ESCLUSIVA PSB – D’Agostino: “Mi aspetto tanto dal Benevento. Ventura? In Italia è facile mettere etichette. Sul mercato lungo…”
D’AGOSTINO ESCLUSIVA PSB – Gaetano D’Agostino, ex giocatore di assoluto livello che ha disputato stagioni esaltanti in Serie A, in squadre come Udinese, Fiorentina, Roma, ma che registra nel suo passato anche esperienze in quel di Pescara e Benevento, e tecnico in rampa di lancio, alla ricerca di un club che creda in lui, ha […]
D’AGOSTINO ESCLUSIVA PSB – Gaetano D’Agostino, ex giocatore di assoluto livello che ha disputato stagioni esaltanti in Serie A, in squadre come Udinese, Fiorentina, Roma, ma che registra nel suo passato anche esperienze in quel di Pescara e Benevento, e tecnico in rampa di lancio, alla ricerca di un club che creda in lui, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni. Ecco l’intervista integrale:
Salve Mister, per cominciare, la prima giornata del campionato cadetto si è conclusa. Quale risultato l’ha sorpresa di più in positivo o in negativo?
«Il risultato di ieri del Pordenone (3-0 al Frosinone ndr) è stato il risultato più rocambolesco, perché i Ciociari sono stati allestiti per vincere. Il Pordenone, al di là dell’entusiasmo, è una buona squadra ma non credo abbia gli stessi obiettivi del Frosinone. Mi ha colpito non tanto la vittoria dei neroverdi, quanto la pesantezza del risultato, perché tutto ci potevamo aspettare tranne che un 3-0. Sicuramente ciò deve far riflettere il Frosinone: in Serie B non si può dare nulla per scontato, perché il campionato è lungo; è vero che siamo alla prima partita, ma l’atteggiamento deve essere quello di una squadra affamata, che non deve perdere punti in nessuno stadio. Quindi credo che sia stato quello il risultato che ha destato più scompiglio».
In Serie B ci sono molti allenatori giovani, alcuni ex campioni del mondo come Oddo, Nesta, Inzaghi, ma anche gente come Bucchi e Zauri. Ecco, a suo avviso, possono fare bene e che campionato si aspetta in particolare da Benevento e Pescara, due squadre in cui lei ha militato?
«Mi aspetto tanto dal Benevento. Il presidente Vigorito sicuramente vuole tornare subito in A, perché ha fatto uno squadrone, è uno che investe tanto. Credo che con mister Inzaghi possano far bene. Pescara è una piazza meravigliosa con un tifo bellissimo. Ci sono tante pressioni anche lì. Io credo, nello specifico, che il Benevento abbia qualcosa in più del Pescara alla lunga, però se questi ultimi partono bene possono essere agevolati dal fattore tifosi, che sono dei veri trascinatori, come del resto lo sono anche quelli delle Streghe. In merito agli allenatori emergenti non dimenticherei Zanetti, che stava al Sud Tirol, che comunque è una piazza importante della Serie C, pur non avendo un ambiente con una tifoseria “calda”, dove hai il tempo di poter sperimentare la tua metodologia e i tuoi principi. Ad Ascoli è partito bene con la vittoria sul Trapani. Sono allenatori giovani, come me, che hanno voglia di emergere, di essere considerati le rivelazioni della nuova era e quindi io spero che possano far bene perché tante società stanno investendo su di loro. Sono contento perché ci potrebbe essere un cambio generazionale».
Passando ai veterani, secondo lei, quanto può incidere il fattore Ventura sulla Salernitana?
«Sicuramente l’esperienza conta. Purtroppo in Italia è facile mettere etichette. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali, si è data subito la colpa solo a Mister Ventura. C’erano tante dinamiche e poi si va ad etichettare un allenatore, che credo sia il maestro del 3-5-2, e si cerca di radiare un tecnico che ha più di 200 panchine in carriera. Ad una piazza come Salerno può portare, in primis, come detto, esperienza, quel pizzico di malizia che serve in un campionato come quello cadetto e soprattutto nel gioco perché Mister Ventura io lo vedevo e lo vedo ancora un allenatore che deve lavorare tutti i giorni e non un selezionatore. Se gli si dà la possibilità di poter mettere in pratica le sue idee, credo che la Salernitana potrebbe essere la squadra sorpresa di questo campionato».
Tra i tanti compagni con cui lei ha giocato, ce ne sono alcuni che militano in B, come ad esempio Rosi nel Perugia, Soddimo nella Cremonese, Mazzeo nel Livorno, e per finire, Cerci e Calaiò nella Salernitana. Che ricordo serba di tutti loro, soprattutto a livello umano?
«Serbo un ricordo bellissimo di tutti. Mazzeo l’ho vissuto solamente sei mesi. Con Calaiò ho giocato assieme due anni a Siena. Sono un lusso per la Serie B, perché determinano. Tu hai citato sia difensori che attaccanti, e bomber come Mazzeo, Calaiò sono giocatori abituati ad andare sempre in doppia cifra. Quindi sarà un piacere vederli in campo e seguire le loro partite».
Infine, in ultima analisi, cosa ne pensa del mercato lungo che chiude il 2 settembre? E’ un fattore positivo?
«Visto che il mercato chiude il 2 settembre ed il campionato inizia una settimana prima, io credo che per tante squadre che hanno una mentalità forte, non vada a toccare quelli che sono gli equilibri; per una società magari nuova, dove ci sono giocatori che all’ultimo momento possono andar via, potrebbe essere destabilizzante. Onestamente lo farei durare meno ora che sono “dall’altra parte”. Magari da giocatore ti avrei risposto “no va bene il 2 settembre” perché comunque egoisticamente uno può trovare squadra pure al fotofinish. Da allenatore, ti dico che quando uno parte in ritiro e cerca di delineare la sua idea, portare avanti i suoi concetti e poi al 2 settembre vedi andar via o vedi arrivare dei giocatori, non dico che bisogna ricominciare da capo, ma comunque bisogna riprendere i concetti inculcati un mese prima per cercare di integrare quei giocatori che sono arrivati all’ultimo. Quindi per un allenatore credo che non sia facile, poi se riguarda una o due pedine va bene, però devono essere due pedine fondamentali per la squadra e che fanno la differenza. Quindi da allenatore ti dico che non tutti digeriamo questo mercato lungo perché ripeto lavorare all’ultimo non aiuta, specialmente a campionato in corso, perché finché alleni a luglio o a metà agosto, non ci sono i risultati e quindi puoi sperimentare e anche perdere; quando poi vengono i risultati e i 3 punti che sin dall’inizio sono pesanti perché cominci a metterli in cascina, l’equilibrio di uno spogliatoio e le gerarchie di campo, per un allenatore, sono cose fondamentali».