di due anni fa), non dovrebbe essere una notizia, invece, considerando il buio calato sull’ambiente in questo avvio di campionato, lo è: i Ramarri hanno ottenuto la prima vittoria. E lo hanno fatto in modo convincente.
Ci sono voluti tre cambi in panchina e ben 15 giornate, francamente troppo per chi vuole ancora una volta mantenere la categoria. 7 punti rappresentano un bottino misero, ma da qualche parte bisogna pur iniziare. I segnali i ragazzi di Tedino li avevano già dati allo “Stirpe” di Frosinone, passando in vantaggio per 2-1 e facendosi riprendere solo nei secondi finali. Contro l’Alessandria c’è stata la conferma definitiva che il “malato è sulla via della guarigione”.
UNA GARA AI LIMITI DELLA PERFEZIONE
Salvo qualche sbavatura nel primo tempo, che poteva costar caro, il Pordenone ha condotto la gara con la forza di una squadra in salute, fisica e mentale. Tutti hanno giocato bene, nessuno escluso. Da Perisan, super in diverse occasioni, a Butic, che ha fatto reparto da solo svariando su tutto il fronte offensivo e lasciando spazio agli inserimenti dei compagni. Su uno di questi infatti, Pinato, servito col contagiri da un Pasa in grande spolvero, l’ha messa dentro, trovando il primo sigillo in stagione.
Da elogiare le grandissime prestazioni di Zammarini e Falasco, i quali hanno garantito equilibrio, sostanza e copertura difensiva, senza mai scomporsi; l’impatto in corsa di Jacopo Pellegrini e Sylla, entrati sul rettangolo verde con la voglia di spaccare il mondo e con la grinta di chi può dare tanto alla causa; i 20′ di sacrificio, sudore, lotta di Kupisz, cui solo una gran parata di Pisseri ha negato la gioia del gol.
Fino ad arrivare al protagonista principale: Michael Folorunsho. Ha iniziato la partita con nervosismo, venendo ammonito al 7′ per un brutto fallo su Parodi, ma è uscito fuori alla distanza: quando ha la palla tra i piedi è difficile portargliela via, riesce ad imprimere ritmo alla gara e l’impressione è che le manovre offensive della squadra dipendano tanto dalle sue giocate. Il secondo gol è un sunto della classe cristallina del brasiliano: finta col destro per disorientare Di Gennaro e puntata da calcetto per battere sul tempo l’uscita a valanga di Pisseri. Il tutto in un fazzoletto.
Alla base della prima vittoria, non bisogna trascurare il lavoro di Bruno Tedino. Conosce benissimo l’ambiente ed è benvoluto dai tifosi. Accettare la panchina neroverde in una situazione quasi catastrofica non era né semplice, né scontato, subentrare – dopo i due esoneri di Paci e Rastelli – instillando in poco tempo il proprio credo, tanto meno. Già per questo gli va dato merito, la passione e l’ottimismo sono innegabili come testimoniano le sue parole post gara: “[…] La sconfitta con l’Ascoli avrebbe stordito un elefante, invece ci siamo rialzati e siamo ancora vivi. Questo gruppo si merita quello che piano piano sta arrivando, è il frutto di un lavoro di 45 giorni che finalmente adesso ci regala la prima gioia. Speriamo sia l’inizio di qualcosa di nuovo, ci proveremo fino in fondo”
L’obiettivo è quindi dare continuità, provare a rendere possibile l’impossibile, impresa meno ardua del previsto quando si rema tutti nella stessa direzione. Ed è ciò che è successo ieri sera al “Teghil”.
Nel buio pesto, s’intravedono spiragli di luce.