15 Maggio 2021

ESCLUSIVA PSB – Orlandin (LoSpallino): “Stagione deludente. La colpa è dei giocatori ma non solo. Sul mercato…”

ORLANDIN STAGIONE SPAL – A livello calcistico in Emilia-Romagna le cose non sono andate molto bene. La Reggiana torna in Serie C mentre la Spal si piazza al nono posto, perdendo la possibilità di disputare i playoff. La delusione è tanta, tantissima. La tifoseria, proprio nella giornata di ieri, ha avuto un confronto con i […]

ORLANDIN STAGIONE SPAL – A livello calcistico in Emilia-Romagna le cose non sono andate molto bene. La Reggiana torna in Serie C mentre la Spal si piazza al nono posto, perdendo la possibilità di disputare i playoff. La delusione è tanta, tantissima. La tifoseria, proprio nella giornata di ieri, ha avuto un confronto con i giocatori, lo staff tecnico e la società in cui ha espresso tutta la rabbia contro un gruppo in cui, secondo loro, molti non hanno sudato e onorato la maglia. Con Alessandro Orlandin, giornalista del LoSpallino.com, abbiamo voluto analizzare il campionato e cercare di capire i motivi di questa stagione al di sotto delle aspettative.

Con quale aggettivo descriveresti questa stagione?

“Deludente. Non tanto perché si confidasse in un immediato ritorno in serie A, ma perché all’interno della stessa SPAL c’era la convinzione che l’organico avesse i requisiti minimi almeno per rientrare nelle prime otto della classifica. Il percorso del girone d’andata aveva fatto pensare che le ambizioni fossero giustificate, ma gli effetti collaterali del mercato di gennaio hanno fatto deragliare il progetto tecnico di Pasquale Marino, costringendo il club a ingaggiare il terzo allenatore dell’era post-Semplici.”.
Cosa non è andato?

“È opportuno fare una premessa che ogni tanto finisce trascurata nelle analisi applicate al calcio. Quella che si sta per concludere è stata una non-stagione. Un’annata che in un certo senso ricalca quelle dei campionati di guerra di ottant’anni fa. Il campionato si è svolto in regime di emergenza tra tamponi, controlli, contingentamenti, isolamenti e tutto l’armamentario per la limitazione dei contagi. Il mercato si è fortemente contratto, il pubblico non è mai entrato negli stadi. Per cui i nostri riferimenti tradizionali sono inevitabilmente inadeguati per tentare di spiegare cosa ha funzionato e cosa non l’ha fatto nel percorso di una squadra. Detto questo, la non-stagione della SPAL si reggeva su una scommessa assai rischiosa, ma forzata: trovare la quadra tecnica e morale di un gruppo composto principalmente da giocatori abituati alla serie A, scontenti di rimanere in B e rimasti a Ferrara per mancanza d’alternative. A questo nucleo sono stati affiancati giocatori giovani, in alcuni casi promettenti. Fino a gennaio il fragile equilibrio in qualche modo ha retto, ma dopo la sessione invernale di mercato la squadra si è inabissata tra ansie, infortuni e ricorrenza di alcuni difetti congeniti”.

Come valuti il lavoro di Marino? E quello di Rastelli?

“L’esonero di Marino a metà marzo era sembrato inevitabile visto l’andamento della squadra, ma a conti fatti si può dire che il tecnico abbia pagato il conto per una squadra che si portava dietro problemi che nessuno avrebbe potuto risolvere o nascondere con qualche artificio. Tra i tanti: la cronica assenza di attaccanti capaci di offrire un rendimento sicuro, o anche solo una presenza continuativa. Questo limite ha finito col falciare anche un ben intenzionato Rastelli. Durante la sua gestione Tumminello non s’è quasi mai visto, Asencio ha giocato da acciaccato, Paloschi è tornato solo per le partite finali, Di Francesco ha giocato sotto le attese e Floccari ha dovuto fare gli straordinari nonostante la carta d’identità. Nel momento in cui anche Valoti ha patito un infortunio la luce si è spenta definitivamente. Tra le due gestioni non c’è stata particolare discontinuità di rendimento, mentre l’approccio ne ha mostrata eccome, almeno nei propositi. Rastelli ha puntato maggiormente sulla tenuta difensiva e il contrattacco rapido, Marino era più orientato a tentare di controllare il gioco e svilupparlo sulle fasce laterali.”
Quanto ha deluso il mancato accesso ai playoff?
“Molto, anche se centrarli da settimi o ottavi avrebbe comunque riservato scarse speranze di un percorso vincente. L’esclusione dalla zona playoff ha certificato il fallimento del progetto tecnico e ha scatenato la rabbia della tifoseria organizzata che ha esplicitamente chiesto piazza pulita in vista della prossima stagione. Purtroppo non sarà possibile esaudire questa richiesta perché la SPAL ha ancora parecchi giocatori a contratto per ulteriori stagioni e non sarà così scontato trovare acquirenti per loro, a maggior ragione dopo una stagione che ha preso questa piega.”
La mancanza del pubblico, causa Covid, può aver contribuito a far una stagione sotto le aspettative?

“È sempre difficile da dire. Spontaneamente viene da dire di sì, ma in termini psicologici ci sono stati vantaggi e svantaggi, ci sono diverse tendenze che sembrano indicarlo. Ci sono a esempio giocatori che grazie al pubblico ricavano motivazioni, altri che senza la pressione giocano con maggiore serenità. In linea di massima, se si vuole dare credito ai diretti interessati, c’è sempre stata la sensazione che il pubblico in casa e in trasferta avrebbe potuto dare una mano alla squadra. Non necessariamente solo col sostegno, ma anche con la critica. In altre parole il rapporto diretto col pubblico avrebbe potuto tenere adeguatamente sulla corda un gruppo che per ovvie ragioni è rimasto confinato in una bolla. “

C’è qualcuno a cui si possono attribuire delle colpe?

“Addossare le colpe o le responsabilità a un sola componente significherebbe trascurare il quadro d’insieme. Va da sé che a fallire il risultato sono stati i giocatori e credo ne siano perfettamente consapevoli, o almeno me lo auguro. Ma è chiaro che le difficoltà del presente derivano da gravi errori – alcuni dei quali riconosciuti – commessi dalla dirigenza nel recente passato. Nessuno poteva prevedere una pandemia globale che avrebbe messo a soqquadro l’economia, ma gli effetti che ha innescato non ha fatto altro che accelerare l’insorgenza di alcuni effetti collaterali. La politica di mercato del 2019, con costose acquisizioni e ingaggi altissimi, sta pesando ancora oggi e continuerà a incidere come minimo per un altro paio d’anni. In quella fase la SPAL si era convinta d’essere entrata nella buona borghesia della serie A e di poterci rimanere più facilmente di quanto in realtà fosse possibile. A testimoniarlo ci sono contratti quasi impossibili da togliere di mezzo, come quello di Di Francesco fino al 2023 o quello di Murgia addirittura fino al 2024. Quello di Bonifazi fino al 2025 in teoria potrebbe essere rilevato dall’Udinese e già questa potrebbe essere una buona notizia dalla quale iniziare.”
Come pensi che lavorerà la società nel periodo estivo in vista della prossima stagione?

“Cercherà di tagliare i costi per garantirsi una sopravvivenza serena anche negli anni a venire. In questo momento la SPAL ha un costo del lavoro da club di serie A e non se lo può permettere, visto che i proprietari sono facoltosi ma non certo miliardari. Il paracadute di questa stagione ha dato una mano a evitare una catastrofe finanziaria, ma ha esaurito i suoi effetti. Per cui all’orizzonte ci saranno numerosi tentativi di cessione (Berisha e Valoti i nomi principali) e un ulteriore ringiovanimento della rosa, anche attraverso il ricorso ai giocatori della squadra Primavera che si sta ben comportando nel proprio campionato di competenza. Verosimilmente si ripartirà anche da un altro allenatore. Rastelli, a quanto pare, ha convinto fino ad un certo punto e la sua conferma allo stato attuale sembra tutt’altro che scontata, malgrado la disponibilità del diretto interessato.”
RIPRODUZIONE CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE