Garbato, ma non troppo – Ternana, che caos. Dopo anni di proclami, tante cessioni e molti dubbi
Editoriale sulla Ternana
L’era Unicusano a Terni è stata segnata da grandi ambizioni a cui non sono corrisposti grandissimi risultati. Dalla prima stagione in Serie B vissuta in modo eccentrico e culminata con la retrocessione agli ultimi due campionati cadetti consecutivi, la costante è stata l’iperesposizione dell’ex presidente e ora sindaco della città Stefano Bandecchi. Proclami non sono mai mancati, ma l’assenza di una programmazione certosina e improntata alla sostenibilità ha pesato nel passato e adesso che il club è stato ceduto a PharmaGuida (attorno a cui gravita l’ombra di Massimo Ferrero) pesa ancora di più. L’obbligo al disimpegno dettato dal conflitto d’interessi successivo alla nomina di Primo Cittadino si somma ai problemi dell’università emersi prima del mercato di gennaio.
La Ternana adesso fa i conti con una rosa in là con l’età su cui grava un monte ingaggi elevato. Tanti calciatori di ottimo pedigree ma in fase calante, che hanno illuso oltremodo l’ex proprietario. Per due anni Bandecchi ha parlato di Serie A, per due anni ha ottenuto una salvezza tranquilla. A farne le spese è stato Cristiano Lucarelli, ritenuto responsabile della mancanza di risultati pretesi a mezzo stampa. L’allenatore, artefice di una promozione in B leggendaria, si è schiantato contro i limiti del proprio organico e dell’ambiente. A nulla è valso l’interregno di Aurelio Andreazzoli (richiamato per il campionato che verrà dopo le dimissioni), incapace nonostante il proprio enorme bagaglio di migliorare il rendimento dei rossoverdi. Il presidente è rimasto della sua idea: gli sforzi fatti bastavano per puntare in alto.
Nel calcio, però, gli esborsi economici spesso ostentati ben poco incidono sui risultati. Serve visione, occorre scouting, è necessaria inventiva. Limitarsi a ingaggiare top player per la categoria e amalgamarli senza troppi presupposti a reduci della promozione e calciatori medi non è garanzia di successo, ma un esperimento poco ispirato. Adesso saranno altri a dover cambiare rotta. La linea è chiara: cessioni in abbondanza, anche dei migliori, per finanziare le operazioni in entrata. Un epilogo certamente triste, ma inevitabile per provare a dare linfa nuova spendendo in maniera razionale e contenendo i costi infruttuosi. Una scelta obbligata dopo anni all’insegna dell’approssimazione tecnica.