ESCLUSIVA PSB – Venezia, Johnsen: “Amo questo progetto. Possiamo competere con tutti, Vanoli premia la creatività”
L'attaccante in esclusiva ai nostri microfoni
Cos’è, realmente, il talento? Un contenitore, quello menzionato, dove c’è un affollamento di risposte ugualmente condivisibili: estro, imprevedibilità, genio, intuizione, eppure al contempo resilienza, solidità mentale, perseveranza, empatia, lucidità. Cosa bisogna fare per essere definiti talentuosi? Dove termina la dote derivante da una carezza proveniente dall’Alto e dove comincia la necessità di custodirla, levigarla e stimolarla? Altra questione: il talento è pigro? Spesso – entrando a gamba tesa (così da implementare il gergo) sul calcio – la narrazione che accompagna determinati profili è di un atteggiamento da esteti avversi al sudore, che illuminano ma si spengono, incantano ma innervosiscono. Discorsi ingarbugliati, che difficilmente arriveranno a una reale conclusione, così da premiare la soggettività che riempie i dibattiti. Ad ogni modo, un punto comune a tutte le declinazioni di talento è possibile trovarlo: l’emozione.
Il talento emoziona, stimola i condotti lacrimali, rende rumorosi gli applausi. C’è chi può reagire in maniera pomposa per un dribblimg, chi per un tackle, chi per un’imbucata sopraffina. Ecco, Dennis Johnsen è decisamente un calciatore che emoziona e che, col passare degli anni vissuti in quel di Venezia, ha imparato a farlo in tante maniere. Arrivato come un inebriante panem et circenses, cresciuto e perfezionatosi dopo aver capito che, forse, caput imperare, non pedes (è la testa a comandare, non i piedi). L’attaccante dei lagunari è oggi un calciatore (parte di un progetto entusiasmante), maturo, esperto e, per questo, consapevole di poter dare ancora tanto, come dichiarato in esclusiva ai nostri microfoni.
Dennis, ci troviamo a parlare dopo la prima sconfitta in campionato, arrivata contro un Palermo dalla notevole qualità. Nonostante il KO, il Venezia, ha creato occasioni e dato la netta sensazione di poter competere a determinati livelli, dato che ciò che sembra essere mancato non è stato il talento ma forse un’iniezione di cinismo. Che impressione ti sei fatto di queste vostre prime uscite?
“Credo che stiamo costruendo una squadra davvero forte, mostrando al contempo di poter essere una delle compagini migliori del campionato. Giochiamo un buon calcio e abbiamo a disposizione una rosa piacevolmente ampia, costituita da calciatori di qualità, come abbiamo palesato con i vari cambi fatti durante le partite. Possiamo recitare spartiti tattici variegati, ciò per me è un punto a nostro favore. Stiamo giocando molto bene, la conferma è arrivata anche nell’ultima partita, dove a mio avviso la sconfitta è stata immeritata”.
Sono andati via elementi come Ceppitelli e Novakovich, ma l’ossatura è rimasta e sono stati inseriti nell’organico calciatori di indiscutibile livello come Gytkjaer, Altare e Idzes. Quanto è stimolante e al contempo rasserenante questa sensazione di continuità?
“Cambiare calciatori è una dinamica inevitabile, ma a mio avviso sono arrivati profili di livello, che ci stanno dando una grande mano. Forse all’inizio del calciomercato bisognava completare la rosa, ma è stato fatto in maniera ottima. La società ha decisamente operato nella miglior maniera”.
Ora soffermiamoci su di te: sei alla quarta stagione con il Venezia, dunque è doveroso ritenerti un elemento cruciale del club. Cosa ti sta dando questa piazza umanamente e calcisticamente?
“Amo essere parte di questo progetto e di questa realtà. A Venezia si vive incredibilmente, c’è anche questo alla base della mia decisione di restare, nonostante non mancassero le possibilità per andare via. Lasciare questo posto e questo club sarebbe stato un peso eccessivo da sopportare, amo il Venezia, i suoi tifosi e la città che rappresentiamo. È la mia quarta stagione qui, desidero essere un giocatore importante per la squadra, per farlo dovrò lavorare al massimo e perfezionare anche i dettagli più sottili”.
Paolo Zanetti un paio d’anni fa disse su di te “fino all’area di rigore è da grande squadra”, sottolineando la tua facilità nella creazione dei presupposti e la necessità di migliorarne la conversione in gol. È una percezione che hai di te?
“Sì, ho diverse cose da migliorare e una di queste è la capacità di essere più cinico. Detto ciò, l’importante è che vinca la squadra, non sono un calciatore che dà peso alle proprie statistiche, mi interessa aiutare i miei compagni, che sia con un gol o con un assist. Ad ogni modo, devo chiaramente cercare di capitalizzare maggiormente quando si presentano occasioni di un certo tipo”
Analizzando la tua heatmap, è molto interessante notare che rispetto alla scorsa stagione sei molto più presente nelle zone centrali del campo, ed è una sensazione che emerge dalla visione delle partite, dove sembra tu abbia più libertà di cercare la posizione in cui incidere. È un’aggiunta sulla quale stai lavorando con l’allenatore o c’è dell’altro?
“Il mister mi concede tanta libertà in campo, e ciò a mio avviso è molto confacente alle mie caratteristiche, perché ho l’esigenza di capire dove poter trovare lo spazio giusto per incidere, rispettando ovviamente le posizioni sulle quali lavoriamo. Questa è una delle motivazioni per le quali giochiamo bene: abbiamo un allenatore che premia la creatività, è davvero positivo”.
Hai venticinque anni e sei oramai un calciatore affermato. A che punto pensi di essere del tuo percorso?
“Non sono ancora al mio massimo livello, ritengo di avere ancora tanto da dare. Lavorerò per fare in modo di raggiungere presto il picco”.
Nella scorsa stagione la vostra è stata una portentosa risalita, mentre in questa stagione probabilmente siete visti come una squadra già competitiva. Dove pensi possa arrivare il Venezia?
“La risalita della scorsa stagione è stata dovuta a vari fattori, tra cui la crescita mentale e una forza di volontà tale da non mollare mai. Questo è stato qualcosa che Vanoli ha portato al suo arrivo e che continua ad accompagnarci. In merito alle nostre possibilità, siamo una buona squadra e possiamo competere, ma dobbiamo pensare partita dopo partita. Abbiamo buone sensazioni su di noi, ma adesso l’unico pensiero è il Modena”.
Haaland, Odegaard e non solo: il calcio norvegese sta sfornando talenti luccicanti negli ultimi anni. Cosa pensi del vostro movimento e quant’è stimolante per te poter immaginare di giocare con certi elementi per il tuo Paese?
“Il movimento calcistico norvegese negli ultimi anni è cresciuto tanto in termini di gestione del talento, perché in passato non si lavorava come adesso, non a caso stiamo cominciando a raccogliere i frutti in termini di profili di una certa caratura. È molto bello ascoltare il mio nome tra questi campioni, è chiaro che vorrei fortemente giocare più frequentemente in Nazionale, tra l’altro ho anche parlato con il CT Solbakken, ma è necessario sottolineare come conti il campionato in cui si gioca, ed è una cosa che capisco totalmente, considerando tra l’altro il tasso elevatissimo di talento degli esterni d’attacco norvegesi ora come ora, motivo per il quale non sono per niente infastidito, devo esclusivamente concentrarmi sul lavoro”.