25 Ottobre 2019

ESCLUSIVA PSB – De Cenco: “Trapani esperienza unica. Pordenone? Progetto importante”

CAIO DE CENCO PONTEDERA – Un libro, quello della vita di Caio De Cenco, che vede il Brasile come ambientazione nelle prime pagine. Parliamo di un ragazzino che gioca (molto bene) a calcio e che, per inseguire la propria passione, decide di cambiare radicalmente vita, cultura, abitudini, in una parola: tutto. L’Italia è la tappa […]

De Cenco Sudtirol

Caio De Cenco, calciatore preso in prestito dal Sudtirol

CAIO DE CENCO PONTEDERA – Un libro, quello della vita di Caio De Cenco, che vede il Brasile come ambientazione nelle prime pagine. Parliamo di un ragazzino che gioca (molto bene) a calcio e che, per inseguire la propria passione, decide di cambiare radicalmente vita, cultura, abitudini, in una parola: tutto. L’Italia è la tappa successiva che, a quanto pare, è diventata anche quella definitiva. È nel Belpaese che il classe ’89 ha avuto modo di fare della propria passione il proprio lavoro, la più romantica delle aspirazioni per un essere umano. Abbiamo raggiunto in esclusiva l’attaccante attualmente in forza al Pontedera, con il quale sono stati diversi i temi analizzati.

Caio, non possiamo che partire con un elogio al tuo presente, che si chiama Pontedera. Un ottimo inizio di stagione sia per te che per la squadra.

“Quando in estate mi ha contattato il direttore Giovannini sapevo che sarebbe stata la scelta giusta. La mattina della giornata in cui ho ricevuto la sua telefonata, stavo per firmare con un’altra squadra dello stesso Girone, ma appena ho sentito per l’appunto Giovannini non ho avuto dubbi. Conoscevo il tecnico e l’ambiente, dato che sono stato qui nel 2015. Sono contento della decisione presa”.

Detto del presente, analizziamo il passato: la tua è una storia che parte dal Brasile e trova i suoi capitoli più importanti in quello che è oramai definibile il tuo secondo Paese, l’Italia. Ti sei fatto apprezzare in tante piazze, dove le tue qualità professionali e umane non sono passate inosservate. Sei sicuramente cresciuto in questi anni, ma quant’è forte la componente primordiale brasiliana del tuo calcio?

“Il Brasile è la mia base, lì ho iniziato a tirare calci ad un pallone. Quello del calcio era il mondo nel quale volevo stare, e l’Italia è il Paese dove sono cresciuto e ho capito cosa significhi essere professionista, oltre ad aver acquisito conoscenze di natura tattica. In Brasile, dove non ho mai giocato nei professionisti, tutto ciò non è accaduto. Non ho percepito certe cose come invece è accaduto qui”.

Il più brasiliano dei presidenti?

“È una domanda che non ho mai ricevuto (ride, ndr). Ti dirò, qui a Pontedera ci sono elementi di Brasile. Non c’è eccessiva pressione, è una piazza dove si fa calcio con il sorriso perché si lavora con serenità, non ho mai sentito un rimprovero oppure una parola fuori posto. Non c’è l’ansia del volere tutto e subito. Ecco, qui c’è una mentalità più brasiliana rispetto ad altre parti”.

Andando nel dettaglio, ricordiamo la tua esperienza al Trapani, dove hai conosciuto la Serie B. Che periodo è stato per la tua carriera?

“Esperienza che mi è servita tantissimo. Ancora oggi sono grato a Faggiano, il direttore che mi ha portato a Trapani. Stesso dicasi per Cosmi, che mi ha fatto esordire e giocare tanto. Era una tappa della mia carriera che volevo raggiungere. Abbiamo sfiorato la Serie A. Esperienza unica, che sarà difficile ripetere e grazie alla quale sono cresciuto molto, perché è un calcio diverso rispetto alla Serie C”.

Le porte della cadetteria, per te, si sono aperte grazie ad un’ottima parentesi con il Pordenone, che ora si sta facendo apprezzare proprio in Serie B. In primis, anche in questo caso, che ricordi hai dell’esperienza con i Ramarri.

“Sono stato lì solo 6 mesi, ma ho lasciato una parte del mio cuore. La squadra era lì per un ripescaggio, nessuno credeva in noi ma abbiamo fatto subito gruppo e disputato un ottimo campionato. Il presidente è uno tosto, che ci faceva stare sul pezzo, ma i risultati alla fine sono arrivati e lui merita tutto questo. Ancora oggi li seguo e faccio il tifo per loro”.

Ti aspettavi che avrebbero ottenuto certi risultati? Parliamo di una società solida e una piazza dove si può fare calcio.

“Sì, mi aspettavo che avrebbero raggiunto la Serie B, che è stata sfiorata proprio nell’anno in cui c’ero anche io. Hanno guadagnato la promozione sul campo ma bisogna sottolineare che dietro c’è un lavoro importante e un progetto certosino, portato avanti senza fretta e con meticolosità”.

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