7 Novembre 2019

Sin prisa pero sin pausa: Jacopo Segre

JACOPO SEGRE CHIEVO VERONA – I giovani, per definizione, non sanno e non vogliono aspettare. Credono che il futuro non esista, che la vita sia un flusso che non abbandonerà mai il presente e che quindi vada ottenuto tutto e subito. Il rischio concreto di questa forma mentis è quello di bruciare se stessi e […]

JACOPO SEGRE CHIEVO VERONA – I giovani, per definizione, non sanno e non vogliono aspettare. Credono che il futuro non esista, che la vita sia un flusso che non abbandonerà mai il presente e che quindi vada ottenuto tutto e subito. Il rischio concreto di questa forma mentis è quello di bruciare se stessi e i propri obiettivi, ovviamente metaforicamente parlando. Il filo che permette di separare il “farò così” dal “poteva andare così” è sottile e lo si realizza solo con il passare del tempo. Il calcio non fa eccezione in questo discorso, dato che parliamo di uno sport totale, emotivamente parlando.

Qualcuno ha però compreso che bisogna allontanarsi da questo malcostume e sposare il concetto di “tappa“. Uno di questi è sicuramente Jacopo Segre. Un percorso, il suo, che parte dal Milan, società dove avere le spalle larghe è un imperativo e con la quale Jacopo, ai tempi della Primavera, incontra difficoltà legate allo scarso minutaggio. È questa, forse, la prima grande sfida della sua all’epoca breve carriera, ma gli adulti insegnano a non demordere, ed è una filosofia che Segre sposa a pieno. Arriva la chiamata del Torino, impossibile da rifiutare (il padre è un tifoso doc dei granata, così come Jacopo, su sua stessa ammissione) ed è con la compagine piemontese che il ragazzo affronta l’ultima stagione nel settore giovanile (2015/2016) prima del salto tra i professionisti. Qui arriva una nuova, importante, scelta. Spesso, infatti, la decisione circa la squadra nella quale andare a fare la prima esperienza tra i pro è di vitale importanza, pertanto non va sbagliata. Piacenza è il posto ideale per prendere coscienza della diversità dello status quo. Il calcio dei grandi è un’altra cosa. Dopo una prima annata di apprendistato, la Serie C si accorge delle qualità da categoria superiore di questo ragazzo, la cui ovvia destinazione è una categoria superiore. La possibilità di mettersi in mostra in cadetteria viene offerta dal Venezia, piazza storica che Jacopo accetta con entusiasmo e dedizione. Elementi ripagati da prestazioni di livello in una stagione non facile per i lagunari.

Sin prisa pero sin pausa, recita il titolo. Il motivo è da ricercare nella encomiabile capacità di Segre di comprendere cosa sia meglio per il proprio futuro. Il salto in Serie A sarebbe stato forse prematuro, ed ecco che il Chievo Verona è la giusta destinazione per consacrarsi in Serie B. Una compagine dalla grande tradizione e che punta a recitare un ruolo da protagonista, seppur con un gruppo formato da giovani interessanti, oltre che dai “senatori”. Il mix giusto. L’inizio di stagione del ragazzo testimonia che la scelta è stata, per l’ennesima volta, corretta. Il tecnico Michele Marcolini vede nel classe ’97 il volto chiave del centrocampo: undici su undici fino ad ora, di cui nove dal primo minuto. Fiducia ripagata da due reti e un assist, ma soprattutto dal coinvolgimento nel progetto tecnico/tattico del mister, che sembra aver spiegato le ali (i clivensi non perdono dalla prima giornata). Segre ha accelerato il processo di conoscenza dei compagni e di lettura della giocata sulla base delle caratteristiche altrui, elementi che gli permettono di decidere come e quando muoversi senza il pallone, così come quando è il momento di gestire la sfera. La mezzala è una posizione cardine per Marcolini, i calciatori devono quindi farsi trovare pronti, ma su questo i tifosi possono dormire sogni tranquilli: Jacopo Segre non ha intenzione di fermarsi. Sin prisa pero sin pausa. 

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