L’opinione – Tutino e il Palermo, questione di complementarità: perché sarà un binomio di successo
Tra i trasferimenti più importanti di questa sessione di calciomercato, l'approdo in rosanero dell'attaccante possiede tutte le credenziali per stupire
Non giriamoci intorno. Finora il colpo più importante della sessione invernale di calciomercato – almeno per ciò che concerne la Serie B – l’ha messo a segno il Palermo assicurandosi un profilo di spessore quale Gennaro Tutino nell’ottica di rafforzamento del proprio reparto offensivo, la cui ampiezza si è assottigliata progressivamente in seguito all’infortunio di Elia e alla partenza di un simbolo della rinascita come Floriano.
Con le dovute premesse, questo approfondimento non intende assolutamente predire il futuro col rischio di infrangersi su previsioni che rischierebbero di non essere pienamente rispettate. È palese e cristallino, però, che il calcio non sia una scienza esatta, garantendo contemporaneamente la soggettività delle interpretazioni di tutte le sfumature che il gioco del pallone ci ha regalato. Per certi versi, la diversità di opinioni si è rivelata essere una costante nel trasferimento in Sicilia dell’estroso attaccante napoletano, assoluto protagonista della bilancia che contrappone gli apprezzamenti – in gran parte provenienti dalla tifoseria rosanero – all’alone di indifferenza alimentato dalla non entusiasmante esperienza di Parma. Oggi, però, ci sbilanceremo perorando la causa del “pro”.
PERCHÈ SARÀ UN BINOMIO DI SUCCESSO
L’approdo di Tutino in rosanero ci trasmette immediatamente l’impressione di un’operazione praticamente perfetta, innestandosi nel posto giusto al momento giusto. Circostanza non banale se prendiamo atto della poca predisposizione del calciomercato invernale allo sviluppo di trattative potenzialmente in grado di mutare le sorti e le ambizioni di un club a campionato in corso. Ebbene sì, ci ritroviamo di fronte a questa prospettiva articolata in tre precise convinzioni:
- IL PALERMO HA BISOGNO DI TUTINO
Come una tessera di cruciale importanza per il completamento del puzzle. Se riavvolgiamo il nastro – analizzando le prime performance offensive della squadra di Corini – non faremo altro che constatare la presenza di lacune strutturali, evidentemente non colmate dal rinnovamento avanzato dal City Football Group. Insindacabile la dipendenza dalla vena realizzativa di Brunori, leader indiscusso sotto ogni punto di vista. Da rivedere, però, è la coralità degli altri interpreti al servizio del bomber. Nonostante l’impegno, il sacrificio e l’attitudine al guizzo vincente degli esterni Di Mariano, Valente ed Elia, l’iniziale adozione del 4-3-3 ha messo in risalto un vero e proprio vuoto tattico isolando il bomber e privandolo di una spalla su cui appoggiarsi nelle vie centrali, costringendolo così a scontrarsi con la fisicità dei difensori avversari. Una palese involuzione di gioco per una formazione che, dopo aver costruito le proprie fortune sul 4-2-3-1, si è ritrovata costretta a praticare ostinatamente la soluzione del lancio in profondità, a volte inopportuna e sintomo di scarsità di idee oltre che di un’assenza di articolazione in mezzo al campo. La certezza è che in quella circostanza un calciatore come Tutino avrebbe permesso al Palermo di districarsi dalle difficoltà e di risolvere qualche grattacapo in virtù della sua abilità di muoversi tra le linee, ciò che realmente è mancato ai siciliani.
Non è assolutamente casuale che, una volta assimilati i dettami di gioco del 3-5-2, la squadra abbia cambiato marcia collezionando sei risultati utili consecutivi e garantendosi contemporaneamente una buona spinta sulle fasce, un centrocampo più produttivo in termini di fluidità ed inserimenti offensivi oltre che un partner tra Di Mariano e Vido a sostegno delle iniziative del capitano. Non male – penserete – ma nella percezione non è riuscita dissolversi l’assenza di un profilo sgusciante apportante brio e in grado di illuminare, superare l’uomo e collegare i reparti. Uno di quei fantasisti che il Barbera ha avuto modo di apprezzare nel recente passato. Tutte caratteristiche insite in Tutino che, grazie alla sua duttilità permetterà ai rosa di assimilare quella dose di imprevedibilità necessaria per sorprendere e coltivare delle ambizioni diverse dal dichiarato obiettivo salvezza.
- TUTINO HA BISOGNO DEL PALERMO
Per rilanciarsi, per tornare ad assaporare il gusto di essere protagonista. Perché – diciamocelo pure – al Parma, dove di questi tempi abbonda la tecnica individuale, il ragazzo assumeva una mansione insolita, anonimamente fra il titolare e il comprimario per via delle tante opzioni a disposizione dei tecnici che si sono susseguiti sulla panchina ducale. Uno spreco di talento per l’ex Napoli, praticamente mai certo della sua centralità nel progetto e inevitabilmente intermittente nelle sue apparizioni. Con la maglia rosa, invece, riceverà maggiori responsabilità nelle vesti di quel calciatore chiave a cui si chiede di incidere svariando nelle più disparate posizioni del fronte offensivo. E pensare che attualmente quel ruolo da seconda punta nel 3-5-2 gli si addice come ai tempi della fortunata esperienza di Salerno.
3. ROTOLANDO VERSO SUD… (cantava il gruppo musicale dei Negrita)
Lì, dov’è nato e cresciuto. Lì, dove ha disputato i migliori campionati della sua carriera: dall’exploit in quel di Cosenza fino alla conquista della Serie A con la maglia della Salernitana spinto dalla bolgia dell’Arechi. Lì, dove potrà essere galvanizzato dal calore dei tifosi che nutrono una passione viscerale per il calcio. Il fattore sudcentrico non può essere sottovalutato nella resa del calciatore, a maggior ragione se prendiamo in considerazione il proverbio “Non c’è due senza tre”. La Sicilia e il suo capoluogo costituiranno una nuova importante tappa per il completamento del processo di crescita dello scugnizzo.
La base è solida, esistono tutti i presupposti affinché questo rapporto possa giovare ad entrambe le parti. Possiamo dirlo: Tutino e il Palermo formeranno un binomio perfetto. E adesso parola al campo.