ESCLUSIVA PSB – Ventola: “Che crescita a Cittadella. Pescara? C’era chi doveva giocare per forza”
Cresciuto nel settore giovanile del Pescara, tifoso biancazzurro e terzino di spinta che ha avuto l’opportunità di calcare i campi di Serie B con il Delfino. Nel percorso di Christian Ventola c’è tanto altro: l’esperienza con il Cittadella, le parentesi proficue in Serie C, così come l’amaro in bocca per ritrovarsi ora senza squadra e […]
Cresciuto nel settore giovanile del Pescara, tifoso biancazzurro e terzino di spinta che ha avuto l’opportunità di calcare i campi di Serie B con il Delfino. Nel percorso di Christian Ventola c’è tanto altro: l’esperienza con il Cittadella, le parentesi proficue in Serie C, così come l’amaro in bocca per ritrovarsi ora senza squadra e in attesa della giusta chiamata. Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, questi i punti toccati dal terzino classe ’97.
Cominciamo dalla tua ultima esperienza in Serie B, quella con il Pescara nella scorsa stagione. Giochi cinque partite fino a gennaio, poi l’addio e l’approdo in quel di Arezzo. Non era la prima volta dato che già in passato avevi assaporato la cadetteria con il Delfino, ma che ricordo hai di quest’ultimo periodo e cosa, secondo te, non ha funzionato?
“A gennaio, quando sono andato via, la situazione in classifica del Pescara non era drammatica. Sotto un aspetto personale, penso di aver fatto bene quando sono stato chiamato in causa, non a caso ricevevo feedback positivi dai tifosi. L’unico allenatore ad avermi sempre dato fiducia nel corso della mia esperienza con il Delfino è stato Massimo Oddo, ma a Pescara ci sono dei giocatori che devono giocare per forza, ergo ho fatto tante panchine. Successivamente è arrivato Breda, che non mi teneva in considerazione e ha messo gente fuori ruolo pur di non farmi giocare, non capivo le sue scelte e a gennaio ho preso la triste decisione di andare via. Dico triste perché giocare per il Pescara è sempre stato il mio sogno sin da piccolo. Quando la squadra è retrocessa sono stato il primo tifoso a esserci rimasto male”.
Il tuo esordio in Serie B, datato 8 aprile 2016, ti ha visto regalare un assist a Mitrita. Era il Pescara di Oddo, tecnico che hai poi incontrato nell’esperienza della passata stagione, oltre che di Mandragora, Lapadula, Caprari, Verre, Verde e diversi altri calciatori di livello. Che evoluzione hai avuto nelle cinque stagioni che hanno diviso le due parentesi?
“Esatto, ho esordito nel 2016 facendo un’ottima partita e fornendo un assist. Sono stato sfortunato, perché la settimana dopo mi sono fatto male alla caviglia per poi restare fuori diversi mesi. Ho fatto esperienza in Serie C, poi sono andato a Cittadella dove, pur giocando poco, ho imparato tantissimo. Quando sono tornato a Pescara non mi sentivo più un giovane aggregato alla Primavera ma un calciatore all’altezza della categoria, perché non avevo nulla da invidiare ai giovani che l’anno scorso giocavano lì, dato che non hanno fatto grandi cose. La questione è la seguente: venivo penalizzato per mesi magari al primo errore, mentre c’era gente che sbagliava tutte le partite ma doveva comunque giocare. Questa è la verità”.
Nella stagione 2019-2020 sposi la causa del Cittadella, ma il bilancio non era probabilmente quello desiderato all’inizio. Anche in questo caso: che esperienza hai vissuto e cosa ti ha lasciato?
“Cittadella beneficia da tempo di un ciclo importante, non a caso sono anni che arrivano ai playoff. Quello, per me, è stato un anno in cui ho giocato poco per alcune situazioni che ancora fatico a comprendere, ma sono cresciuto più in quella stagione che in altre annate dove scendevo in campo con continuità. Ho avvertito una crescita importante nel mio essere calciatore”.
Dopo un paio di annate dove probabilmente auspicavi equilibrio, fiducia, continuità, cosa ricerchi ora per la tua prossima avventura?
“Sono svincolato e questo mi ha reso molto triste, perché il mio percorso ha comunque fornito delle risposte nel tempo. Ad oggi ascolto tutte le proposte valide, perché ho una passione troppo forte per questo sport, dunque non ne faccio una questione di categoria: giocherei ovunque”.