4 Luglio 2020

L’esaltazione nelle difficoltà: Pettinari, luce e guida del Trapani

STEFANO PETTINARI TRAPANI – Il percorso di Stefano Pettinari non è mai stato regolare. Tante maglie cambiate e la sensazione che il posto giusto tardasse ad arrivare. Un attaccante deve avvertire centralità e percepire che le proprie giocate possano essere cruciali per la squadra. Senza queste basi è difficile che il rendimento sia quello sperato. […]

STEFANO PETTINARI TRAPANI – Il percorso di Stefano Pettinari non è mai stato regolare. Tante maglie cambiate e la sensazione che il posto giusto tardasse ad arrivare. Un attaccante deve avvertire centralità e percepire che le proprie giocate possano essere cruciali per la squadra. Senza queste basi è difficile che il rendimento sia quello sperato. Trapani, per Pettinari, era l’ennesima sommessa. Compagine neopromossa e pronostici non rassicuranti, ma il classe ’92 cercava delle risposte indipendentemente da tutto ciò. Dopo un’annata difficile tra Lecce e Crotone voleva rilanciarsi. Così è stato.

Il Trapani ha vissuto un’annata complicata, con la compagine siciliana costantemente relegata nei bassifondi della classifica. Pettinari, però, è stato decisamente leader maximo e comandante, in un mare di negatività, verso l’isola della speranza. I suoi gol, un concentrato di tecnica, potenza e capacità di lettura della giocata sono stati l’ancora di salvataggio per evitare di naufragare definitivamente. Diciassette (appena un rigore) fino ad ora, che valgono il primato nella classifica marcatori assieme a Pietro Iemmello. La statistica non può essere l’unica fonte di elogio per Pettinari, diventato trascinatore della squadra grazie al totale coinvolgimento emotivo mostrato partita dopo partita. È lui il terminale oltre che la luce per i compagni, che giocano in relazione alle indicazioni dell’attaccante, dove per indicazioni si intende una sublimazione dei movimenti senza palla, caratteristica che ha storicamente fatto parte del bagaglio del calciatore ma che nell’annata in corso è sensibilmente migliorata.

Crescita, parola cardine per simboleggiare il cammino percorso fino a questo momento dal prodotto del settore giovanile della Roma: Stefano è sempre stato un attaccante tendente alla modernità nell’analisi del ruolo (probabilmente, però, bisognerebbe abbandonare il concetto di attaccante antico e/o moderno): l’area di rigore come comfort zone ma le qualità e la propensione a poter giocare un calcio associativo. In questi mesi ha sublimato quanto appena detto: spesso lo si vede giocare fuori dai sedici metri, dialogare con i compagni, chiedere il pallone per smistarlo e accelerare lo sviluppo offensivo della manovra. La consapevolezza di essere l’osservato numero uno degli avversari ha probabilmente fatto sorgere in lui la percezione di dover definitivamente totalizzare il proprio gioco. In questo senso, la possibilità di poter avere una spalla come Piszczek sta probabilmente aiutando Pettinari a ricercare la soluzione giusta attraverso le combinazioni latitate con Nzola nella prima parte di stagione. Progresso che non ha comportato l’abbandono delle specialità della casa: presenza negli ultimi venti metri, movimenti senza palla a ingannare la marcatura e bravura con entrambi i piedi, dote che aumenta il tasso di imprevedibilità per le difese avversarie.

Castori, tecnico navigato, ha compreso questa luce generata dal suo centravanti e l’ha messo al centro del progetto non appena subentrato in panchina. I granata sono in serie positiva da otto turni, la salvezza sembrava irraggiungibile mentre ora è un obiettivo concreto. L’aria sta cambiando, a essere costante sarà l’abnegazione di Pettinari: testimonianza che le difficoltà possono portare alla consacrazione.

RIPRODUZIONE CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE