30 Novembre 2018

Pochesci: “Liverani gioca un gran calcio, Kragl lo proverei più avanti. Spero nel Var in B. Il mio libro? Vi spiego…”

POCHESCI LIVERANI – Siamo giunti al secondo appuntamento della nostra rubrica sulla B con Sandro Pochesci. Oltre ad analizzare i molteplici temi del 13° turno di campionato, abbiamo approfondito il discorso legato a “3-3-1-3”, libro di tattica scritto dal tecnico che sarà acquistabile a partire dal 17 dicembre. Il Lecce è la rivoluzione assoluta del campionato e con la vittoria sulla Cremonese  l’ha […]

POCHESCI LIVERANI – Siamo giunti al secondo appuntamento della nostra rubrica sulla con Sandro Pochesci. Oltre ad analizzare i molteplici temi del 13° turno di campionato, abbiamo approfondito il discorso legato a “3-3-1-3”, libro di tattica scritto dal tecnico che sarà acquistabile a partire dal 17 dicembre.

Il Lecce è la rivoluzione assoluta del campionato e con la vittoria sulla Cremonese  l’ha dimostrato una volta di più. Le piace come squadra? Cosa pensa del lavoro di Liverani?

“Il Lecce non ha grandissimi calciatori, basti pensare che lo zoccolo duro viene dalla Serie C. Liverani subentrò a Rizzo in un momento difficile, ereditando le ansie di una piazza che da anni cercava invano la promozione e impose subito le proprie idee. La squadra rischiò anche di perdere la diretta sul finale di stagione, ma il Catania fallì il sorpasso cedendo alla Juve Stabia. Vinto il campionato, in coloro che sono rimasti è scattata una molla ulteriore, grazie a cui stanno facendo più che bene anche in serie cadetta. Il merito è di Liverani, che è l’allenatore, insieme a Zenga, che sta incidendo maggiormente sui ragazzi a disposizione. Sta valorizzando ogni elemento della rosa, permettendogli di rendere al meglio. Ci sono mister che vengono sopravvalutati, perché aiutati dai nomi eccellenti che hanno in squadra e altri che invece riescono a fare le nozze coi fichi secchi. Purtroppo la gente spesso non riconosce il grande lavoro che c’è dietro le prestazioni, ma, se Meccariello Palombi lo scorso anno facevano panchina e La Mantia è retrocesso, vuol dire che l’allenatore ha saputo rivitalizzarli. Mancosu è un’altra invenzione, la sua interscambiabilità di ruolo coi centrocampisti che permette a Falco di arretrare sta facendo ammattire gli avversari. Chi vede i giallorossi e il Venezia in campo può scorgere la mano dei rispettivi tecnici. Liverani, per di più, propone il gioco che piace a me: col 4-3-1-2 che prevede i terzini che scendono, i centrocampisti che si inseriscono e la punta centrale che battaglia coi difensori, permettendo a chi gli sta dietro di attaccare lo spazio. Vediamo sempre almeno in 3 sopra la linea di palla. Lui non ha la malattia di far sacrificare gli attaccanti eccessivamente: tutti difendono, ma nelle adeguate zone di campo. Una cosa è portare con insistenza il primo pressing, un’altra fare i terzini. Se questo movimento di copertura non funziona ciò che viene chiesto alle punte del Lecce è l’attacco preventivo, per ripartire subito appena si recupera la sfera. Vediamo troppe partite bloccate, anche ai massimi livelli, in cui le squadre si raggomitolano negli ultimi 40 metri, mentre nel calcio si potrebbe osare di più. Il Chievo Napoli pur dovendosi difendere ha sempre lasciato due calciatori alti, questo è l’atteggiamento da seguire.”

Quali altri verdetti ci consegna questa giornata?

“Dello splendido lavoro di Zenga ho già parlato, sta confermando quanto detto la volta scorsa. Il Benevento col gran gol di Bandinelli sembra essersi lasciato alle spalle la crisi, ma il Perugia non meritava di perdere. Il Crotone è invece in enorme difficoltà, nonostante sulla carta fosse una delle favorite alla vittoria. Quando un gruppo che ha raggiunto traguardi importanti cambia poco basta un nulla perché tutto si incrini. Nello Spezia ho visto un giovane importantissimo come Okereke, che ha tutte le qualità per esplodere ed essere decisivo anche in categoria superiore. Per me rispetto a Kouame è molto meno acerbo, ha i crismi del calciatore moderno e pure in zona gol ha già dimostrato di saperci fare. Sta incidendo molto per essere un classe 1997. Anche Maggiore, tuttavia, seppur meno pubblicizzato, è un gran prospetto dal sicuro avvenire: la società ligure sta lavorando bene sui giovani e difficilmente questi sfuggiranno agli osservatori dei top club. Il Cosenza, inoltre ha giocato una gran partita, influenzata a mio avviso troppo dall’arbitro…”

La giornata nera ha riguardato diversi arbitri a dire il vero. Forse è giunto il momento di introdurre la VAR in Serie B?

“La settimana è stata davvero negativa. Tre giornate a Finotto Falzerano sono troppe. Il primo non ha avuto una reazione violenta, ma si è fermato prima ancora di colpire l’avversario. Il Cittadella deve intervenire, perché parliamo di uno dei ragazzi più educati che io abbia mai allenato. In sei mesi a Terni a stento ho ascoltato la sua voce, quando salutava diventava rosso e ascoltava alla lettera qualsiasi mia consegna: se dovessi stilare il modello del calciatore ideale farei il suo nome. Magari un gesto del genere è stato frutto dell’eccitazione post-tripletta, ma non c’è alcuna cattiva intenzione, gli ha soltanto poggiato la mano della schiena. Baroni poi ha confermato la sua luna storta non concedendo un rigore clamoroso al Livorno. Crotone poi l’arbitro ha voluto fare il protagonista, perché il primo rosso è assolutamente un contatto di gioco: Martella guarda solo la palla e alza il piede, trovando il corpo dell’avversario. Non si può rovinare un derby al 30′ per un intervento del genere e ancor meno lo si può proseguire ammonendo giocatori del Cosenza a ripetizione fino a ristabilire la parità numerica: Aureliano ha sbagliato. Il grande direttore di gara è quello che non si nota, chi si prende la scena non ha personalità e cerca di dimostrarla in questa maniera. Da spettatore neutrale vorrei che gli arbitri giudicassero e non decidessero le partite, comprendendo le varie dinamiche di gioco con buonsenso. Chi ha condotto bene la gara è stato Di Paolo Verona, che ha saputo controllare il match con autorità. Io non ho mai puntato il dito contro i fischietti, ma se sbagliano vanno fermati. Certo è che rispetto a qualche anno fa siamo molto migliorati, però bisogna continuare su questa strada. Per aiutarli mi piacerebbe vedere meno lamentele dei calciatori e in questo il regolamento può venire in soccorso. Quando il gioco si interrompe per proteste bisognerebbe tempestivamente ammonire colui che le inizia e stroncare sul nascere le perdite di tempo che col calcio c’entrano poco. Da questo punto di vista sarei propenso a dare qualche rosso in più nei casi in cui l’atteggiamento è reiterato. Spero però che presto in giunga il VAR, perché le risorse ci sono. Si può risparmiare in tanti ambiti per investire sulla tecnologia in campo e per me le società devono farlo. Poi le società si impoveriscono e c’è meno disponibilità per pagare stipendi pesanti? Meglio, perché ci si concentrerebbe su quelli da far crescere in casa.”

Come dice sempre, in Italia i talenti ci sono. Uno di questi è Tonali, lei in quale big lo vedrebbe meglio?

“Lo vedrei molto bene all’Inter, perché avrebbe lo spazio che in una Juventus gli sarebbe negato. Anche Napoli come scelta avrebbe il suo perché, ma credo che in nerazzurro con la personalità che ha potrebbe diventare titolare da subito. Tutti parlano di Pirlo, ma ritengo abbia caratteristiche diverse: ha più dinamismo, forza e velocità, ma è anche molto meno talentuoso. Nonostante ciò le giocate e la visione non gli mancano, ma ciò che più lo contraddistingue è il carattere. Si vede che è un ragazzo con la testa sulle spalle e molto umile, senza tatuaggi rischia di essere l’obiettivo di mercato di Berlusconi. Tornando al campo, lo vedrei bene anche in un centrocampo a 2 con Barella del Cagliari: loro sono il nostro futuro e spero restino in Italia.

Spezia-Foggia è stato uno 0-0 anomalo, in cui le due squadre hanno provato a vincere fino alla fine. Mister Grassadonia, però, pare ancora lontano dal trovare la quadratura del cerchio. Che idea si è fatto di alcune scelte come l’abbassamento di Kragl sulla linea di difesa e la panchina di Galano?

“Secondo me la penalizzazione sta incidendo molto a livello psicologico, perché per me il Foggia ha anche più qualità del Lecce e mi sarebbe piaciuto vedere due pugliesi battagliare per l’alta classifica. Il merito che va riconosciuto a Grassadonia è quello di aver giocato sempre per vincere, anche nell’ultima mezz’ora con l’uomo in meno. Kragl con me non farebbe il terzino sinistro, ma rispetto il lavoro e le idee di chi lo vede ogni giorno. Avendolo visto dall’esterno credo che sia devastante negli ultimi 16 metri, perché ha colpi per fare costantemente la differenza. Dai tanti gol subiti si capisce quanto sia squilibrata la rosa, motivo per cui capisco anche che sia difficile trovare spazio per tutti davanti: in quest’ottica posso interpretare la scelta compiuta riguardo al tedesco. Galano Bari partendo largo mi fece malissimo ai tempi della Ternana ed è palese che sia la sua posizione naturale. Ad oggi il Foggia utilizza di base un 3-4-1-2, ma soffre molto sui quinti e si trova qui la causa di molte delle reti prese. Un’ultima considerazione: Kragl spesso fatica a finire le partite, possibile che anche fisicamente il ruolo sia troppo dispendioso per lui?”

Un altro calciatore a mio avviso sottosfruttato è Clemenza del Padova, concorda?

“Il problema di Clemenza al momento è la squadra in cui deve giocare. Il Padova ha lacune importanti e deve sopperire ad esse spezzando il gioco avversario. La qualità tecnica del ragazzo non basta in un contesto in cui forza fisica e cattiveria agonistica risultano le armi principali per ottenere la non semplice salvezza. Io mi auguro che possa ritagliarsi lo spazio che merita, ma sarà difficile vederlo in grado di sprigionare tutto il suo talento, libero dai compiti tattici richiesti al trequartista di una piccola.”

Chiudiamo parlando del suo libro in uscita. Come e perché è nato? Cosa troveremo all’interno?

“Mi ha fatto molto piacere che alcuni esponenti di Coverciano si siano incuriositi riguardo al mio modulo. Loro stavano preparando una collana in cui si sarebbero analizzati vari sistemi di gioco e il mio 3-3-1-3 non era stato ancora contemplato. Allora ho svolto alcuni colloqui col settore tecnico, che ha apprezzato molto le mie idee. Mentre stavo facendo il corso, avvicinato da Paolo Ferretto, responsabile della rivista Il Nuovo Calcio, ho ricevuto la proposta di scrivere il libro per raccontare di come questo schieramento stesse mettendo in imbarazzo un po’ tutta la B. Quello che saltava all’occhio è che una squadra penultima avesse raccolto appena 7 sconfitte, le stesse di Parma Bari, in 23 giornate. Con l’aiuto di Daniele Persico, mio match analyst, sto lavorando da un anno alla stesura dei principi del mio modo di intendere il calcio. Non è un modulo codificato, ma un sistema al cui interno l’interpretazione del ruolo ha una rilevanza relativa. Si tratta di un’idea molto elastica,  poiché in un mondo in cui tutti difendono a 5  per coprire il campo sono necessarie continue scalate in avanti e all’indietro. Il punto fermo resta il trequartista, nucleo e faro attorno a cui il resto della squadra ruota. Se guardi la disposizione in campo, gli 11 giocatori costituiscono 4 rombi e 47 triangoli, motivo per cui ognuno ha sempre 3 alternative di passaggio e può far cominciare la manovra senza saltare alla linea successiva. Non è un caso che secondo le statistiche Paolucci toccasse più palloni di tutti in categoria, più di Brugman Castagnetti. Questo fa capire come il mio modulo potesse esaltare le caratteristiche di palleggio di un calciatore che ora purtroppo non sta giocando la B. Davanti a lui c’era Tremolada e davanti ancora Montalto, mi è mancato il primo vertice alto. Presi Rigione a gennaio proprio perché credevo fosse valido in fase d’impostazione e mi rammarico di non averlo potuto allenare. Né Valjent, né Gasparetto, né Signorini erano riusciti a interpretare la mia idea di centrale, più regista arretrato che marcatore. Non aver centrato quel ruolo è un rammarico dell’esperienza alla Ternana che porterò sempre con me. Dal centrocampo in su le cose stavano funzionando e se avevamo il quarto attacco un motivo c’era, a dirlo sono stati tanti miei colleghi che hanno capito e approvato il lavoro che stavo compiendo. Il nostro modo di stare in campo ci permetteva di fare la partita anche quando affrontavamo avversari sulla carta molto superiori. Ci sono state gare in cui eseguivamo 700 passaggi contro i 130 altrui, perché le posizioni che tenevamo obbligavano tutti a dare del tu alla palla. Il mio 3-3-1-3 non è spregiudicato, ma propositivo: lo scopo è quello di controllare la sfera per tutta la durata dell’incontro. Credo che se nelle Giovanili si imponesse questo schieramento, migliorerebbe di molto la cifra tecnica complessiva. Il difensore oggi non può pensare soltanto a marcare, perché la pressione a cui è sottoposto il play obbliga qualsiasi squadra a far partire la manovra da più dietro. Se ci si allenasse più sui concetti che sulle posizioni si vedrebbero calciatori più completi.”

 

RIPRODUZIONE CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE