ESCLUSIVA PSB – Di Bari: “Foggia, importava la continuità. Tifosi fondamentali”
Alle volte si instaura un velo e proprio filo e diretto che ti lega ad una persona, ad un luogo, ad un qualcosa che senti tuo. Questa volta non si parla di una sola persona, ma di una cerchia enorme di cuori che battono e mani che si alzano per sostenere la propria squadra del […]
Alle volte si instaura un velo e proprio filo e diretto che ti lega ad una persona, ad un luogo, ad un qualcosa che senti tuo. Questa volta non si parla di una sola persona, ma di una cerchia enorme di cuori che battono e mani che si alzano per sostenere la propria squadra del cuore, il Foggia. Parliamo di Giuseppe Di Bari, prima difensore, ora direttore sportivo dei Satanelli. In campo e fuori con la stessa volontà di fare le fortune della società e di quella gente, desiderosa più che mani di tornare ai piani alti del nostro calcio. Raggiunto in esclusiva da PianetaSerieB.it, queste le sue dichiarazioni:
Lo scorso anno, di questi tempi, il Foggia era terzo in campionato ed aveva all’attivo 16 gol, contro i 18 attuali. Inoltre, nel girone, è la squadra che ha mandato in gol più giocatori, ben 10. I dati non sono mai frutto del caso, il vostro tifoso Iemmello sarà felice di sapere che la squadra sta facendo bene anche senza il suo finalizzatore principe.
“Sicuramente tra l’anno scorso e quest’anno ci sono delle differenze. La cosa che a noi interessava era però la continuità del progetto. In passato avevamo Iemmello come realizzatore, quest’anno le reti sono maggiormente distribuite. E’ una situazione dovuta forse ad un modo di giocare diverso, che permette maggiormente gli inserimenti dei centrocampisti, ora non finalizzano solo le punte. Siamo contenti così, alla fine ciò che conta il risultato, se segna un centrocampista o un attaccante interessa relativamente poco”
Lo scorso anno sappiamo tutti com’è finita contro il Pisa. Vedendo le difficoltà che ora sta passando la società toscana (con un plauso a Gattuso ed ai giocatori per la gestione della situazione), confrontandola con la solidità mostrata dal Foggia nonostante il cambio in panchina, non c’è ancora un pizzico di rammarico per ciò che poteva essere e che alla fine non è stato?
“Sarei uno stupido a dire che non c’è rammarico, ma purtroppo l’abbiamo dovuto mettere subito da parte dopo la Finale. Dobbiamo guardare al presente, che vede la squadra giocarsi un ulteriore campionato. Siamo in Lega Pro con grande dispiacere ma dobbiamo solo pensare a questa stagione e dare continuità a quanto di buono fatto la scorsa annata”.
Insieme al Lecce, il Foggia è la squadra con la media spettatori più alta del campionato. Dato che è solo una conferma in quanto storicamente noto l’attaccamento della città alla propria squadra. In un campionato lungo ed ostico come la Lega Pro, quanto è importante il dodicesimo uomo, soprattutto nelle fasi calde della stagione?
“Lo ritengo importantissimo, l’ho sempre ribadito. Il supporto dei tifosi per noi è il dodicesimo uomo in campo, ti dà una carica in più. Inoltre, per chi come poi l’ha vissuto sulla pelle avendo giocato tanto tempo qui a Foggia, ti dico che il supporto di questa piazza è notevole, perché hai il pubblico vicino, lo senti, è con te. I tifosi si fanno sentire quando ne hai bisogno. Questo può essere una marcia in più da qui alla fine, anche se nella scorsa stagione, nonostante fossero in tantissimi anche alla Finale, non è andata come ci aspettavamo per tanti motivi”.
Il Foggia è tra le squadre più esperte del campionato, con una media età di quasi 28 anni, dato che riscontriamo anche ad esempio in Lecce e Matera, due squadre coinvolte nella lotta promozione. Volevo chiedere se da parte vostra questa è stata una scelta dettata dalla volontà di puntare in questa stagione su un gruppo forte, oltre che tecnicamente, nello gestire pressioni e fatiche inevitabili quando si è considerati tra i favoriti alla promozione.
“Hai toccato un punto importante, ovvero cercare di mettere insieme esperienza e gioventù. Abbiamo diversi elementi di prospettiva come Sanchez, Padovan, Empereur e diversi altri. Ci vuole il giusto cocktail, bisogna sempre provare a non avere una rosa con troppi “anziani”, anche se questi possono darti una grande mano soprattutto nei momenti di difficoltà. Ripeto, riuscire a combinare i due fattori è fondamentale”.
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