Tecnica, dinamismo e sfrontatezza: Nadir Zortea, un treno sul binario grigiorosso
ZORTEA CREMONESE FOCUS – Nell’ormai sempre più rapido e dinamico processo di evoluzione imboccato dal calcio moderno, ha acquisito sempre più centralità e rilevanza il ruolo del terzino o, utilizzando un riferimento sicuramente più vicino alla nostra epoca, dell‘esterno basso. Quest’ultima denominazione rende chiara l’idea di come tale figura, in passato considerata in maniera forse […]
ZORTEA CREMONESE FOCUS – Nell’ormai sempre più rapido e dinamico processo di evoluzione imboccato dal calcio moderno, ha acquisito sempre più centralità e rilevanza il ruolo del terzino o, utilizzando un riferimento sicuramente più vicino alla nostra epoca, dell‘esterno basso. Quest’ultima denominazione rende chiara l’idea di come tale figura, in passato considerata in maniera forse eccessivamente riduttiva come dedita quasi esclusivamente alla fase di contenimento e di mera sovrapposizione, abbia oggi un ruolo molto più ampio e polivalente, oltre che imprescindibile negli equilibri tecnico-tattici di una qualsiasi compagine che si rispetti. L’apporto dei titolari delle corsie esterne risulta, pertanto, fondamentale non solo per limitare quanto più possibile le sortite offensive avversarie ma, al contempo, rappresenta uno degli input più importanti per spezzare la pressione avversaria e giungere quanto più frequentemente negli ultimi metri della trequarti avversaria. Indifferentemente che si tratti di schieramenti a 4 od a 3, la figura dell’esterno rappresenta una delle risorse più utili ed importanti a disposizione di qualsiasi allenatore e dalla quale spesso dipende l’esito di una partita o di un’intera stagione: organizzazione e principi di gioco sicuramente differenti nelle due diverse fattispecie appena citate, ma nelle quali non si può prescindere da un profilo funzionale a quello che è l’approccio e la filosofia che il calcio del terzo millennio richiede.
Non è un caso che le ultime edizioni della Champions League abbiano visto plasmare nel ruolo le qualità di talenti con determinate caratteristiche del calibro di Alexander-Arnold o Alphonso Davies o che dalle sgroppate di Theo Hernandez ed Hakimi dipendano spesso le fortune in zona goal di Milan ed Inter. Altro livello ed interpreti sicuramente di diverso spessore penserete, giustamente. Ma anche un orientamento a cui la Serie B sta ormai da diverse stagioni cercando di adattarsi nonostante sia una competizione che, tradizionalmente, veda come preponderanti fattori diversi quali forza fisica ed agonismo. Potremmo pensare, solamente per citarne alcuni, a Di Lorenzo ad Empoli o a Zappa a Pescara, oggi punti fermi a Napoli e Cagliari che rappresentano esempi lampanti di come la figura dell’esterno basso, anche in cadetteria, abbia avuto la propria evoluzione e si sia adattata al progresso.
Nel posticipo dell’ottava giornata andato in scena allo “Stadio Arechi” e che ha visto una cinica Salernitana superare 2-1 una Cremonese bella ma poco concreta, a rubare la scena con una prestazione da urlo è stato il padrone della fascia destra della squadra di Bisoli: Nadir Zortea. Classe 99′, l’esterno bellunese nasce da madre maratoneta e padre ciclista e sciatore. “Dettaglio”, questo, sicuramente non da poco se si considerano le sue evidenti qualità dal punto di vista fisico atletico. Nadir è letteralmente sbocciato nel settore giovanile dell’Atalanta (guarda caso) e tra le tante soddisfazioni con la casacca orobica spicca la conquista del Campionato Primavera nella stagione 2018/2019: titolare nella finale che ha visto i ragazzi Brambilla superare l’Inter con una rete di Colley, oggi all’Hellas Verona, e che in squadra vantava tra le proprie file anche Piccoli, Peli, Da Riva ma, soprattutto, un certo Dejan Kulusevski. Nasce come esterno alto ma è proprio nella Primavera atalantina che viene impiegato nel ruolo di esterno basso. Lo scorso anno si è legato ai grigiorossi in prestito biennale con l’obiettivo di approcciare al calcio professionistico e cercare di crescere ed imparare il quanto più possibile in un torneo difficile ma stimolante come quello cadetto.
Chiuso nella prima parte della passata stagione da un pilastro come Vasile Mogos, Zortea si è però ritagliato un minutaggio sempre maggiore con l’avvento di Bisoli in Lombardia alternandosi indifferentemente nel ruolo di esterno basso ed esterno alto e, all’occorrenza, anche su entrambe le fasce in un 3-5-2 che, proprio a suo parere, rappresenta il modulo che più di qualunque altro sia in grado di esaltare le sue caratteristiche. Nel recente ritiro estivo di Dimaro, ha accusato un infortunio che lo ha costretto a saltare le prime, complicate, uscite della Cremo, tornando a calcare il rettangolo verde solamente Lunedì scorso proprio contro la Salernitana, compagine a cui lo scorso 29 Giugno aveva rifilato la sua prima rete in Serie B, nel 3-3 finale. Uno stop di qualche mese, quindi, ma che a giudicare dalla prova maiuscola della quale si è reso protagonista, non pare averlo condizionato più di tanto dal punto di vista fisico ed atletico, tutt’altro. Una vera e propria spina nel fianco per la retroguardia di Castori: i difensori granata non lo hanno praticamente mai fermato, anzi, molti di loro si sono visti superare più volte nettamente con giocate deliziose e tunnel non fini a se stessi ma diretti a creare quella superiorità numerica che ha consentito ai grigiorossi di creare una quantità industriale di occasioni da goal, purtroppo per loro non capitalizzate. Stesse giocate, prodotte con una sicurezza e naturalezza sbalorditiva se si guarda alla carta di identità del ragazzo, mettendo in risalto l’immenso bagaglio tecnico dello stesso. La sua prova è stata davvero però tanto tanto altro ed ha fatto intuire come potenzialmente, a parere di chi scrive in questo momento, Zortea possa perfettamente incarnare il profilo del laterale moderno su cui questo articolo si è soffermato nella sua breve introduzione: costante presenza nella manovra, capacità di tagliare il campo e di creare densità nella trequarti avversaria, grande sicurezza e sfrontatezza nella giocata, ottima visione di gioco, puntualità nei tempi di inserimento, tanta qualità nel fraseggio e nella conclusione ed un’abilità nella conduzione palla che vale la pena di essere rimarcata. E se solo Belec non avesse sfoderato una prestazione sontuosa ed una parata straordinaria su una sua conclusione da fuori, arrivata dopo un’azione personale insistita che lo aveva visto saltare diversi avversari, staremmo ora leggendo anche il suo nome sul tabellino del match. La sua prestazione in terra campana non sarebbe però stata tanto esaltante se, a questa spiccata e costante spinta offensiva, il calciatore non avesse integrato una altrettanto convincente prova dal punto di vista difensivo: sempre ordinato, mai in ritardo o avventato nelle scelte. L’emblema, da questo punto di vista, è stata una perfetta diagonale difensiva ad anticipare nettamente Milan Djuric, non certo l’ultimo degli attaccanti, di rientro da un’azione d’attacco e su un velenoso cross proveniente dalla corsia opposta
Zortea in estate ha anche raccolto la pesante eredità di Mogos, passato al Chievo, e rappresenta, ad oggi, una delle poche positive nell’avvio di stagione disastroso del club del Cavaliere Arvedi oltre che una delle ancore a cui Bisoli dovrà aggrapparsi per tentare di risalire la china. Da parte sua, invece, Nadir ha il compito di proseguire nel proprio percorso di maturazione e valorizzazione tecnico-tattica nonostante l’avvio di campionato disastroso dei suoi. Riuscire ad esprimersi sui suoi, potenzialmente, immensi livelli e rappresentare un punto di riferimento tecnico in un organico pieno zeppo di elementi di esperienza ma che fatica ad ingranare potrebbe portarlo, come ci auguriamo, anche ad una quanto più immediata responsabilizzazione anche dal punto di vista caratteriale.
Il ragazzo si farà…