ESCLUSIVA PSB – Bruccini: “Cosenza, i tifosi hanno tutto il diritto di contestare. In rossoblù gli anni migliori della mia carriera”
Bruccini in esclusiva ai nostri microfoni
La nostra redazione ha raggiunto in esclusiva Mirko Bruccini, centrocampista, protagonista e pilastro della storia recente del Cosenza, con il quale abbiamo analizzato le cause della nefasta prima parte di stagione dei Lupi, oltre che andare a toccare anche altri temi relativi all’attuale torneo cadetto.
Negli ultimi anni ha preso parte a numerosi campionati di Serie B, di stagione in stagione sempre più equilibrati, blasonati e competitivi. Che idea si è fatto dell’attuale torneo rispetto a quelli del recente passato? E’ d’accordo con chi dice che ci troviamo dinanzi a quello potenzialmente più difficile di sempre?
“Il campionato cadetto è una competizione affascinante, difficile e combattuta. Per quanto visto nella prima parte di stagione, è evidente che ci troviamo dinanzi a un torneo molto equilibrato, con squadre importanti come Frosinone, Reggina e Bari in lotta per i primi posti. Sarà una bella sfida per il primo posto e, più in generale, per la promozione diretta”.
Altro campionato di sofferenza, invece, per il “suo” Cosenza, reduce dall’ennesimo stravolgimento tecnico-dirigenziale in estate e, al momento, desolatamente ultimo in classifica. Cosa non ha funzionato, a suo avviso, finora sotto la duplice gestione Dionigi-Viali?
“Parlando da fuori è sempre difficile fornire una lettura chiara di quelle che sono le situazioni interne ad un club. Personalmente, credo che ci sia molto da lavorare sul piano mentale e sulla gestione dello spogliatoio per uscir fuori da una situazione a dir poco critica venutasi a creare solo negli ultimi tempi, perché ricordo che nel primo scorcio di stagione i Lupi erano partiti alla grande. Non so cosa sia successo con il passare delle giornate, ma mi auguro che la squadra possa risollevarsi quanto prima”.
La zoppicante prima metà di stagione dei silani non ha fatto altro che alimentare le tensioni tra la tifoseria rossoblù e il presidente, Eugenio Guarascio. L’ambiente, oramai da anni, imputa al proprio numero una scarsa programmazione e degli investimenti considerati troppo esigui per la categoria, invitandolo addirittura a lasciare il timone del club. Avendo vissuto per tanti anni città, ambiente e società cosa ne pensa del modus operandi della proprietà e della decisa presa di posizione dei sostenitori bruzi nei confronti della stessa?
“E’ vero, è già da diversi anni che si registra la delicata situazione a cui hai fatto riferimento. Cercando di immedesimarmi nei tifosi, è indubbio che essi abbiano tutto il diritto di avere voce in capitolo sulla difficile situazione in cui versa la squadra, anche perché hanno sempre garantito il proprio supporto alla truppa rossoblù tanto in casa, quanto in trasferta, rappresentando senza sosta il dodicesimo uomo in campo. E’ normale che pretendano qualcosa in più da parte di tutte le componenti per venir fuori da una zona di classifica che, nel corso degli anni, ha sempre più frequentemente accompagnato il percorso della squadra”.
Lei è stato tra i principali protagonisti della storia recente del club calabrese. Dalla finale promozione in quel di Pescara contro il Siena, alla prima (e forse unica, fin qui) stagione di alto livello con Braglia in Serie B, fino alla miracolosa salvezza con Occhiuzzi: qual è, personalmente, il ricordo più emozionante che la lega al Cosenza?
“Sicuramente la vittoria dei playoff a Pescara, perché è stata la vera ciliegina sulla torta nei tre anni e mezzo in cui sono stato a Cosenza. Poi, sicuramente, anche la miracolosa salvezza nell’anno della pandemia: abbiamo fatto un qualcosa di incredibile, perché ci davano tutti per spacciati ma siamo riusciti a portare a casa una permanenza in cadetteria storica. I miei anni in Calabria, comunque, sono stati i più importanti della mia carriera”.
A gennaio del 2021 lasciò Cosenza per sposare il progetto dell’Alessandria in Serie C, centrando anche in Piemonte una storica promozione in cadetteria dopo la vittoria della finale playoff contro il Padova. Nutre del rammarico per come si sia chiusa la sua avventura in rossoblù, oppure ritiene che il suo ciclo in riva al Crati fosse effettivamente terminato?
“Ho sposato il progetto dell’Alessandria dopo essere stato contattato dal direttore sportivo Artico, dandogli subito la mia disponibilità. Sono arrivato lì trovando la squadra in una situazione particolare ma, allo stesso tempo, molto ambiziosa di puntare in alto. Ho, quindi, accettato immediatamente: abbiamo disputato una grandissima seconda metà di stagione, sfiorando anche la promozione diretta. Ai playoff abbiamo cambiato marcia, nonostante un Padova arrembante incontrato in finale e battuto solo ai rigori. L’anno dopo, in Serie B, ebbi un inizio un po’ complicato a causa di alcuni piccoli infortuni, e alla fine decidemmo di comune accordo di non proseguire assieme. Ci siamo comunque lasciati in ottimi rapporti e senza alcun problema”
Proprio con i Grigi, ha avuto modo di lavorare agli ordini di Moreno Longo, tecnico oggi in sella alla panchina del Como, club che vanta la proprietà più ricca del calcio italiano e, di conseguenza, tra le più ambiziose del torneo, ma partito con notevoli difficoltà prima dell’approdo dello stesso tecnico piemontese. Che allenatore ha avuto modo di conoscere? Ritiene possa essere l’uomo giusto sul quale potenzialmente basare il progetto di medio-lungo periodo del sodalizio lombardo?
“Personalmente, ritengo che la compagine lariana abbia tutte le potenzialità per venir fuori dalla zona calda, perché alla guida della stessa è arrivato un grande motivatore, oltre che eccellente allenatore. E’ molto competente e di calcio ne capisce come pochi: assieme al suo staff, prepara le partite in maniera maniacale e impeccabile. Penso che, soprattutto sul piano motivazionale, possa dare tantissimo ai suoi giocatori: gli effetti positivi nell’ultimo periodo si stanno già vedendo sul piano dei risultati e, di questo passo, il Como potrà ambire a obiettivi sempre più prestigiosi”