ESCLUSIVA PSB – Perinetti: “Taglio stipendi? Quando si parla di calcio non si fa solo riferimento a Cristiano Ronaldo. Su Tacopina…”
ESCLUSIVA PSB GIORGIO PERINETTI – Quando si parla di esperienza a livello dirigenziale, non è assolutamente una cattiva idea, per usare un eufemismo, rivolgersi a Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Venezia ma anche e soprattutto di Napoli, Roma, Palermo, Bari, Genoa che è stato raggiunto, in esclusiva, dai microfoni della nostra redazione. Salve Direttore, […]
ESCLUSIVA PSB GIORGIO PERINETTI – Quando si parla di esperienza a livello dirigenziale, non è assolutamente una cattiva idea, per usare un eufemismo, rivolgersi a Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Venezia ma anche e soprattutto di Napoli, Roma, Palermo, Bari, Genoa che è stato raggiunto, in esclusiva, dai microfoni della nostra redazione.
Salve Direttore, qual è il suo giudizio in merito alla ripresa dei campionati? Il protocollo medico è applicabile in categorie inferiori come la Serie B?
“Auspicherei la ripresa dei campionati, in primis per un fatto di morale. Se riprendono i campionati vuol dire che la situazione generale del Paese sembra migliorata, altrimenti non si darebbe il via. Quindi ciò sarebbe un segnale di fiducia. In secondo luogo, naturalmente, è vitale per il calcio riprendere per tutto quello che comporta l’attività, intanto per una questione di merito sportivo perché i campionati dovrebbero sempre essere strettamente connessi ai giudizi che vengono dal campo poi anche a livello di condizione fisica, in quanto gli atleti sono macchine che soffrono a stare compresse in quattro mura. Quindi sarebbe importante se incominciassero ad allenarsi e poi a giocare. La ripresa poi costituirebbe un grande impulso per il movimento che rischia seriamente il default, vista la situazione economica pesante, i rinvii continui delle riforme e quant’altro. Sul protocollo, è competenza dei medici prendere la scelta più corretta possibile. Credo che ci voglia un grande sforzo da parte delle società per metterlo in pratica, però è anche vero che si tratta di un investimento fatto sul futuro del calcio e delle stesse società. Un sacrificio fatto oggi può valere tanto anche per il domani”.
Relativamente al taglio stipendi, a suo avviso, è una pista percorribile, visto che non tutti i tesserati guadagnano allo stesso modo?
“Quando si parla di calcio, anche a livello istituzionale e a livello governativo, sembrerebbe che si parli solo di Cristiano Ronaldo o dei primi 50 giocatori di Serie A. No, il calcio è fatto di tante situazioni che vanno tutte considerate. In linea di principio, ci può essere un tentativo di chiedere anche ai calciatori una collaborazione che però deve provenire da parametri fissati, volta per volta, a seconda della categoria, dell’ingaggio ecc. Sono azioni da applicare valutando situazione per situazione”.
Come valuta la sua esperienza al Venezia? E’ sorpreso che Tacopina abbia lasciato le redini del club, pur restando presidente onorario?
“Venezia è stata un’esperienza esaltante, perché sono andato in D e mi sono messo in gioco sinceramente. Non so quanti avrebbero fatto ciò che ho fatto io, ci potevo solo rimettere. Invece è andata bene, abbiamo riportato il Venezia in soli due anni in B, raggiungendo addirittura la semifinale play-off e lottando per andare in A. Quindi sono molto contento di aver fatto quella scelta. L’anno scorso il Venezia è stato ripescato, quest’anno sta lottando con dignità, però ha ancora qualche difficoltà. In merito a Tacopina, gli investitori americani gli hanno chiesto un avvicendamento nel management. Lui è un appassionato di calcio e penso sia comunque interessato a prendere un’altra società italiana non appena la situazione si chiarirà. Non lo vedo lontano dal calcio, in questo senso”.