ESCLUSIVA PSB – Cavalli: “Modena una società forte, Bari coinvolgente. Castori? Caratterialmente imbattibile”
Simone cavalli si racconta a 360 gradi
Una carriera cominciata a Modena e poi fiorita in giro per l’Italia. La parabola di Simone Cavalli è una di quelle che raccontano di chi, tramite lavoro e sacrificio, riesce a regalarsi soddisfazioni importanti nel proprio mondo. E il mondo di Cavalli è senza dubbio quello del calcio, dove tra Serie C, Serie B soprattutto e Serie A, un attaccante del suo genere è riuscito a restare impresso nel cuore della gente. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, Cavalli ha fornito la sua versione sull’attuale campionato di Serie B, con particolare riferimento alle piazze in cui ha giocato e segnato, senza dimenticare un doveroso passaggio sugli allenatori con cui si è affermato.
Ecco l’intervista a Simone Cavalli:
La tua carriera è cominciata a Modena da giovanissimo. Poi tante esperienze in giro per l’Italia e non solo. Oggi chi è Simone Cavalli?
“La mia carriera è cominciata a Modena a 17 anni e ancora oggi sono qui. Porto avanti la mia passione per il calcio allenando a livello dilettantistico e soprattutto divertendomi. Stando ancora qui giro, mi guardo intorno, e ovviamente osservo più da vicino Modena e Reggiana“.
Hai cominciato dal Modena in Serie C, che effetto ti fa vedere quella squadra, quella società, fare così bene in Serie B?
“Modena è speciale, e adesso con la nuova proprietà ci troviamo di fronte ad una società forte, che sta investendo e non ha paura di farlo. Secondo me può essere la sorpresa di questo campionato e ovviamente me lo auguro. Posso dirvi che c’è entusiasmo, Modena come città è sempre stata legata alla sua squadra, e ovviamente visti anche gli investimenti fatti quest’anno c’è qualche aspettativa in più. I tifosi si muovono sulle ali di entusiasmo e speranza, ma secondo me è giusto così, c’è una squadra forte, un allenatore giovane ed emergente, una scommessa in un certo senso ma che sta ripagando a dovere”.
Citando gli allenatori, in carriera si puoi dire che sei stato piuttosto fortunato da questo punto di vista. La tua miglior stagione in termini realizzativi la vivi a Cesena con Fabrizio Castori. Che allenatore è? E soprattutto è l’uomo giusto per l’Ascoli?
“Con Castori abbiamo vissuto due anni meravigliosi insieme, ci sentiamo ancora ogni tanto, ci scambiamo qualche messaggio. Li è uno di quegli allenatori vecchio stampo, ma non fraintendete, a livello totalmente positivo. Dà molto in termini di carica agonistica, di entusiasmo, e uno sanguigno, magari non eccelso a livello tattico, ma umanamente speciale. Poi non lo dico io, il suo curriculum parla per lui, ha vinto campionati dove nessuno se lo aspettava, ha riportato piazze in Serie A e ha sempre fatto il suo. A livello di carattere è imbattibile, ti completa e ti motiva, sono fiducioso che lui sia l’uomo giusto per la rinascita dell‘Ascoli”.
Rimanendo sempre in tema allenatori, in Serie A sei stato allenato da Mazzarri, di recente tornato a Napoli. Questa “vecchia scuola” di allenatori, è un sempre verde? Una certezza su cui puntare?
“Credo che il discorso sia leggermente diverso. Mazzarri è stata la mia prima esperienza in Serie A, ma anche lui era ad inizio carriera. Non è facile per lui tornare a Napoli ma ha esperienza. Credo però che si tratti di una scelta transitoria per portare a compimento gli obiettivi di quest’anno e poi guardarsi bene intorno nella prossima stagione. Su di lui non ho dubbi, sa come comportarsi ed è preparato, ma c’è differenza tra un allenatore vecchio stile, per usare questo termine, in Serie B ed in Serie A. In caletterai si punta più spesso su questi profili con esperienza, guardate Marino a Bari. Un altro esempio lampante di qualità ed esperienza, capacità di gestire situazioni complicate grazie al loro vissuto. Poi dico anche che il bello del calcio è sempre lo stesso, non esiste una regola, chiunque può essere smentito”.
Ecco, Bari, una piazza semplicemente diversa. Che cosa si prova a giocare in una città che vive di calcio quotidianamente?
“Bari è una piccola Napoli. Rispetto a tante città si respira la piazza del Sud, calda dove c’è appartenenza, lo noti subito… 30 000 persone circa ogni domenica sono numeri che fanno in pochi anche in Serie A, è speciale, perché c’è seguito ed è coinvolgente. Ma proprio per questo devi avere una squadra di personalità perché i tifosi pretendono molto. Pensiamo alla stagione scorsa, i tifosi sono stati l’arma in più, hanno trascinato sempre ma la squadra era forte, con carisma, si metteva nelle condizioni di essere trainata. Quest’anno forse non è stata smaltita del tutto la delusione e qualcosa sta mancando, ma state tranquilli, se la squadra ha personalità i tifosi del Bari ti trascinano sempre”.
E proprio a Bari sei stato allenato da uno dei primi Antonio Conte versione allenatore, è davvero così tosto come dicono tutti?
“Conte è un trascinatore, vive le partite come se giocasse ancora. Sa tirare fuori il meglio perché vive per la sua squadra a 360 gradi, ma anche un’enorme conoscenza tattica. Ogni tanto può sembrare antipatico, ma quando lega con i giocatori diventa forte il gruppo. Se sbagli qualcosa ti fa fuori, ma a livello umano è impeccabile. Le sue preparazioni sono davvero folli? Si certo, lui crede nel lavoro, devi andare non più forte, molto più forte, dei tuoi avversari, e l’unica strada per farlo è il lavoro fisico. Conte cerca di arrivare all’estremo, alcuni miei compagni vomitavano in allenamento. Io mi reputo fortunato, non sono mai stato eccelso tecnicamente, ma un gran corridore, uno che si sbatte e corre tanto, lui quelli come me li tiene sempre in considerazione”.
Riguardando l’album dei ricordi spunta anche una foto di Lecco. Che piazza è? Te la aspettavi in Serie B?
“Di Lecco ho un ricordo stupendo, ho fatto bene, c’era Donadoni come allenatore e per noi fu un anno molto positivo. Sicuramente è una sorpresa vederla in Serie B, perché si tratta di una realtà piccola ma gratificante. Secondo me è sempre bello quando riguardi indietro e ripensi ad alcune squadre in cui hai giocato che adesso fanno bene, e Lecco è senza dubbio una di queste”.
Se ti chiedo l’emozione più bella vissuta in carriera, mi rispondi con il gol a San Siro contro il Milan o qualcosa di diverso?
Tutti mi parlano di quel gol, Milan-Reggina, per la mia prima volta a San Siro da figlio di una famiglia milanista. Senza dubbio è stato bellissimo, indimenticabile, ma ci sono altri due ricordi probabilmente più travolgenti. Uno è senza dubbio il gol contro il Lecce al Via del Mare. Lecce-Bari è una partita con un contorno diverso, e il mio gol è servito per la vittoria del 2-1, straordinario. Ancora oggi da Bari mi chiamano per ricordarlo. E poi sempre in un derby ma in Serie C tra Rimini e Cesena. Perdiamo 2-0 e rimontiamo con un 3-2, firmato da me al novantesimo, bellissimo davvero”.